L'addio a Giuseppe ed Emanuele | Sciarpe, fiori e lacrime - Live Sicilia

L’addio a Giuseppe ed Emanuele | Sciarpe, fiori e lacrime

Le bare nel Duomo di Gela (Foto Cassisi)

di ANDREA CASSISI Folla e commozione ai funerali di Emanuele e Giuseppe Alabiso, morti nello schianto dell'ultraleggero su cui viaggiavano al largo di Stromboli. La madre del giovane: "Avrebbe voluto fare il giornalista, scrivete di lui e per lui". FOTO

GELA (CALTANISSETTA) – “Avrebbe voluto fare anche lui il giornalista, scrivete di lui e per lui”. Ci sussurra queste parole Enza Scollo, la mamma di Emanuele Alabiso, 26 anni, morto tragicamente in volo insieme col papà, il medico Giuseppe cadendo al largo di Stromboli mentre viaggiavano bordo dell’ultraleggero con cui erano diretti a Foggia. Questa mattina i funerali. Troppo piccolo il duomo di Gela per contenere la folla che ha voluto dare l’estremo saluto al recordman e al figlio Emanuele. La città, oggi a lutto su ordinanza del sindaco, si è stretta attorno alla famiglia Alabiso. A celebrare il funerale monsignor Rosario Gisana, vescovo della diocesi di Piazza Armerina, affiancato da monsignor Grazio Alabiso, ex vicario foraneo e zio delle vittime che visibilmente commosso ha ringraziato la folla.

“Ci sono coincidenze nella vita che ci obbligano a riflettere – ha detto il vescovo nell’omelia – perché alla fine ci accorgiamo che coincidenze non sono. Non è così chiara la motivazione di questa coincidenza ma il Signore ci aiuterà a capire. Oggi è una giornata particolare, non solo perché è domenica, e noi cristiani la dedichiamo alla resurrezione, ma anche perché è il primo giorno di avvento, tempo in cui siamo chiamati a verificare come attendiamo il Signore. È solo accogliendo il senso della fede che possiamo accogliere la venuta del Signore – ha continuato -. Oggi questi due nostri amici stanno incontrando il Signore perché la loro dimensione coincide con quella che ogni giorno noi fatichiamo per avere con la preghiera”. “In questo momento che avviene la liberazione – ha concluso -. Ne abbiamo bisogno perché la nostra fede è messa alla prova di fronte al disastro che può essere con la morte”.

Ad omaggiare le bare sull’altare, l’una accanto all’altra, le società sportive di Gela che hanno deposto sciarpe e bandiere, tra cui quella della Juventus, squadra di cui padre e figlio erano tifosissimi. Ai piedi della bara del giovane Emanuele un cuscino di rose rosse a forma di cuore, con scritto “Il tuo amo, Francesca”. Fuori, tra decine di necrologi, un altro messaggio della fidanzata “Nele, sei stato e sarai il mio unico grande amore. Francesca”. Lo stemma dei piloti, realizzato con girasoli e garofani bianchi, è invece l’omaggio dei piloti di Gela. A lutto anche il gonfalone della protezione civile, di cui il medico era referente sanitario.

Lunghi applausi e tanta commozione dopo il saluto della sorella Angela, che ha voluto ricordare “il contagioso entusiasmo di Peppe e la bellezza di Emanuele”. “Ciao mio capitano” è il saluto del figlio Davide di 8 anni che ne ha tracciato un tenero ricordo con una letterina. L’abbraccio degli amici di Emanuele, ex compagni di classe, di comitiva, di squadra, che lo hanno descritto come “un ragazzo speciale, il migliore della nostra compagnia”. “Praticando la gioia e l’allegria come solo tu hai saputo fare – ha letto tra le lacrime Vincenzo – ci hai resi uniti, ma più poveri. Ricorderemo la tua simpatia, l’umiltà, il tuo sorriso”.

Era il sorriso a contraddistinguere Emanuele, Nele per gli amici. Tifosissimo del calcio, ha sin da piccolo adorato il pallone. Giocherellone e simpatico, sportivo e goliardico, Nele amava circondarsi di amici coi quali condivideva gran parte del tempo libero. Sentiva la mancanza da Gela, dove la sua famiglia vive e lavora, e ne seguiva le vicende attraverso i giornali e i social. Recentemente aveva sposato la causa per l’adesione di Gela al libero consorzio di Catania. Interveniva in merito sul dibattito con l’intelligenza e la preparazione che lo contraddistinguevano. 

Giuseppe, il padre, da un lato professionista con i piedi per terra, dall’altro sognatore proteso nell’aria con il desiderio di Icaro, aveva sposato la campagna “Admo”e nelle sue precedenti 14 tappe europee, che aveva segnato in traversate record, parlava dell’importanza della donazione del midollo osso. Era scampato alla morte nel 2004, quando era precipitato a Sabaudia. Giuseppe lascia la figlia Carmen, avuta da un precedente matrimonio con Enza Scollo, da cui era nato anche Emanuele e i piccoli Davide e Giulia, in tenera età, figli dell’attuale moglie Jade Amorin.

 


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