L'ex pm Russo torna alla Sanità | Fatti e misfatti delle porte girevoli - Live Sicilia

L’ex pm Russo torna alla Sanità | Fatti e misfatti delle porte girevoli

Dalla giustizia alla politica. E ritorno. La storia dell'ex assessore alla Salute, tornato a fare il magistrato a Napoli prima di essere nominato commissario all'Israelitico di Roma, è esemplare. Ma non è l'unica.

PALERMO – Tra giudicare e amministrare sembra non ci sia molta differenza. La porta girevole è sempre attiva: dai tribunali conduce alla politica. E dopo un po’, dalla politica ai tribunali (da dove, magari, si troverà a giudicare la politica stessa). Il caso di Massimo Russo è solo l’ultimo. Ma è esemplare. L’ex pm (appunto) è stato nominato dal prefetto di Roma Gabrielli nuovo commissario dell’ospedale Israelitico della capitale. Un incarico di prestigio per il magistrato antimafia che, dopo la parentesi che lo ha visto assessore alla Salute (e vicepresidente) nei governi di Raffaele Lombardo, presidente condannato in primo grado per mafia, lo ha visto rientrare nei ranghi della magistratura a Napoli. Adesso, il ritorno, dicevamo, nella burocrazia. Alla guida di una struttura, al momento sprovvista della convenzione con la Regione Lazio dopo i 14 ordini cautelari per truffa e falso emessi circa un mese nei confronti di medici e dirigenti dell’ospedale. Ex pm con una esperienza nella Sanità, questo sembra aver convinto il prefetto e anche il Ministero alla Salute che ha dato l’ok alla nomina. Ma che esperienza è stata quella di Russo nella Sanità siciliana?

L’ex pm, che sposò e portò a termine un faticoso ma necessario piano di rientro, appena insediatosi si dovette però proteggere dalle critiche legate all’intenzione del governo di ammettere a finanziamento una serie di cliniche (soprattutto del Catanese) non provviste di “accreditamento”. Pochi mesi dopo, il Tar bacchetterà Russo prima sull’indizione di concorsi per centinaia di posti, bocciati per il mancato ricorso alla mobilità, quindi in tempi più recenti, sempre i giudici amministrativi hanno censurato le regole per l’accorpamento traumatico dei laboratori d’analisi. Ma non solo. L’avvento del presidente Crocetta ha segnato il tentativo di tracciare un “solco” con quella esperienza. Nonostante la nomina di Lucia Borsellino che fu dirigente generale con Russo, ma dal quale presto prenderà le distanze (“Adesso ricopro un ruolo diverso” puntualizzerà Lucia). E anche l’assessore che è subentrato alla dimissionaria Borsellino, cioè l’ex capogruppo all’Ars del Pd Baldo Gucciardi, ha puntato i riflettori su alcune “zone d’ombra” della gestione Russo. Gucciardi in questi mesi infatti ha avviato la verifica sulla convenienza per la Regione delle convenzioni stipulate in quegli anni, con la regia di Maurizio Guizzardi dirigente generale arrivato dall’Emilia Romagna, con grandi strutture nazionali come il “Bambin Gesù” a Taormina e il “Rizzoli” a Bagheria. Convenzioni costose, che non avrebbero portato grandi benefici alla Sicilia. E quegli anni furono puntellati anche da piccoli o grandi scandali. Dalla violazione della legge sulla trasparenza da parte dell’Asp di Siracusa nel caso di una consulenza al marito della collega Caterina Chinnici, alla vicenda dell’appalto per il Pta di Giarre che ha coinvolto il marito di Anna Finocchiaro e che forse ha anche frenato la corsa della senatrice verso il Quirinale. Senza dimenticare il caso di un manager scelto proprio da Massimo Russo e sul quale l’ex pm avrebbe messo “la mano sul fuoco”: Salvatore Cirignotta però finirà agli arresti domiciliari per la vicenda dei “pannoloni”.

Un ex pm anche Cirignotta. A conferma che non sempre la “porta girevole” è garanzia di successo. Un dubbio tornato di strettissima attualità proprio in queste ore in cui la Regione è stata messa in ginocchio dal disastro amministrativo di Sicilia e-Servizi. Un’azienda guidata anche in questo caso da un ex pm. Ma nel caso di Antonio Ingroia la storia addirittura si complica. Perché oltre all’esperienza (con luci e ombre) nella magistratura e quella nella pubblica amministrazione, nella sua carriera entra anche la politica. Quella che lo ha spinto a cullare, con scarsi successi, il sogno di diventare premier a capo della sua Rivoluzione civile. Mentre l’ex procuratore antimafia-aspirante presidente del consiglio-leader di partito-amministratore di una società pubblica continua a esercitare la propria professione di avvocato. Altro che porte girevoli.

E del resto il problema dei pm in politica si è posto spesso, anche riguardo ad assessori attualmente in carica. La nomina all’Energia di Vania Contrafatto, ad esempio, suscitò il commento del procuratore aggiunto Leonardo Agueci: “Certamente, – disse quello che in quei giorni era il procuratore capo di Palermo facente funzioni – quella della dottoressa Contrafatto è una scelta consapevole, ha valutato anche le implicazioni attuali e successive e io non posso che augurarle di operare bene per la Sicilia. Però è un esempio, per certi versi, molto più grave degli altri colleghi entrati in politica, delle interferenze del mondo della politica sull’attività inquirente, in particolare della Procura della Repubblica, che finisce per danneggiarci”. E le “implicazioni attuali e successive” si sono presentate quasi subito. Finendo per interferire addirittura con le normali (se così si possono definire in questa confusa legislatura) operazioni che hanno portato al quarto governo Crocetta. L’eventuale estromissione dalla giunta di Vania Contrafatto avrebbe costretto l’ex pm a lasciare la Sicilia, proprio come Massimo Russo. Una ipotesi che è rimbalzata sui tavoli dei partiti. E che ha in qualche modo suggerito, sembra, la conferma dell’assessore all’Energia.

Ma accade a volte che la porta girevole ruoti in senso opposto. Non solo magistrati che finiscono dentro il calderone della politica. A volte anche qualche politico finisce per far parte di organismi che hanno il compito di amministrare la giustizia. Con conseguenze a volte al limite della comicità involontaria. “Quel ricorso è infondato”, ha ad esempio messo nero su bianco poche ore fa, uno dei Consiglieri del Cga. Il ricorso, che riguardava un caso relativo al personale dell’assessorato all’Agricoltura e che risale alla fine del 2009, era stato avanzato nei confronti del governo Lombardo. “Ma quel ricorso è infondato”, ha detto appunto il Cga. Con un parere in calce al quale ha messo la propria firma, in qualità di estensore, Giambattista Bufaredeci. Che non ha avuto dubbi: il ricorso contro l’assessorato all’Agricoltura di Raffaele Lombardo “deve essere respinto in quanto infondato”, ha scritto Bufardeci. Che in quei giorni era il vicepresidente della Regione. Il vice di Raffaele Lombardo. E che un mese dopo sarebbe stato il nuovo assessore all’Agricoltura.


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