Il Csm sospende Silvana Saguto | "Perdita di prestigio irrimediabile" - Live Sicilia

Il Csm sospende Silvana Saguto | “Perdita di prestigio irrimediabile”

L'ex presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo è indagata per corruzione a Caltanissetta. Le motivazioni espresse dalla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli.

Beni confiscati
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ROMA – Il Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio Silvana Saguto, l’ex presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, indagata per corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio dalla Procura di Caltanissetta. In realtà, la procedura prevede che il magistrato incassi un assegno di mantenimento pari ai 2/3 della precedente retribuzione.

La Sezione disciplinare di Palazzo dei marescialli ha così accolto la richiesta del ministro della Giustizia e del procuratore generale della Cassazione. Si tratta di una sospensione cautelare, in attesa che si completi l’iter del procedimento disciplinare. Dalla “gravità” delle condotte contestate all’ex presidente delle Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, deriva, secondo il Csm, “una perdita di prestigio irrimediabile”. A Saguto il Csm contesta non “singole” violazioni di regole deontologiche, sia pure “ricorrenti”, ma “un vero e proprio sistema di condotte offensive, unificate dalla consuetudine a vedere nell’esercizio dei pubblici poteri la premessa per il conseguimento di utilità personali”. Un giudizio complessivo in cui “confluiscono tutta una serie di episodi, da quello apparentemente più insignificante come il capo di abbigliamento ritirato in tintoria dalla scorta di polizia, a quello certamente più grave, come la ricezione di somme di denaro”. Comportamenti che “appaiono unificati dalla strumentalizzazione a fini personali di una posizione di supremazia”.

Il magistrato ha compiuto un “abuso” delle sue funzioni “a profitto proprio e della propria famiglia”. “E il danno e’ tanto maggiore”, considerato che tutto ciò ” si e’ verificato in un ufficio storicamente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e proprio per questa ragione considerato nel Paese un simbolo e un punto di riferimento della legalità”. Il magistrato, dunque, è stato sospeso anche per “il pericolo” che le “condotte illecite accertate” possano essere reiterate. Un rischio che il tribunale delle toghe riconduce alla “situazione di grave difficoltà economica” di Saguto che appare “endemica”. Proprio per la difficile situazione economica di Saguto, la Sezione disciplinare del Csm ha ritenuto che non fosse sufficiente la misura del trasferimento d’ufficio che la difesa del magistrato aveva chiesto venisse applicata al posto della sospensione: “Permanendo la condizione attuale – si legge nell’ordinanza il cui relatore è il togato di Area Nicola Clivio – qualunque funzione pubblica diverrebbe strumentalizzabile per il conseguimento delle medesime utilità”.

A nulla, dunque, è servita la difesa del magistrato che era stata ascoltata dal Consiglio superiore della magistratura. “Non ha mai intascato un euro e gli accertamenti bancari lo provano”, aveva detto il suo legale, l’avvocato Giulia Bongiorno, bollando le accuse come “umilianti e basate su errori macroscopici”.

Secondo il ministro Orlando, la Saguto ha fatto “un uso distorto” della sue funzioni per “interessi privati”, “peraltro in un contesto che inevitabilmente investe, per la sede in cui i fatti sono maturati, la credibilità stessa della risposta delle istituzioni al fenomeno mafioso”. Ed ancora: i fatti contestati all’ex presidente per la loro “oggettiva gravità”, determinano “l’incompatibilità” con l’esercizio delle funzioni giudiziarie. E la credibilità della lotta alla mafia è in pericolo per la “centralità del ruolo che le misure di prevenzione patrimoniale assumono nelle strategie di repressione e contrasto”.

Sono sei gli illeciti disciplinari che il ministro della Giustizia contesta al giudice, a cominciare dalla violazione dei doveri di imparzialità e correttezza. E ruotano tutti sulla nomina e la liquidazione dei compensi ad amministratori giudiziari “in cambio di incarichi o consulenze assegnate a componenti del nucleo familiare del magistrato da amministratori nominati in occasione di procedure di prevenzione disposte da tribunali diversi da quello di Palermo”. A carico del magistrato “sono ancora in corso accertamenti”, si leggeva nell’atto d’accusa ministeriale, su “ulteriori profili rilevanti in sede penale”. “Indipendentemente” dal loro esito, “le verifiche sin qui condotte – scriveva il ministro – riscontrano l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione delle procedure di conferimento degli incarichi e di liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari, anche sotto il profilo degli adempimenti di carattere amministrativo”.

