Saguto e la nomina al Cara di Mineo| Legami con il "Cappellano di Roma" - Live Sicilia

Saguto e la nomina al Cara di Mineo| Legami con il “Cappellano di Roma”

Silvana Saguto

In ballo c'era un incarico per il marito del giudice nel centro catanese per immigrati. L'accordo sfumò in dirittura di arrivo. Ecco le intercettazioni.

PALERMO – Era tutto pronto, ma la nomina del marito di Silvana Saguto come coadiutore al Cara di Mineo alla fine saltò. Il 4 settembre l’accordo era chiuso. Quattro giorni dopo, però, scattarono le perquisizioni disposte dalla Procura di Caltanissetta.

Alla nomina sfumata è dedicata una parte dell’informativa della finanza. L’11 agosto scorso, il commercialista romano Davide Franco contatta Lorenzo Caramma, il marito di Silvana Saguto. Il numero glielo ha girato “il “giudice Muntoni”, e cioè Guglielmo Muntoni, attuale presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma. È la sezione che ha sequestrato la società che gestiva il centro di accoglienza per immigrati nel Catanese.

Il commercialista, nominato amministratore, chiede all’ingegnere se è interessato a collaborare al “Cara di Mineo”. Si scambiano gli indirizzi di posta elettronica. Nell’attesa “possiamo già cominciare a fare qualche ragionamento… io intanto mi vedo il curriculum – dice Franco – lei ragioni un attimo su come è ipotizzabile una collocazione”. A fine agosto il commercialista fissa un incontro con Caramma a Catania per il successivo 4 settembre. Arriva il giorno e, mentre attende di vedere il commercialista, l’ingegnere riceve la telefonata della Saguto che lo rassicura: parlerà con “un amministratore di Guglielmo (Muntoni ndr), uno dei suoi più grossi…. il Cappellano di Roma”. Forse parlano di un altro incarico in vista per Caramma.

Per il momento, però, bisogna concentrarsi sull’incontro catanese. Al termine del quale Caramma informa la moglie-giudice: “… la situazione non sembra particolarmente critica… io più di due volte alla settimana non ci posso andare, Silvana… sono ancora per strada, sono morto… io è dalle sei di mattina che sono in giro… penso di andarci un pomeriggio e una giornata se per loro va bene”. La Saguto lo tranquillizza: “… e se no due giornate, però vediamo, piano piano, vedendo facendo”. Caramma: “Io non ce li ho due giorni liberi”. È il 4 agosto. Una manciata di giorno dopo scoppia lo scandalo che travolge le Misure di prevenzione di Palermo.

*Aggiornamento
“Ho scritto alla prima Commissione del Csm e al presidente del tribunale di Roma Mario Bresciano segnalando che ritengo il mio comportamento del tutto corretto”. Così il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni, all’ANSA. “L’ingegner Caramma ha un curriculum straordinario; questo non lo scrive mai nessuno. Preferisco non aggiungere altro, mi sembra tutto un gioco al massacro”, aggiunge Muntoni.

“E’ vero, ho chiesto all’ingegnere Lorenzo Caramma se fosse interessato a collaborare al Cara di Mineo. Tuttavia i primi di settembre abbiamo ritenuto opportuno interrompere questa ipotesi lavorativa con l’ingegnere dato che dai giornali apprendemmo dell’inchiesta di Caltanissetta. Lo abbiamo fatto per motivi di opportunità”. A dirlo all’ANSA è il commercialista romano Davide Franco. In alcuni articoli è comparsa la notizia che il commercialista l’estate scorsa avrebbe contattato il marito del giudice Silvana Saguto, Lorenzo Caramma, e che il numero glielo avrebbe girato il giudice Muntoni, attuale presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma, la sezione che ha sequestrato la società che gestiva il centro di accoglienza per immigrati nel catanese. “Negli articoli in questione non ho trovato nulla di scorretto”, dice il commercialista.


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