Palermo, lo scandalo beni confiscati | Il prefetto Cannizzo lascia l'incarico - Live Sicilia

Palermo, lo scandalo beni confiscati | Il prefetto Cannizzo lascia l’incarico

Il prefetto di Palermo, coinvolto ma non indagato nell'inchiesta della Procura di Caltanissetta, è stato "destinato ad altro incarico" da Palazzo Chigi.

PALERMO – Oltre ad un ex presidente di sezione del Tribunale, adesso Palermo ha pure un ex prefetto. Francesca Maria Cannizzo ha chiesto di lasciare l’incarico dopo che il suo nome è comparso, a più riprese, nelle carte giudiziarie sullo scandalo dei beni confiscati alla mafia. La sua posizione è ancora al vaglio della Procura di Caltanissetta. Il prefetto, seppure non indagato, è coinvolto nella bufera che ha travolto l’intera sezione delle Misure di prevenzione. A cominciare dall’ex presidente Silvana Saguto, sospesa dal Csm.

“Su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano, il prefetto Francesca Rita Maria Cannizzo cessa dalle funzioni di prefetto di Palermo per essere destinata ad altro incarico”, così recita una stringata nota di Palazzo Chigi, che non ha indicato il successore della Cannizzo. Lo steso Viminale fa sapere che la decisione è stata presa su “espressa richiesta” del’ex prefetto.

Il suo nome fa capolino nelle intercettazioni dei finanzieri della Polizia tributaria che svelano la grande amicizia con la Saguto, tanto da metterle a disposizione Villa Pajno, residenza privata ma istituzionale del prefetto, per festeggiare i 60 anni del magistrato. Nei nastri magnetici è rimasta pure traccia di una cena a casa Saguto nel corso della quale il prefetto si complimentò per la bontà del pesce – ventresca di tonno – messo a disposizione da un amministratore giudiziario. Una volta il giudice spedì, pure, la sua scorta a ritirare in lavanderia “la casacca del prefetto”.

Gli accertamenti sul ruolo del prefetto ruotano soprattutto attorno al rafforzamento della scorta al magistrato decisa a seguito della pubblicazione della notizia che la mafia voleva morta la Saguto e un altro magistrato. I pm di Caltanissetta sospettano che un ufficiale della Dia di Palermo, Rosolino Nasca, abbia pianificato tutto con l’obiettivo di sollevare un clamore mediatico attorno alla giudice paladina dell’antimafia per controbilanciare alcuni servizi giornalistici di Telejato e delle Iene.

C’è poi il capitolo delle presunte raccomandazioni. Ad agosto scorso la Saguto chiedeva ad un amministratore giudiziario: “… allora io ti devo chiedere il favore per il prefetto… quello là (incomprensibile) assumere, devi trovare…”. “Silvana è improponibile… – l’amministratore provava a resistere alle richieste – io faccio tutto quello che vuoi… ma come ti aiuto?… io al prefetto l’aiuto pure, ma non con quella mansione, ma non con quella qualifica”. Saguto: “Io posso vedere anche in altri posti ma lui cosa sa fare, niente”.

Non solo posti di lavoro, ma pure incarichi prestigiosi. Ci sarebbe, infatti, la partecipazione della Cannizzo, invocata dalla Saguto, nel tentativo di piazzare al Cara di Mineo Carmelo Provenzano, il docente universitario che avrebbe spinto la carriera del figlio della Saguto, fino a organizzare, sostiene l’accusa, una laurea farsa.

 

 

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