Il riferimento è all’atto giudiziario che, come è emerso dalle intercettazioni, Saguto ha scritto “sotto dettatura” del professore Carmelo Provenzano. Provenzano, che è ricercatore all’Università Kore di Enna, veniva citato anche in un altro passaggio dell’incolpazione: sarebbe stato lui a scrivere la tesi per la laurea in legge del figlio di Saguto, Emanuele Caramma, dopo averlo aiutato in precedenza nel superamento di un esame. Tra gli “ingiusti favori” che il giudice Saguto – secondo Orlando – avrebbe ottenuto dall’amministratore giudiziario di un’impresa, ci sono anche “derrate alimentari”.

C’è poi il capitolo dell’avvocato Walter Virga, “nominato amministratore nella procedura relativa alla Nuova Sport Car Spa e autorizzato a rivestire la carica di componente del Consiglio di amministrazione in numerose società” che “assumeva quale collaboratrice del proprio studio professionale la dottoressa Mariangela Pantò, legata sentimentalmente al figlio della dottoressa Saguto”. Ci sono anche altre due accuse: aver “divulgato notizie riservate” (si tratta del contenuto di una nota con cui un amministratore giudiziario chiedeva di revocare il proprio coadiutore); e aver “sottoscritto decreti di liquidazione di onorari agli amministratori giudiziari privi di motivazione”.

Aggiornamento 17.57

Dalle indagini svolte dalla procura di Caltanissetta risulta che “l’utilizzo della scorta a fini personali” da parte di Silvana Saguto era “tutt’altro che sporadico e costituiva una radicata abitudine”. Lo scrive il Csm nell’ordinanza con cui ha disposto la sospensione del magistrato. Per la Sezione disciplinare “è provato” da un sms in particolare il fatto specifico che le viene contestato a Caltanissetta: aver incaricato gli agenti addetti alla sua tutela di passare a ritirare in lavanderia una “casacca del prefetto”.

Aggiornamento 18.33.

“Un rapporto intenso , in cui confidenza e complicità cementavano la relazione professionale fino a stravolgerne i ruoli e determinare una sorta di cogestione delle procedure”: la Sezione disciplinare del Csm descrive così la relazione tra Silvana Saguto e alcuni professionisti che lavoravano come amministratori presso la sua Sezione, quella sulle misure di prevenzione. E cita come episodio “plasticamente dimostrativo di questo atteggiamento” il caso ,inserito dal ministro della Giustizia nel suo atto di incolpazione, di “un amministratore che all’interno dell’ufficio del magistrato” le detta “un provvedimento parola per parola”. I professionisti di maggior fiducia “erano considerati a disposizione per molto altro e si prestavano di conseguenza”; con loro c’era uno “stabile accordo, volto alla condivisione di questioni lavorative e personali senza alcuna apprezzabile distinzione”. E la credibilità del professionista “veniva misurata non solo sulle sue qualità gestionali, ma anche sulla sua dedizione e disponibilità a venire incontro alle più disparate esigenze del magistrato che li aveva nominati”. Significativa sotto questo aspetto, scrive il Csm, è la “reazione spropositata” che Saguto ha appresa la notizia che il giovane avvocato Walter Virga, a cui aveva affidato l’amministrazione di un ampio patrimonio sequestrato, ha allontanato dal suo studio Mariangela Pantò, fidanzata di suo figlio,il cui inserimento era stato vissuto dal legale come “un’imposizione”. “Lui la pagherà carissima” dice Saguto in telefonate con diversi interlocutori, “non credo che ci saranno più gli estremi per una collaborazione”.Parole dietro cui si scorge, scrive il Csm, “l’amarezza per il tradimento di un patto e la delusione per aver mal riposto” la sua fiducia. L’ attenzione del Csm è anche sul rapporto con l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, un “modello verso il quale inerzialmente tendono a uniformarsi gli altri” professionisti. E di lui i giudici disciplinari scrivono: “è a tutti gli effetti soprattutto un caro amico della dott.ssa Saguto e della sua famiglia, che frequenta abitualmente.E’ disponibile per qualsiasi esigenza, partecipa empatico alle vicende familiari, si adopera affinchè l’ing. Lorenzo Caramma, marito della Saguto, trovi un incarico nella vasta galassia delle imprese sottratte alla criminalità organizzata. E’ infine disponibile a procurare significative somme di denaro per alleviare i problemi dell’amica giudice, stretta tra la pressione della banca e l’esigenza di far fronte a un tenore di vita familiare che faticava a tener conto della realtà”.


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