L'auto blu e i guai della Formazione | Chi è Anna Rosa Corsello - Live Sicilia

L’auto blu e i guai della Formazione | Chi è Anna Rosa Corsello

Considerata tra le più capaci e potenti burocrati della Regione, è stata al centro di diverse polemiche e qualche indagine: da quella sull'uso "disinvolto" della vettura di servizio a quella sugli extrabudget agli enti. Clamorosa la lite con Nelli Scilabra.

PALERMO – Sembra uno strano scherzo del destino. Anna Rosa Corsello è indagata per presunte assunzioni richieste a una società esterna alla Regione. Esattamente l’accusa che poco più di un anno fa la burocrate aveva lanciato nei confronti di quello che allora era il suo assessore, Nelli Scilabra, nei giorni caldissimi del click day rivelatosi un flop. La dirigente, durante una tesissima audizione in Commissione lavoro, si riferiva ai rapporti tra la Scilabra e la società Italia Lavoro: “Quante altre assunzioni si volevano fare?” disse la Corsello. Ironia della sorte.

Del resto, la vita amministrativa, la carriera dentro la Regione siciliana non hanno risparmiato ad Anna Rosa Corsello – adesso sospesa per sei mesi dal Gip su richiesta della Procura della repubblica – polemiche e problemi, accuse e rivendicazioni. Amata e odiata. Considerata tra i più capaci dirigenti siciliani, ma anche tra i più potenti. Forse troppo. Così potente, appunto, da poter sfidare apertamente non solo un assessore, ma la “pupilla” del governatore. Con parole durissime che sfociarono in una “condanna politica” nei confronti di Nelli Scilabra. Finendo forse un po’ oltre i confini del ruolo di un dirigente generale che era stato accusato dall’assessore per degli affidamenti diretti a una azienda esterna (la Ett). Vicende, quelle del click day, che erano finite in un’altra inchiesta della Procura. “È stato l’assessore – il j’accuse della Corsello – a volere che alcune delle priorità venissero gestite da Italia Lavoro invece che dai Centri per l’impiego. Forse il mio giovane assessore temeva una diminutio della sua visibilità. Occorreva – ecco l’affondo politico – quindi salvare la credibilità politica dell’assessore anche a costo di scegliere come capro espiatorio il dirigente generale. Ho sempre agito nell’interesse dell’assessore. Che, pur presentandosi come paladina dei giovani li ha sacrificati sull’altare di una gara di velocità. Oggi è stata scritta una pagina di raro squallore”.

Parole durissime, dicevamo. Che rimasero tutto sommato senza vere conseguenze. Per la burocrate. Perché mentre Nelli Scilabra era costretta a lasciare la giunta a causa dell’ennesimo rimpasto, pochi giorni dopo le polemiche, e dopo aver bruciato tra accuse che sono apparse prestestuose (il possesso dell’un per cento di una società che anni addietro aveva ricevuto pochi finanziamenti per la Formazione) un dirigente come Lucio Oieni, ecco la Corsello tornare al vertice del Dipartimento Lavoro. Il “suo” dipartimento. Per lei che ha poggiato la sua competenza anche sulle esperienze vantate nel mondo dei Centri per l’Impiego (il vecchio Collocamento) e gli Ispettorati al Lavoro.

