I Virga e i telefoni bollenti | Scalata al cerchio magico Saguto - Live Sicilia

I Virga e i telefoni bollenti | Scalata al cerchio magico Saguto

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Magistrato e componente del Csm uno, rampante avvocato l'altro. Tutti i retroscena e la rete di relazioni con l'ex numero uno della sezione Misure di prevenzione di Palermo.

PALERMO – È tutta una questione di relazioni e salotti buoni, di piccoli e grandi favori. Se il tuo telefono squilla allora vuol dire che ti sei guadagnato un posto al sole nella città borghese e antimafiosa. E il telefono di Walter Virga, negli ultimi mesi, era bollente. Il giovane avvocato era in piena scalata sociale. Una scalata che ha nella gestione dei beni sequestrati alla mafia il suo momento di massimo splendore, ma che è iniziata molto prima e con una marcia in più: l’essere figlio di un magistrato.

È sul rapporto fra Tommaso e Walter Virga, padre e figlio, che gli investigatori si concentrano. Sono convinti che le fortune del secondo, rampante amministratore giudiziario di 35 anni, siano dipese dallo spessore del primo, magistrato ed ex componente del Csm che si sarebbe speso per stoppare l’eventuale apertura di un fascicolo disciplinare a carico di Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo attorno a cui ruotano l’inchiesta di Caltanissetta e lo scandalo. Le microspie ci hanno raccontato che Tommaso Virga aveva parlato con diversi esponenti del Csm a cui aveva detto di “essere preoccupato per lei”. Cioè per la Saguto. “Sono tutte frecce per colpire te”, le diceva parlando delle polemiche per le nomine degli amministratori. Ad un certo punto l’attuale presidente di una sezione del Tribunale avrebbe pure pronunciato la frase: “Io ci ho pensato, mi dovete liberare Walter”. Era ormai troppo tardi. Lo scandalo era montato e presto avrebbero capito che erano finiti tutti sotto inchiesta.

Oggi Virga padre guida una sezione del Tribunale di Palermo. Il suo ufficio è ad una manciata di metri da quello che occupava la Saguto, oggi in malattia. È grazie all’appoggio del genitore, dicono i pm di Caltanissetta, che Virga jr sarebbe stato nominato amministratore dei beni Rappa e Bagagli. La scalata professionale del giovane avvocato, dicevamo, è iniziata prima e proseguita parallela al posizionamento sociale fra i ranghi di quella borghesia fatta di relazioni. La prima traccia la troviamo nella presenza di Walter Virga nella commissione regionale che diede il via libera, nel 2014, ad un appalto da 32 milioni per la costruzione dell’impianto di compostaggio dei rifiuti nella discarica di Bellolampo, a Palermo. Ed è qui che forse l’avvocato conobbe Giovanni Giammarva, funzionario regionale e genero di Maria Falcone. Giammarva ha ricevuto diversi incarichi di consulenza da quasi tutti i Tribunali siciliani. Ad un collegio di periti di cui Giammarva faceva parte, ad esempio, il Tribunale di Trapani affidò lo screening del patrimonio di Carmelo Patti, ex patron del gruppo Valtur, finito sotto la scure delle misure di prevenzione. Ora il cognome di Giammarva fa capolino nelle carte dell’inchiesta di Caltanissetta, solo ed esclusivamente – non c’è alcuna indagine a suo carico – poiché era membro del collegio sindacale della Nuova Sport car, la concessionaria di macchine sequestrata alla famiglia Rappa e amministrata da Virga jr. L’avvocato, prima di entrare nelle grazie della Saguto, ha avuto anche l’occasione di diventare ricercatore all’Università di Palermo in “Scienze giuridiche, della società e dello sport”. Poi, nel maggio 2013 la grande svolta con la nomina ad amministratore giudiziario dei negozi Bagagli, seguita, nel marzo 2014, con l’incarico Rappa.

Ed è mentre guida questi due patrimoni che i contatti con la borghesia palermitana, di cui ormai lui stesso faceva parte, diventano routine. Si dimenava il giovane Virga nella sua super impegnata giornata scandita da incontri, compilazione di fatture per le parcelle (tutte lecite, fino a prova contraria) e tante, tantissime telefonate. Squillava parecchio il cellulare di Walter Virga. In tanti gli chiedevano un ritocchino sul prezzo della macchina da acquistare. E lui non si tirava indietro. Chiamava i suoi collaboratori e dava indicazioni. I registri linguistici erano i più vari. Si andava dai toni accomodanti – “vedi se si può fare una carezzina in più… così campiamo tranquilli” – riservati per il figlio del magistrato, al tranciante e poco elegante – “vedi pure qua se tipo gli puoi fare la beneficenza a questo qua” – riferito ad un notaio della provincia.

Tra una telefonata e l’altra il giovane Virga, con il prestigio del padre alle spalle e nonostante i suoi 35 anni, ha avuto il tempo di costruirsi l’immagine di grande esperto in materia di beni confiscati. Talmente esperto che pure la politica si accorse di lui. Il vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, aveva deciso di affidargli una consulenza per un importo massimo di duemila euro in quattro mesi per redigere un disegno di legge. Era il 2 settembre scorso quando Virga diceva alla moglie Giuliana Pipi: “Domani mattina andrò a firmare il contratto di consulenza con l’Ars”. Era stato convocato dalla “presidenza”. La firma in realtà non sarebbe mai arrivata. L’incarico fu cancellato dopo che il 7 settembre venne fuori la notizia dell’inchiesta.

Alla fine lo stesso Virga ha finito davvero per convincersi di essere uno dei massimi esperti nel settore delle amministrazioni giudiziarie. Ecco perché ci rimase male quando capì, il 30 agosto scorso, di essere stato escluso dalla passerella della “Summer School”. All’Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono, pure questa sotto sequestro, meno di due mesi fa furono convocati, per il secondo anno consecutivo, gli stati generali dei beni confiscati. Magistrati, prefetti, docenti universitari a confronto per l’aggiornamento professionale degli amministratori giudiziari. C’era anche Silvana Saguto fra i relatori e tutto ciò non avveniva un secolo fa. “Ho visto la locandina della Summer School, praticamente i soliti (Tanino, Grillo, Dara, Saguto, Provenzano, Tona, Licata mi pare e altri). Manco io… che ne pensi”, chiedeva il giovane Virga via sms ad un amico, che rispondeva: “Meglio, anche i più duri di comprendonio capiranno che non sei parte del cerchio, ma sei giovane e le cose le fai sul campo. Ritengo a sensazione, che sia un bene sul serio ora apparire il meno possibile in manifestazioni simili”. Appena sette giorni dopo i finanzieri sarebbero piombati in Tribunale, svelando l’esistenza dell’inchiesta. Le intercettazioni, impietose, avrebbero scoperchiato il pentolone. L’amico Virga aveva ragione quando parlava dell’esistenza del “cerchio”, ma torto quando credeva che il giovane avvocato, figlio di un magistrato, non ne facesse parte.


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