Pizzo, soldi falsi e Hogan taroccate | Blitz a Misilmeri, sette arresti - Live Sicilia

Pizzo, soldi falsi e Hogan taroccate | Blitz a Misilmeri, sette arresti

Blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo nel mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Nuovi e vecchi affari targati Cosa nostra.

PALERMO – C’era un canale fra la provincia napoletana e quella palermitana. Le banconote false arrivavano a Misilmeri e dintorni dalla zona di Scampia. Banconote contraffatte comprate nel mercato clandestino.

E non solo, falsi erano pure i capi di abbigliamento e gli accessori. Tutte riproduzioni di grandi marchi come Hogan, Gucci e Louis Vuitton. Nel mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno si erano dati al commercio del tarocco. Oltre alle tradizionali attività criminali si registrano nuove forme di investimenti, ad opera delle nuove leve soprattutto.

Perché chi fa parte della famiglia mafiosa si preoccupa di fare rispettare la regola del pizzo che vige sempre, per il grande commerciante come per il piccolo ambulante. Si paga da poche centinaia a migliaia di euro. E per imporre la tassa mafiosa si ricorre alla violenza e alle intimidazioni. A Misilmeri, però, qualcuno ha avuto il coraggio di denunciare.

Stamani i carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato sette persone. Qualcuno ha provato a resistere e ripartire dalle macerie del precedente blitz, avvenuto nel marzo scorso, in un territorio dove si sono succeduti al potere boss del calibro di Benedetto Spera e Ciccio Pastoia.

Nel recente passato il bastone del comando era passato da Francesco Lo Gerfo a Giuseppe Vasta, arrestato nell’operazione Jafar del marzo scorso, di cui il blitz di oggi segna il completamento. Un capitolo delle indagini riguarda anche lo spaccio della droga, soprattutto cocaina, che a Misilmeri compravano nella vicina Palermo.

Francesco Ciaramitaro, Giosuè Cucca e Alessandro Ginelli sono accusati di associazione mafiosa. Organizzavano i summit fra gli affiliati, programmavano ed eseguivano le estorsioni. Di estorsione aggravata rispondono anche Rosario La Barbera e Alessandro Ravesi. A Gaetano Pravatà, invece, vengono contestati i reati legati allo spaccio di droga e allo smercio di soldi falsi. Pietro Formoso, invece, è finito nei guai perché avrebbe volato l’obbligo di soggiorno per incontrare alcuni pregiudicati.

 


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