Pitruzzella, le toghe, l'orologeria | E la politica che non ha coraggio - Live Sicilia

Pitruzzella, le toghe, l’orologeria | E la politica che non ha coraggio

Giovanni Pitruzzella

Una storia esemplare quella del professore Pitruzzella, non tanto per il fatto in sé, ma per lo sfondo. Che dimostra, inesorabilmente, la fine della politica. Nella foto il Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale

Che cos’è la ‘sindrome Pitruzzella’? Una variante della sindrome di Stoccolma che passerà alla scienza: il diadema della vergogna di una politica che si è consegnata all’indiscussa supremazia della magistratura, senza battere ciglio.

Ecco i fatti. In corsa per un posto di giudice costituzionale, il professore Pitruzzella viene oggettivamente azzoppato dalla ‘fuga di notizie’ su un’indagine che lo coinvolge, con altri, alla vigilia di una importante votazione. Si tratta di un’ipotesi di reato per cui era stata richiesta – secondo quanto si apprende – una doppia archiviazione dalla Procura, per ben due volte rigettata dal Gip. In superficie traspare la normalissima, legittima – appena un po’ bislacca – fisiologia della giustizia che manda avanti i suoi procedimenti nonostante il parere dell’accusa.

Ma è in profondità che vanno ricercate la magagna e la resa. L’indagine risale al 2008, eppure, con una puntualità degna della migliore orologeria, salta fuori proprio adesso, nello svolgersi di un passaggio delicato che riguarda la Corte Costituzionale e le sacrosante aspettative del presidente dell’Antitrust. E’ così impensabile – fatta salva la buonafede dei giudici, manco a dirlo – immaginare un qualche nesso, sicuramente fortuito, tra la cronaca che si rivela adesso, dopo avere dormicchiato per ben sette anni, e la conseguente frenata, causa inchiesta, di un papabile dell’ermellino, quasi al traguardo?

E si arriva alla resa. Qualcuno, dal mondo della politica, ha levato la sua voce autorevole in proposito, promuovendo un ragionamento in punto di caso e di contesto? Non si pretendeva un generalissimo pluridecorato, sarebbe bastato il comunicato di un fantaccino della propaganda. Qualcuno dagli scranni parlamentari ha sottolineato come la puntuale inesorabilità di certe notizie cada sempre al momento ‘opportuno’? Tra gli estimatori del professore Pitruzzella, che a ogni cantone ne lodano dottrina e rettitudine, tra coloro che l’hanno promosso e proposto alla Consulta, ce n’è uno che abbia sibilato – apertamente, non nelle segrete stanze – disappunto e perplessità? Al momento, le reazioni ricordano il meteo di Oslo nelle vecchie previsioni del tempo: non pervenute.

Ecco la sindrome Pitruzzella. Basta, in generale, lo ‘starnuto’ di un giudice, che ha il diritto di starnutire, non è sua, casomai, la stranezza, per asfaltare tutte le riflessioni possibili. Basta l’ombra di una toga e perfino la politica più petulante – capacissima di abbaiare alla luna, se le conviene – si riscopre improvvisamente afona.


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