Le bugie di Crocetta, Alfano e Pd | Conta la parola di questi leader? - Live Sicilia

Le bugie di Crocetta, Alfano e Pd | Conta la parola di questi leader?

Adesso tutti insieme giurano che faranno le riforme. Ma sono gli stessi leader che da anni promettono una cosa e fanno il contrario.

PALERMO – Giurano che adesso, tutti insieme, faranno le riforme. E per qualche strano motivo i siciliani dovrebbero anche credere a questa promessa. Come se la parola dei protagonisti di questa ennesima operetta che chiamano rimpasto avesse chissà quale peso. O quale credibilità. Faranno le riforme, e sono lì per il bene della Sicilia. E bisogna crederci, perché ad assicurarlo è il presidente della Regione che un anno fa aveva giurato che non avrebbe più fatto rimpasti e che certamente non avrebbe accolto in giunta il Nuovo centrodestra. Partito che, a sua volta, aveva escluso categoricamente l’alleanza con Crocetta, smentite di rito di quei leader, da Alfano in giù, che adesso assicurano: “Cambieremo la Sicilia”.

Già, come non credere a queste parole? Il presidente della Regione, ad esempio, è lo stesso che a più riprese aveva assicurato: “Deputati in giunta? Non se ne parla”. Poi, messo alle strette a causa dell’inchiesta che ha coinvolto il primario Tutino e dopo l’addio dell’assessore Borsellino è tornato sui suoi passi, aprendo addirittura al capogruppo del Pd Baldo Gucciardi. Nel frattempo, dentro la giunta era arrivato Giovanni Pistorio, che un tecnico non è. Anzi, portava sulle spalle il peso di aver rappresentato in un modo o nell’altro il passato che Crocetta ha affermato (soprattutto in campagna elettorale) di volere cancellare: assessore alla Sanità con Cuffaro e braccio destro di Lombardo alla guida dell’Mpa. Era il 23 ottobre, esattamente un anno fa: “Non credo – affermava il governatore rivoluzionario – che io e Pistorio ci metteremo mai d’accordo su cosa sono stati i governi Cuffaro e Lombardo”. Di sicuro però un accordo sul governo Crocetta lo hanno trovato. E il prossimo governo sarà tutto politico. Ma non aveva detto: “I deputati stiano fuori dalla giunta?”.

Lo stesso è avvenuto con Ncd. Che agli occhi del presidente altro non era che il partito di “Mafia Capitale”. “La mia prudenza nei loro confronti – disse in occasione di una animata conferenza stampa – è solo antipolitica o magari è dovuta a fatti legati ad esempio alle indagini che riguardano il Cara di Mineo?”. Pochi giorni prima, riguardo al tema del centro per i richiedenti asilo, sul quotidiano La Repubblica Rosario Crocetta si esprimeva con toni ancora più duri: “Ecco con chi mi vogliono far fare l’alleanza” disse dopo l’uscita delle prime notizie su Mafia Capitale e in particolare sul coinvolgimento del sottosegretario Giuseppe Castiglione. Adesso l’alleanza l’ha fatta. Eccome.

Ma ovviamente per sposarsi si deve essere in due. E così, nonostante Crocetta diffidasse di quel partito, affermando che “non ci si può fidanzare con l’amante di Berlusconi”, gli alfaniani hanno finito per abbattere le resistenze del governatore. Ovviamente, però, anche qui non è mancato il solito balletto. L’avvicinamento alla giunta è avvenuto con una serie di “mosse” e di finte buone solo a evitare che si disintegrasse del tutto un partito già ridotto a numeri da briscola. Il 5 ottobre scorso, comunque, il leader di Ncd rassicurava con forza: “Non entreremo in una giunta di Crocetta, nemmeno sotto mentite spoglie”. Diciannove giorni dopo, cioè oggi, i rappresentanti siciliani di quel partito si sono presentati a Palazzo d’Orleans per comunicare a Crocetta di avere sancito una alleanza con Pd e Udc e che puntano a entrare nel governo. Ma come? E mafia capitale? E le rassicurazioni di Alfano?

Sono questi i leader che assicurano ai siciliani: “Finalmente faremo le riforme, cambieremo la Sicilia”. Insieme, ovviamente, al Partito democratico. Tornato recentemente all’antico con la scelta di Antonello Cracolici come capogruppo dell’Ars. Sì, lo stesso deputato che un anno e mezzo fa, parlava di Crocetta come di un governatore inadeguato a guidare la Sicilia, buono solo a circondarsi di “camerieri”, senza una idea per questa Sicilia. Erano i mesi in cui il deputato Pd chiedeva anche l’abolizione degli esterni negli uffici di gabinetto. Poi, via i camerieri, è arrivata la giunta di “alto profilo”. Quella che, sia per Cracolici che per Crocetta, avrebbe permesso di lavorare fino alla fine della legislatura, senza pensare a nuovi rimpasti. Dopo un anno c’è il rimpasto e ci sono anche gli uffici di gabinetti. Pieni anche dei fedelissimi di Cracolici.

In buona compagnia, ovviamente. Perché anche i grandi oppositori di Crocetta, all’interno del Pd, hanno ovviamente dislocato amici in ogni anfratto della pubblica amministrazione. Nonostante da due anni, nei quali la sua area non è mai uscita dalla giunta di Crocetta – è il caso del sottosegretario Davide Faraone -, si vada avanti con ultimatum che diventavano penultimatum (chi li ricorda?) e decaloghi delle cose da fare che assumevano lo stesso peso dell’elenco delle riforme da portare a termine. Sempre lo stesso. Tirato fuori in occasione di ogni vertice di maggioranza e di ogni “verifica politica”. Che altro non verificava se non il mantenimento della poltrona di ciascuno. Incontri in cui persino l’Udc di D’Alia spesso ha fatto la voce grossa, in più occasioni: “Presto un vertice, o le cose cambiano o andiamo via”. Le cose non sono cambiate. Ma nessuno se ne è andato. Anzi, la fila di fronte alla porta del governo si è allungata. Ovviamente tutti lì per il bene dei siciliani. Per fare le riforme. E bisogna crederci. Visto che ad esempio oggi, a Palazzo d’Orleans, per discutere del governo Crocetta, sono arrivati l’ex capogruppo dell’Mpa Nicola D’Agostino, un deputato eletto sempre tra gli autonomisti come Beppe Picciolo e addirittura un ex assessore di Lombardo come Michele Cimino. Perché il trasformismo è la vera essenza di questa rivoluzione annacquata nelle bugie. Che imporrebbero almeno a chi mente di avere buona memoria. Come quella che sembrò difettare a Crocetta quando, un paio d’anni fa, rispondendo beffardamente alle domande sul nuovo segretario del Pd, diceva: “Raciti? Raciti chi?”. Adesso Raciti è al suo fianco. Per costruire il nuovo governo fondato sull’amnesia.

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