Quei sorrisi travolti da un incidente | E l'assassino sei tu - Live Sicilia

Quei sorrisi travolti da un incidente | E l’assassino sei tu

Cadono e si spezzano le giovani vite nel massacro quotidiano di incidenti a Palermo. Restano le lacrime e il sangue. Resta il nome dell'assassino.

La scia di sangue sulle strade di Palermo
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3 min di lettura

 PALERMO – Il colpevole sei tu. Sei tu che te ne freghi e continui a guidare da potenziale assassino, proprio come hai sempre fatto. Vai avanti, col telefonino incollato all’orecchio, una mano distratta sul volante. Tanto sei bravo, no? Sei il Niki Lauda della Favorita, il ferrarista della porta accanto, il lupo di asfalto intrepido di via Libertà. E chiacchieri, sfrecciando, perché sei sicuro: le tragedie che capitano agli altri a te non succederanno mai. E devi mandarlo per forza il tuo sms, la comunicazione non può attendere. Un occhio intermittente alla via che scorre, tutti e due gli occhi piantati sulla tastiera, mentre componi cose in un italiano da primina, per rimirarle soddisfatto. E la strada? Ah, già, la strada… Hai rischiato di mettere sotto tre persone. Tranquillo, per questa volta hai avuto fortuna. Su, mandalo un altro messaggino.

L’assassino sei tu, anche se ancora, magari, non lo sei, però potresti diventarlo subito. Tu che hai bisogno di chattare, proprio mentre vai, perché la tua vita è ormai su facebook e la vita vera – composta di figure in carne e ossa, parole, sguardi – ha lo squallore di una copia venuta male. E chatti, la stessa mano indolente a reggere il timone. Faccine, tvb, sei mitiko. Ecco, adesso hai cancellato dagli amici uno che ti stava sulle scatole. Contento sei?

Forse, cerchi un sito di informazione. Leggi. Apprendi di Emanuela che ha perso tutto in una notte a Palermo: i suoi ventisette anni, la sua bellezza, i suoi sorrisi. Rammenti Tania, uccisa sulle strisce: nemmeno l’amore più bello del mondo riuscì a proteggerla in questa giungla. E scuoti la testa – sì, hai una testa, seppure in funzione soprattutto ornamentale – per lo sdegno. Ke vergogna.

Nel frattempo concorri con criminali che ti somigliano, per il premio ‘palermitano dell’anno’. Giacché essere palermitani consiste nel più felice disprezzo delle regole elementari: parecchi, di solito, raggiungono risultati soddisfacenti, alcuni vincono lo scudetto dell’imbecillità. E c’è quello che ti stringe da destra, beato, e ti guarda con la soddisfazione di chi misura il proprio ego dalla quantità di sopraffazioni che infligge. E c’è l’idiota del motorino che si infila in uno spazio infinitesimale, manco fosse il capitano Kirk di Star Trek che cerca di sfuggire al nemico con azzardatissime traiettorie spaziali. E c’è il tipino con l’occhiale da sole e bellona accanto. Ti sorpassa in un budello. Abbassa il finestrino. Ti mostra le corna. Già, le corna.

E ci sei tu. Tu che leggi di Emanuela, di Tania e delle vittime innumerevoli degli involontari violenti come te. Però non lo sai, non ci arrivi, non ci pensi che quasi nessuno esce da casa per uccidere e che basterebbe un pizzico di normalità per scansare sangue e lacrime. Ti indigni. Ti arrabbi. Guidi col telefonino incollato all’orecchio. Poi, dici a qualcuno: “Che città del cavolo”. I morti non ti hanno insegnato niente, esattamente come i vivi. Non impari mai. Ignaro, con la tua presunzione di indifferenza, ti specchi nel vetro di un tempo che non mostra pietà né dolcezza. Osservi, nella tua immagine villana di palermitano perfetto, il viso indistinto di tutti noi.


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