Valeria uccisa dalla chemio killer | "Caso vergognoso, condannate tutti" - Live Sicilia

Valeria uccisa dalla chemio killer | “Caso vergognoso, condannate tutti”

Valeria Lembo e la prescrizione "killer"

Il pubblico ministero ricostruisce in aula l'incredibile catena di errori culminata nella dose mortale di antitumorale che uccise la giovane donna al Policlinico di Palermo. Chieste pene da uno a quattro anni e mezzo di carcere.

PALERMO – “Inaccettabile, vergognoso”, va già duro con le parole il pubblico ministero Emanuele Ravaglioli per ricostruire in aula quando accaduto a Valeria Lembo. Al termine della requisitoria ecco le richieste di pena al processo per l’omicidio colposo della giovane donna, uccisa nel 2011  da una dose killer di chemioterapia: quattro anni e sei mesi di carcere per Sergio Palmeri, l’ex primario di Oncologia medica del Policlinico, stessa pena per l’oncologa Laura Di Noto, più tre mesi per il reato di falso, e per lo specializzando Alberto Bongiovanni (più 3 mesi per falso), un anno per lo studente universitario Gioacchino Mancuso, tre anni ciascuno per le infermiere Clotilde Guarnaccia ed Elena D’Emma. Il massimo della pena per questo tipo di reato è fissato a cinque anni.

Il pm, che rappresenta l’accusa assieme al collega Francesco Grassi, ricostruisce l’incredibile catena di errori culminata in numero che ha segnato la condanna a morte di Valeria. Un 9 diventato 90. Tanti furono i milligrammi di antitumorale – la Vinblastina – iniettato nel sangue della paziente. Una dose dieci volte superiore a quella necessaria che non lasciò scampo alla donna, 34 anni e madre di un bimbo di pochi mesi, affetta di un linfoma di Hodgkin. Morì al termine di un calvario dopo che “il farmaco divorò il suo corpo”.

“Sono stati commessi errori macroscopici e grossolani – spiega il pm – sia nella preparazione che nella somministrazione del farmaco. Eppure “erano suonate campane, altro che campanelli d’allarme”, sottolinea il rappresentante della Procura. La Vinblastina fino a quel giorno maledetto era stata somministrata in vena con una siringa e improvvisamente fu necessaria una flebo. La stessa vittima lo fece notare, ma le fu risposto che andava bene così. Il tutto “perché non avevano alcuna conoscenza del farmaco, non avevano alcuna idea. Altro che 90, potevano essere pure otto chili perché i sanitari non sapeva nulla della Vinblastina. Non possiamo accettare – continua il pm – che non sapessero costa stavano facendo. Posso non saperlo io, oppure un meccanico, da parte loro è inaccettabile”.

Così come “vergognoso, dice il pubblico ministero, è il fatto che né nella cartella clinica del giorno del ricovero, né in quella con la quale la paziente venne trasferita si faccia riferimento all’errore. Si parla di gastroenterite”. Infine, una stoccata prima di chiedere le condanne: “C’è anche una beffa. Palmieri fu nominato dalla direzione generale del Policlinico come responsabile pro tempore dell’Oncologia. Per fortuna – il pm lo sottolinea – si metterà in aspettativa e non farà più rientro in reparto”.

Il prossimo 27 ottobre la parola passerà all’avvocato Marco Cammarata, che assiste i familiari di Valeria Lembo che si sono costituiti parte civile. Poi, sarà la volta dei difensori degli imputati che, in questi mesi di processo, hanno cercato di difendersi con i denti, spesso scaricando su altri le responsabilità del decesso. Infine, la sentenza che sarà emessa dal giudice per l’udienza preliminare Claudia Rosini.

 


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