Crisi e licenziamenti: | a Catania l'informazione chiude - Live Sicilia

Crisi e licenziamenti: | a Catania l’informazione chiude

Da Telejonica a Telecolor; da D1 a Videomediterraneo; fino all’eclatante chiusura del tg di Antenna Sicilia. L’informazione trattata alla stessa stregua di quei prodotti che trovi in vendita sugli scaffali del supermercato.

CATANIA. Occorre dire chiaro e tondo come stanno le cose. Ovvero, che siamo ben oltre l’emergenza. Alle falde dell’Etna più che da altre parti, siamo al funerale dell’informazione e di una intera professione. Accade tutto in modo quasi del tutto naturale: tant’è che tutto scorre come se ogni cosa fosse al suo posto. Eppure, la realtà delle cose dice invece che mai come in questo momento il desolante crepuscolo di una intera categoria è stato così tangibile.

La lunga scia di caduti sul campo è ormai interminabile. E il paradosso è che la morte di chi dà le notizie, non fa più notizia.
 Da Telejonica a Telecolor; da D1 a Videomediterraneo; fino all’eclatante chiusura del tg di Antenna Sicilia. L’informazione trattata alla stessa stregua di quei prodotti che trovi in vendita sugli scaffali del supermercato. Tutto attorno le frasi di circostanza, i tentativi sterili e da ultima spiaggia di salvare il salvabile, l’emozione del momento: fa tutto parte di un copione al quale siamo abituati da anni. La mannaia che si abbatte sui posti di lavoro e sul ruolo stesso dell’informazione nella nostra città e nella nostra isola. Ma la questione non riguarda solo le tv.

 E non è sbagliato pensare che è tutto rapportato all’idea che questa professione, quella del giornalista, ha dato di sè in tutti questi anni. Un mestiere che dietro il suo alone di fascino e paragonato ad una sorta di missione, ha finito con lo svendersi mettendosi al servizio di qualunque spietato – ed in alcuni casi, improvvisato – editore. Anche gratuitamente o in alternativa sottopagato. E’ questa la storia. Non vi è mai stata nemmeno davvero la possibilità di confrontarsi con un mercato che non è quello delle notizie: ma di chi offre spazi dove potere fare informazione. 
Ed il paradosso sta proprio qui: mentre cresce la voglia di informazione restano in pochi coloro che sono pronti ad investire.

E non è una questione di internet, tweet, facebook o chissachè. L’idea che l’informazione dev’essere rapida e minimale vale ma solo fino a un certo punto. Il lavoro sul campo, la scrittura, il dubbio e la critica che si insinua nel racconto del giornalista sono ancora il cuore pulsante di un mestiere del quale a Catania si sta decidendo sempre più di fare a meno. Magari sostituendolo con surrogati a basso costo che costituiscono il de profundis dell’informazione.

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