Scilabra fuori, Corsello dentro. Crocetta fece una scelta chiara. E del resto, disse lo stesso presidente, lui è “incline al perdono”. Una tendenza del resto manifestata anche in un’altra vicenda. Sulla Corsello pesa infatti una sentenza di condanna a tre anni per peculato. La sentenza è attesa il 17 dicembre prossimo. I pubblici ministeri Sergio Demontis ed Enrico Bologna le contestano l’uso disinvolto dell’auto blu. Più di 500 viaggi per un totale di 122.601 chilometri. Tutti percorsi con l’autista. Con la macchina di servizio faceva la spola tra Palermo e Cefalù, casa-lavoro, lavoro-casa. L’accusa di peculato riguarda anche le spese per il carburante e i pedaggi addebitati sul telepass dell’amministrazione regionale. La Corsello, che fino al 2008 era in servizio all’Ufficio provinciale del lavoro per poi passare all’Ispettorato regionale, si è sempre difesa sostenendo che si è trattato di spostamenti per raggiungere i luoghi di lavoro. Insomma, sempre e comunque all’interno delle esigenze di servizio. Comunque sia, già fin dall’origine dell’indagine il governatore aveva fatto “spallucce”: “In questi casi – disse Crocetta – la sanzione sarebbe il trasferimento ad altro ufficio. Ma in tutti gli uffici della Regione sono presenti auto di servizio. Pertanto…”. La Corsello rimane dov’è. Anzi, i suoi incarichi raddoppiano. Perché negli anni di Crocetta, la burocrate ha gestito due dipartimenti di enorme importanza, e dai quali passano i destini di migliaia di lavoratori: la Formazione professionale e il Lavoro.

Uffici roventi, anche. Diverse sono state infatti le proteste dei lavoratori degli enti, ma anche dei cosiddetti ex Pip, contro la dirigente. Proprio per le vicende riguardanti quegli assessorati. Certo, non sono mancati gli scivoloni per la burocrate. Il Tar, ad esempio, ha bocciato l’operazione condotta in prima persona dalla dirigente, con la quale è stata fermata la cessione del grosso ente di formazione Cefop al Cerf. Secondo i giudici amministrativi, il mancato “via libera” della Regione ha finito per bloccare anche i contributi destinati al Cefop e quindi al Cerf. Il Tar, infatti, ha definito illegittimi anche i decreti di “definanziamento” con i quali l’amministrazione regionale ha “stoppato” appunto l’erogazione di oltre 16 milioni di euro l’anno per due annualità riguardanti i corsi del cosiddetto “Avviso 20” (cioè del Piano regionale col quale ogni anno vengono selezionati e quindi finanziati corsi professionali e ore di insegnamento). Soldi che adesso la Regione dovrà trovare e sborsare. Trentadue milioni in tutto.

Ma la Formazione è stata motivo di dispiacere per la Corsello anche per altri motivi. Ad inizio ottobre infatti la dirigente regionale è andata in Procura per essere interrogata dai pm Luca Battinieri e Piero Padova che l’hanno iscritta nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. L’inchiesta è quella sugli extrabudget della Formazione. Negli anni passati era abitudine concedere agli enti le cosiddette “integrazioni”. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale. Quelle “integrazioni”, però, come ha sottolineato recentemente la Corte dei conti che ha stangato politici e burocrati, sono illegittime. Tra i condannati in sede contabile c’è anche il segretario generale Patrizia Monterosso. Nelle more della sentenza la Regione, con una lettera scritta dalla stessa Monterosso, aveva avviato le “compensazioni”. La Corsello cioè aveva bloccato i finanziamenti dell’Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare venire meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio e denunciando la faccenda in Procura.

Davanti ai giudici contabili la Corsello dovrà pure difendersi dalla contestazione di avere provocato un danno erariale da 177 mila euro. A tanto ammontano i compensi che, secondo la Procura regionale della Corte dei conti, l’alto burocrate avrebbe intascato e considerati anche questi illegittimi, per incarichi aggiuntivi. I dirigenti, sulla base della Finanziaria del 2012, non possono percepire alcun compenso extra. La dirigente, infatti, mentre guidava due grossi dipartimenti regionali era anche il commissario liquidatore di due società partecipate come Multiservizi e Biosphera. Incarichi affidati da Rosario Crocetta. Che della dirigente, capace ma anche potente e con consolidati rapporti a Palazzo d’Orleans, si fidava. Al punto da “perdonarla” più volte. Almeno fino a oggi.


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