Mafia, il blitz di Bagheria | C'è un latitante, ecco chi è - Live Sicilia

Mafia, il blitz di Bagheria | C’è un latitante, ecco chi è

C'era anche il suo nome nell'elenco delle ventidue persone destinatarie dell'ordine di arresto firmato dai pubblici ministeri di Palermo. Da tre giorni è irreperibile. Scatta la caccia all'uomo.

OPERAZIONE RESET 2 - LA FUGA
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PALERMO – Dall’alba di lunedì è irreperibile. È passato il tempo necessario per parlare di latitanza. Non c’è traccia di Paolo Liga, 48 anni. C’era anche il suo nome nell’elenco delle persone destinatarie dell’ordine di arresto firmato dai pm contro il clan di Bagheria. I carabinieri hanno bussato, senza successo, alla porta della sua abitazione. C’erano i suoi parenti, ma non lui.

Una fuga anomala la sua. I pubblici ministeri di Palermo gli contestano una sola estorsione. Si tratta, dunque, almeno fino ad oggi di una posizione marginale nel quadro tracciato dalla Direzione distrettuale antimafia. Paolo Liga, soprannominato l’americano, è fratello di Pietro, finito in cella nel blitz di lunedì, ma soprattutto è nipote dell’anziano capomafia Pino Scaduto. Di lui si era già parlato nei giorni del blitz Perseo. Lo zio, infatti, diceva che per comunicare con persone vicine al latitante Matteo Messina Denaro si serviva proprio del nipote Paolo.

La conferma del suo ruolo di tramite fra la famiglia mafiosa bagherese e i trapanesi è arrivata dalle dichiarazioni di Sergio Flamia. Il pentito lo definisce “trafficante di stupefacenti sicuramente”, poi aggiunge che suo zio “lo usava per tenere i rapporti con personaggi del trapanese, perché lui mi sembra che è residente a Alcamo o Castellammare, qualcosa del genere, comunque sulla zona di Trapani. In particolar modo una volta parlando con Pino Scaduto che si vantava di avere contatti diretti con Messina Denaro , dice i contatti mi i teni me niputi Paolo”. Arrestato per traffico di stupefacenti nel 2011, ha già scontato la sua condanna.

Un altro pentito, Vincenzo Gennaro, racconta il suo atteggiamento duro quando andò a chiedere il pizzo ad un imprenditore di Termini Imerese del settore edile. “Pagò o non pagò? Glielo avete detto che i soldi servono per i carcerati?”. La vittima, infatti, all’inizio si era rifiutata di pagare. Poi, sborsò 1.500 euro.


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