Ecco le mogli e le nonne di mafia | "Gesù ho paura, facciamo guerra?" - Live Sicilia

Ecco le mogli e le nonne di mafia | “Gesù ho paura, facciamo guerra?”

Un frame del video degli investigatori

La retata antimafia a Santa Maria del Gesù vista da una prospettiva femminile. Le compagne dei killer di Mirko Sciacchitano capirono che stava accadendo qualcosa di grave. La nonna di Francesco Urso, risparmiato dalla vendetta, era pronta a fare valere il suo lignaggio mafioso per proteggere il nipote.

PALERMO - IL BLITZ
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2 min di lettura

PALERMO – Le donne di mafia si dividevano fra la paura di chi è giovane, la prudenza di chi è grande e la rabbia di chi è avanti negli anni. Ecco la retata antimafia a Santa Maria di Gesù vista da una prospettiva femminile.

Le mogli dei presunti killer avevano capito che, il giorno dell’omicidio di Mirko Sciacchitano, stesse per accadere qualcosa di grave. Le microspie hanno registrato tante voci. “Sono tutti pronti… ho paura… chissà dove stanno andando”, disse una di loro “L’ho visto… ma che è successo… dice che sono pronti… chissà dove stanno andando..”, aggiungeva un’altra. C’era chi si sorprendeva del fatto che i mariti di fossero scambiati i vestiti: “… perfino la giacca di Francesco ha messo”. Un’altra non riusciva a trattenere la tensione: “… io ho paura… Signore… Gesù… Ma perché io non riesco più a guidare…”.

Nei nastri magnetici delle intercettazioni è rimasta impressa anche la voce di un’altra donna. Quando Francesco Urso, l’uomo che sparò a Luigi Cona scatenando la vendetta costata la vita a Sciacchitano, capì di averla fatta grossa si allontanò da Palermo per farvi rientro quando le acque si calmarono. I carabinieri hanno registrato il suo dialogo con la nonna Provvidenza. Ha un cognome pesante, Aglieri. “Che c’è da fare? – chiedeva la nonna al nipote -. Dobbiamo ammazzare a tutti?… che si deve fare la guerra, si deve fare?”. Poi, invitava il nipote a guardarsi le spalle: “Io ti dico, stai attento perché non lo so che cosa avevano in mente… così la cosa si è calmata… così dicono a nonna”. Forse la sete di vendetta si era placata con la morte di Schiacchitano. Forse alla fine il peso mafioso della famiglia di Urso aveva davvero messo le cose a posto come diceva la nonna. Perché mafioso è il padre, Giuseppe, e mafiosi sono lo zio e il nonno, Cosimo e Pietro Vernengo.

Quando Urso, per paura, era scappato da Palermo con destinazione Milano la madre Rosa aveva cercato di convincerlo a seguire un codice di comportamento mafioso. Doveva rientrare in città per farsi interrogare dai carabinieri solo dopo aver ottenuto il consenso: “Statti bello calmo che facciamo le cose belle sistemate… hai capito? Qua c’è troppa chiacchiera. È buono che vedono l’ombra… già subito lo sanno peggio della questura è. Hai capito che cos’è? Per questo io ti dico. Noi dobbiamo fare le cose belle che non dobbiamo avere il torto, ora facciamo le cose che mi hanno de…. capito? Che io ho parlato con mio cugino, hai capito? Ora mi ha detto, non ti preoccupare che ora risolviamo, tutto a posto”. Il cugino è Cosimo Vernengo, un un altro pezzo grosso della mafia di corso dei Mille.


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