Circhi e immigrazione clandestina | Regionale confessa le mazzette - Live Sicilia

Circhi e immigrazione clandestina | Regionale confessa le mazzette

Il palazzo di giustizia di Palermo

Vito Gambino ha ammesso di avere intascato venti mila euro per regolarizzare, taroccando i documenti, decine di immigrati spacciandoli per lavoratori degli spettacoli itineranti. "L'ho fatto per bisogno". Si attende la sua scarcerazione.

Palermo - L'inchiesta
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PALERMO – Non ha retto al peso del carcere. Ai sensi di colpa per avere coinvolto moglie e figli in una brutta storia giudiziaria. E alla fine Vito Gambino, dipendente regionale al centro dell’inchiesta “Golden Circus”, ha confessato.

È vero, ha intascato mazzette per regolarizzare, taroccando i documenti, decine di clandestini spacciandoli per lavoratori dei circhi. In totale si è messo in tasca ventimila euro per superare, così ha detto, un momento di grave crisi economica. I figli avevano perso il lavoro in uno dei tanti enti di formazione professionali ridotti alla canna del gas. Una confessione che ha inevitabilmente attenuato le esigenze cautelari e gli stessi Battineri, Bologna e Varone hanno chiesto che Gambino venga scarcerato. La decisione sarà presa nelle prossime ore dal giudice per le indagini preliminari che ne ha raccolto la confessione. E potrebbero tornare presto liberi anche la moglie, Provvidenza Visconti, e i figli.

Gambino, ex precario stabilizzato dalla Regione siciliana, ha ammesso di avere arrotondato lo stipendio con le “mazzette”. Senza il suo aiuto il sistema scoperto dalla Squadra mobile di Palermo non avrebbe retto. Gambino lavorava dal 2006 nell’ufficio dell’assessorato regionale al Lavoro da cui passano le pratiche dei cittadini stranieri. Il testo unico sull’immigrazione prevede una deroga alla regolamentazione dei flussi di ingresso in Italia per quanto riguarda i “lavoratori occupati presso circhi o spettacoli viaggianti all’estero”. A livello nazionale la competenza è del Ministero del lavoro, ma in Sicilia, in virtù dell’autonomia, se ne occupa la Regione. Ad un certo punto Gambino aveva deciso di aprire con la moglie, Provvidenza Visconti, pure lei ex precaria stabilizzata alla Regione, e i figli un ufficio in via Malaspina, che divenne sede legale di importanti circhi.

Dall’Ufficio speciale lavoratori extracomunitari dello spettacolo di via Imperatore Federico partivano le richieste di nulla osta da girare alle ambasciate italiane per dare il via libera all’ingresso dei lavoratori in Italia. Pratiche che necessitavano del visto della Questura, di cui Gambino ha falsificato il timbro. Il suo telefono era sotto controllo. Decine le conversazioni intercettate dalla sezione Anticorruzione della Squadra mobile che hanno svelato il meccanismo: gli impresari pagavano i servigi di Gambino con accrediti sulla Postepay del figlio e il conto corrente della figlia. La confessione del dipendente regionale ora mette nei guai i suoi coindagati.

 


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