"Posti di lavoro nei beni sequestrati" | Le intercettazioni del caso Saguto - Live Sicilia

“Posti di lavoro nei beni sequestrati” | Le intercettazioni del caso Saguto

Il magistrato Silvana Saguto

Secondo i finanzieri, l'ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo avrebbe segnalato amici e conoscenti per farli lavorare nelle aziende sequestrate alla mafia. "Io ti devo chiedere il favore per il prefetto".

PALERMO – Ultimo giorno dello scorso mese di agosto. Poco dopo la undici e trenta Silvana Saguto contatta al telefono una dipendente che al Palazzo di Giustizia di Palermo fa il funzionario giudiziario. “… era per vedere cose nuove… volevo parlarti un minuto… – dice il magistrato – intanto cominciamo con tuo figlio sicuramente”. L’ufficio dell’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale è imbottito di microspie. Le hanno piazzate gli investigatori della Polizia tributaria su delega della Procura di Caltanissetta.

I finanzieri scrivono nelle informative: “Gli approfondimenti investigativi hanno fatto emergere che Silvana Saguto segnala persone da contrattualizzare (amici, conoscenti, personali o di suoi familiari) ad alcuni amministratori giudiziari”. Insomma, saremmo di fronte ad una sorta di ufficio di collocamento con i nominativi delle persone da assumere suggeriti dal magistrato a capo, fino ad un mese e mezzo fa, del collegio che sequestra i beni alla mafia e nomina gli amministratori giudiziari. Suggerimenti che non sappiamo se abbiano fatto in tempo ad accogliere, visto che le conversazioni sono state intercettate in prossimità delle perquisizioni e dei sequestri che hanno fatto esplodere lo scandalo. Il lavoro degli investigatori, però, guarda indietro nel tempo per scovare assunzioni sospette avvenute in precedenza.

L’ufficio del magistrato era tappa obbligata per gli amministratori giudiziari, le cui voci sono rimaste impresse nei nastri magnetici che raccontano il “pressing” del magistrato. Quarantasette minuti dopo le undici dello stesso giorno di fine agosto nella stanza dell’allora presidente entra l’avvocato Aulo Gigante. La richiesta della Saguto è diretta e svelerebbe un intreccio di posizioni di lavoro: “… senti qua per Vincenzo avremmo trovato probabilmente un posto adesso, nell’amministrazione Virga dove lui può essere preso intero, però c’è una persona che io voglio presa in cambio… il figlio di… la conosci… il cancelliere… questo ha esperienza… ha fatto fallimenti”.

Ecco la richiesta di piazzare il figlio del funzionario giudiziario. Gigante prende tempo: “… il problema è che siamo in grosse difficoltà… mi devi dare tempo sino a dicembre, a dicembre io so se siamo vivi o morti”. Saguto: “… ma temporaneo non lo potresti prendere?… se io non trovo di meglio subito lo prendiamo temporaneo al posto di Vincenzo appena Vincenzo lo mettiamo… incomprensibile… è bravo, ha fatto fallimenti come curatore”. Gigante torna a parlare delle sorti della catena di negozi di abbigliamento, tirando in ballo i vecchi proprietari alla cui gestione, almeno così sembrerebbe dalle sue parole, farebbe risalire lo stato di crisi aziendale: “… ci salviamo riducendo i costi, malgrado Massimo Niceta… vabbè comunque organizziamoci… lo facciamo”.

Il 2 settembre successivo la Saguto contatta la funzionaria giudiziaria: “… dovremmo fare con tuo figlio, lo mettiamo da Niceta… in un posto che si libera… contabilità… quello che la faceva era un ragazzo che conoscevo pure io che non è diplomato ragioniere, quindi deve essere una contabilità all’ingrosso, diciamo… se dovesse andare male Niceta, proviamo altri posti… per tuo fratello ho parlato con Provenzano, il professore… “. Tre giorni prima, il 28 agosto 2015, la Saguto chiede ad un altro amministratore, Alessandro Scimeca: “… allora io ti devo chiedere il favore per il prefetto… quello là (incomprensibile) assumere, devi trovare…”. “Silvana è improponibile… – Scimeca prova a resistere alle richieste – io faccio tutto quello che vuoi… ma come ti aiuto?… io al prefetto l’aiuto pure, ma non con quella mansione, ma non con quella qualifica”. Saguto: “Io posso vedere anche in altri posti ma lui cosa sa fare, niente”.

Nella stessa giornata la cimici captano la conversazione fra la Saguto e il titolare di un noto ristorante-sala ricevimenti in provincia di Palermo dove andrà a lavorare il figlio del magistrato, Elio, di professione chef. Quest’ultimo, a giudicare dalle parole della madre, non è rimasto molto contento della proposta economica. L’imprenditore tranquillizza la madre: “Credo che si può superare tutto”. All’indomani le cose si mettono a posto: “Sono contentissima io ed è contentissimo pure Elio”. “Hanno trovato l’intesa completa”, dice l’imprenditore.

Ed è sempre il futuro di un altro figlio, Emanuele, che sta a cuore al magistrato. Al padre Vittorio dice “che per ora è tranquillo, dal primo ottobre il professore (Carmelo Provenzano, ndr) dice che qualche cosa gliela troverà da fare… intanto vuole fare sto concorso per commissario… poi vuole fare un corso in criminologia… io intanto lo scrivo per l’abilitazione di avvocato”. Provenzano, docente universitario ad Enna, secondo l’ipotesi della Procura di Caltanissetta, sarebbe stato inserito dalla Saguto fra gli amministratori giudiziari in cambio dell’aiuto al figlio, sia negli studi che nel mondo del lavoro.


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