Caro Ingroia, lei parla da ex pm | oppure da fedelissimo di Crocetta? - Live Sicilia

Caro Ingroia, lei parla da ex pm | oppure da fedelissimo di Crocetta?

"Al di là della vicenda giudiziaria, se la Sicilia è ridotta in questo stato, soprattutto sul piano finanziario, Cuffaro ha delle responsabilità enormi". Parole di Antonio Ingroia. Ma a che titolo ha parlato l'ex pm, se lui permette la domanda?

Il caso Cuffaro
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Caro dottor Ingroia, ma lei a che titolo parla? Infatti, lei dal suo pulpito ha tuonato: “Si deve riconoscere a Cuffaro la dignità con la quale ha affrontato il carcere per regolare i propri conti con la giustizia, cosa, del resto, normale in uno stato di diritto. Ha tenuto finora un dignitoso silenzioso, ma non si proponga proprio lui a dispensare consigli per il bene dei siciliani. Abbia il buon gusto di tacere. Cuffaro ha delle responsabilità enormi. Sono sue le principali responsabilità se oggi la mia Regione è in dissesto finanziario, sono sue le responsabilità dei buchi neri, sono sue le responsabilità di tutte le assunzioni clientelari che avvenivano, guarda caso, proprio alla vigilia di elezioni. Insomma, lui è il rappresentante di una politica che faremmo bene a dimenticare”.

Ecco, fermo restando che la libertà è tale perché dà modo a tutti di esprimersi liberamente, giusto una domanda: lei, dottore Ingroia, nella titolarità di quale ruolo ha fornito il suo parere?

Dal piglio tribunalizio, dal tintinnio di certezze, si direbbe che lei parli ancora da pm, con adamantina sicumera, proprio come quando pontificava con la toga sulle spalle, quando distillava capi d’accusa che somigliavano già a sentenze di condanna belle e stampate. Peccato che lei non eserciti più – i maligni mormorerebbero: grazie a Dio – dunque, nel caso, indosserebbe un abito che non le compete.

Forse, invece, ha parlato da leader politico, da partigiano della Costituzione, della rettitudine, della moralità, da unico alfiere – quale lei probabilmente si ritiene – dell’etica e della radicalità. Anche nella presente circostanza, sarebbe  la partigianeria mal riposta di una carriera rivoluzionaria disseccata dall’aridità dei consensi. Insomma, una scarna tribuna, una tribunetta del dibattito pubblico.

Oppure lei parla, liberamente, appunto, da libero cittadino: alla stregua di uno dei tanti che bevono il caffè al bar, guardano la televisione e maledicono il primo bersaglio disponibile, perché tale è la virulenza dei tempi. E non avrebbe neanche torto: il Cuffarismo è stato soprattutto una tecnica del potere clientelare e davvero ‘da dimenticare’, solo che la sua voce, caro dottor Ingroia, varrebbe zero lo stesso. Da quando fanno punteggio i caffè al bar?

Ora che ci pensiamo meglio, viene un sospetto. Che lei, invece, parli nella qualità, personalmente in persona, di amministratore di Sicilia e- Servizi, ergo esponente di punta di un’altra rivoluzione, da gran ciambellano del Crocettismo avanzato. Lei, cioè, interpreterebbe l’ingranaggio dello sfascio presente che se la prende con l’artefice del disastro passato, il grido del nominato da uno che sta affondando la Sicilia contro colui che cominciò a imbarcare acqua e che rappresenta un magnifico alibi per tutti gli incapaci (no, non lei, dottor Ingroia, per carità) di governo, raziocinio e di sentimento.

E mancherebbe giusto questo nel catalogo delle oscenità da sopportare, all’ombra della recita rivoltante offerta da Saro e dai suoi derivati. Ci mancherebbe proprio l’accanimento contro la libertà di un uomo, appena uscito dalla sua cella, che vorrebbe soltanto liberamente esprimersi – dire come la pensa su tutto – senza che accorra il solito pubblico ministero delle coscienze a incatenargli la lingua con gli schiavettoni.

 


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