Muore a 3 mesi dopo un esame| I genitori: "Vogliamo giustizia" - Live Sicilia

Muore a 3 mesi dopo un esame| I genitori: “Vogliamo giustizia”

Il centro Bambin Gesù di Taormina

La piccola Aurora è morta al centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina dopo un cateterismo cardiaco. I genitori, di Balestrate, hanno denunciato tutto e la procura di Messina ha aperto un'inchiesta. "Non avremo pace fino a quando non sapremo cosa è successo". L'ospedale: "Nessun commento in attesa della conclusione delle indagini".

Il caso in provincia di Palermo
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BALESTRATE (PALERMO) – Gli occhi blu di Aurora hanno accompagnato le loro giornate soltanto per tre mesi. Era il loro secondo figlio dopo la nascita di un maschietto, tre anni fa. Giusi e Vito sono una giovane coppia di Balestrate, in provincia di Palermo, che adesso deve affrontare il dolore più grande, quello della perdita della propria bambina. La piccola è morta il 3 novembre al centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina gestito dall’ospedale romano Bambin Gesù. Da allora marito e moglie, 22 anni lei, 28 lui, non si danno pace: “Senza quell’esame la nostra bimba sarebbe ancora viva”, continuano a ripetere.

Il giorno della tragedia la piccola era stata sottoposta ad un cateterismo cardiaco presso la struttura che fa parte dell’ospedale San Vincenzo. Si tratta di un test che permette la diagnosi precisa e dettagliata delle cardiopatie congenite: “Ci hanno detto che era necessario per l’intervento chirurgico a cui Aurora doveva essere sottoposta all’età di sei mesi – spiega la mamma -. Dopo la nascita all’ospedale Civico di Partinico, il 28 luglio, ha manifestato dei problemi cardiaci ed è stata immediatamente trasferita a Palermo: è rimasta in Terapia intensiva neonatale per tre giorni. Successivamente è stata ricoverata all’ospedale dei Bambini per due settimane. Lì – aggiunge Giusi – le hanno diagnosticato una “Truncus arteriosus”, una malformazione che doveva essere monitorata con un primo controllo presso il Bambin Gesù di Taormina, al quale siamo stati indirizzati. Nel frattempo la mia bambina cominciava a crescere, a sorridere. Era allegra, non manifestava problemi particolari. In quelle settimane a casa – racconta – ero felice e piena di speranze, perché vederla stare bene mi incoraggiava. E credevo che il peggio ormai fosse passato”.

Invece tutto sarebbe precipitato due mesi dopo. “I medici dell’ospedale di Taormina ci dissero che bisognava effettuare il cateterismo cardiaco, esame per il quale siamo stati chiamati a fine ottobre. Il 2 novembre Aurora è stata ricoverata e sottoposta agli accertamenti di rito. Non c’era alcun problema – precisa – quindi il cateterismo sarebbe stato eseguito l’indomani. Mia figlia è stata trasportata nel laboratorio di Emodinamica alle 11, ne è uscita alle 15,15. Non mi sarei mai aspettata fossero necessarie più di quattro ore per un esame che mi era stato definito “routinario”. Ci è stato riferito che erano subentrate delle complicazioni ed era stato necessario posizionare due piccoli stent, ma che la saturazione era migliorata e Aurora stava bene”.

Ai giovani genitori a quel punto sarebbe stato confermato che la piccola avrebbe potuto affrontare l’intervento chirurgico risolutivo dopo tre mesi. “Già – aggiunge la mamma della bimba – ciò mi preoccupava, ma mi dava forza allo stesso tempo, perché quell’operazione al sesto mese avrebbe garantito una vita tranquilla a mia figlia. Invece la mia piccola non c’è più. Dopo mezz’ora ha cominciato a tossire, a perdere sangue dal naso e aveva difficoltà respiratorie. Ha perso i sensi subito dopo. E sono convinta sia morta in quel momento. Ho cominciato ad urlare, a chiedere aiuto. Sono stata subito allontanata dalla stanza”.

“I medici – aggiunge il marito, Vito – ci hanno detto che l’hanno rianimata e ricoverata in Terapia Intensiva, ma nessuno di noi ha visto materialmente il trasporto di Aurora in quel reparto. Mio suocero ha insistito, voleva capire cosa fosse successo, ma niente. Nulla di più ci è stato riferito, fino alla notizia della morte della bambina. Ci siamo sentiti sprofondare – prosegue – ci mancava il terreno sotto i piedi. Mio suocero si è subito recato dai carabinieri, abbiamo denunciato tutto. Vogliamo sapere cosa è successo a nostra figlia, vogliamo la verità, perché una bambina di tre mesi non può morire per un esame”. I militari quel giorno hanno sequestrato la cartella clinica della piccola e la Procura di Messina ha nel frattempo ha aperto un’inchiesta e disposto l’autopsia che è già stata effettuata, si attendono i risultati.

“Appaiono violate – spiega il legale della famiglia, l’avvocato Giovanni Palazzolo – diverse regole relative al consenso informato. Abbiamo già avviato la procedura civile con la richiesta di risarcimento per tutti i danni provocati a questa famiglia, adesso moralmente distrutta. Dal punto di vista penale la Procura accerterà le eventuali responsabilità dei medici”. “Da parte nostra – fanno sapere dall’ospedale –  già c’è stato il massimo della collaborazione nelle indagini. In attesa della loro conclusione non vogliamo commentare ulteriormente”.

E poi, tra le lacrime, la terribile consapevolezza: “Nulla porterà la mia bambina indietro – conclude Giusi -. Se non fosse stata sottoposta a questo esame, probabilmente, la mia Aurora sarebbe ancora con me e tra pochi giorni avrebbe compiuto quattro mesi. Invece non mi resta che portarle ogni giorni dei fiori al cimitero e convivere con questo strazio”.


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