Gli Arena di Librino |Nuovi assetti di Cosa nostra - Live Sicilia

Gli Arena di Librino |Nuovi assetti di Cosa nostra

Nel 2007 i vertici delle cosche convocarono un summit per evitare uno scontro tra gli Arena e i Nizza che si contendevano il monopolio del traffico di droga. In quella riunione fu firmato un accordo, che oggi sarebbe saltato. (Nella foto l'arresto di Giovanni Arena, capo della famiglia, nel 2011)

Clan Santapaola
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CATANIA – Cosa nostra, a Catania, è in continua evoluzione. Sono saltati equilibri e assetti, perchè la mafia catanese deve difendersi dalle azioni di polizia giudiziaria che ultimamente ha fatto piazza pulita delle “teste di serie” dei clan catanesi. E per “resistere” agli attacchi dello Stato è (forse) più strategico non farsi la guerra e procedere con “joint venture” criminali. Librino resta una delle roccaforti delle cosche ed è in questo momento storico il quartier generale dei Santapaola, con Andrea Nizza. Il capo riuscito fino a oggi a “sfuggire” alle manette, anche se i carabinieri hanno fatto terra bruciata attorno al latitante, che ha perso i suoi più fidati fiancheggiatori. Ma il boss potrebbe contare sull’alleanza di una delle famiglie storiche del malaffare di Librino: gli Arena, infatti, sarebbero tornati nelle file dei Santapaola dopo aver stretto un’alleanza con gli Sciuto Tigna.

Nuovi assetti ed equilibri nella mappatura della criminalità catanese, dicevamo. Gli Arena e i Nizza hanno gestito gli affari attorno al palazzo di cemento fin dagli anni ’90 portando l’effige dei Santapaola, ma ad un certo punto erano nate tensioni per chi doveva essere “il re” indiscusso dell’impero della droga del Palazzo di Cemento. E’ stato convocato un summit per “acquietare” gli animi ed evitare uno scontro. Era il 2007: viene deciso che i Nizza restano referenti dei Santapaola, mentre gli Arena trovano “protezione” tra gli Sciuto Tigna e i Cappello Carateddi di Orazio Privitera. Giovanni Arena e Fabrizio Nizza sono stati per anni i “temuti” boss di Viale Moncada, questo fino alla cattura dei due capimafia.

Giovanni Arena fu catturato al termine di una brillante caccia all’uomo da parte della Squadra Mobile di Catania: il pericoloso latitante si complimentò con gli uomini all’epoca giudati da Giovanni Signer. Prima di essere trasferito in carcere uno dei magistrati della Dda di Catania gli avrebbe accennato alla possibilità di entrare nel programma di collaboratore di giustizia ma Giovanni Arena non avrebbe accettato. Decisione, invece, presa da Fabrizio Nizza arrestato nel 2013 dai carabinieri. Le rivelazioni del “signore di Librino” avrebbero portato a determinare il nuovo organigramma della mafia di Librino con gli Arena, che decapitati dal capofamiglia, sarebbero tornati tra le file dei Santapaola.

Una rivelazione che trova piena conferma dalle informazioni sull’arresto di uno dei figli di Giovanni Arena eseguito dai carabinieri di Catania pochi mesi fa. Forse una “soffiata”, gli investigatori chiudono le porte a qualsiasi domanda dei giornalisti, avrebbe portato i militari fino al covo bunker del rampollo della famiglia di trafficanti, che era latitante da circa tre mesi. I carabinieri inseriscono Massimiliano Arena nella famiglia Santapaola – Ercolano: segno tangibile come l’accordo definito durante il summit del 2007 è saltato. Un effetto dovuto – come detto – anche agli arresti e ai processi celebrati negli ultimi mesi.

Il clan Sciuto Tigna di fatto non esiste più. Effetto anche di una bonifica di pallottole operata dall’interno: con omicidi e vendette che hanno portato all’estinzione della famiglia mafiosa. Il padrino Biagio Sciuto è dietro le sbarre e, qualche settimana fa, è stato condannato all’ergastolo (anche se si tratta di una sentenza di primo grado e non definitiva). Il potere di protezione dei Tigna, con il boss in carcere, si è completamente annullato e la famiglia Arena, decapitata del vertice (il latitante Giovanni), si è trovata improvvisamente senza punti di riferimento mafioso. A quel punto la soluzione potrebbe essere stata (condizionale d’obbligo) quella di ricreare l’alleanza con i Santapaola. Una decisione quella di creare dei veri e propri cartelli mafiosi che emerge da moltissime inchieste: alcune di queste riguardano anche Librino. L’indagine Fort Apache aveva svelato l’accordo siglato tra Santapaola, Cursoti e Cappello per gestire una piazza di spaccio nella città satellite. La mafia militare stringe alleanze contro lo Stato in una guerra ancora da vincere.  Anche se, prendendo in prestito le parole pronunciate dall’ex procuratore Giovanni Salvi “molte battaglie sono state già vinte”.


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