Tram, ritardi e politica last-minute | Orlando dimostri che lo sa fare - Live Sicilia

Tram, ritardi e politica last-minute | Orlando dimostri che lo sa fare

Il dibattito infinito sul contratto di servizio dell'Amat, a ridosso della scadenza che comporterebbe il disimpegno dei fondi, contraddice l'immagine che il primo cittadino ha costruito di sé. Ora serve un sussulto.

Palermo - Il contratto di servizio Amat
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PALERMO – Una volta, un paio di mesi fa, gliel’ha anche detto. Definendolo “una calamità” e attaccandolo per l’improvvisazione, per le decisioni last-minute, per le correzioni di rotta, di fatto riproponendo al suo pubblico l’immagine contrapposta a Rosario Crocetta che Leoluca Orlando ha voluto costruire di sé in questi tre anni di guida del Comune di Palermo: un sindaco programmatore al cospetto di un presidente della Regione che recita a soggetto, un primo cittadino saldamente al comando della macchina amministrativa contro un governatore che le redini in mano non le ha avute mai, un politico che “lo sa fare” accanto a uno che, semplicemente, no. Eppure, lo spettacolo cui Palermo assiste sul tram va esattamente nella direzione opposta: le cronache di Roberto Immesi descrivono in questi giorni una città in balìa delle infinite discussioni sul nuovo contratto dell’Amat, spaventata dal fantasma della restituzione all’Europa della montagna di quattrini utilizzata per realizzare la nuova opera e minacciata addirittura di rimanere senza soldi e senza sindaco se l’ultimo “sì” non dovesse arrivare fra pochi giorni.
A complicare tutto, poi, ci si mette la cronaca. Il blitz della guardia di finanza negli uffici della Ragioneria generale di Palazzo delle Aquile per fare luce sulla gestione del mega-appalto, oltre a ingarbugliare il dibattito politico, evoca le mille inchieste che in questi anni hanno visto incespicare l’azione della Regione. Non sappiamo, oggi, su quali ipotesi di reato lavori la pm Daniela Varone, che certamente analizzerà con rigore ogni atto del tram, ma è un dovere di ogni cittadino sperare che eventuali reati siano puniti senza bloccare la nuova grande opera che Palermo già intravede. Che le decisioni che competono alla politica non siano delegate da Orlando, come da un Crocetta qualunque, alla magistratura. Che non rallenti per questa indagine, come spesso avviene alla Regione, un dibattito che già ha visto troppi fogli cadere dal calendario.
Il contratto dell’Amat, si obietterà, è arrivato in consiglio solo lunedì. Nel mondo della forma è certamente così, ma in quello della sostanza, in quello della politica che Orlando ha promesso (e spesso dimostrato) ai palermitani di saper fare, la realtà è ben diversa: l’inaugurazione del cantiere per il tram risale al 2006, il progetto definitivo al 2001, l’inizio del dibattito addirittura agli anni Ottanta del secolo scorso. Che la scadenza sarebbe stata questa, che questa settimana si sarebbe dovuti arrivare a una decisione, insomma, lo si sa da anni: non certo da lunedì, non da metà dicembre quando l’atto è stato trasmesso a Sala delle Lapidi e neanche dai primi giorni d’autunno, quando la giunta ha approvato la bozza di cui oggi si discute. Eppure, fra le minacce di dimissioni e i distinguo infiniti, Orlando è ugualmente arrivato all’ultimo minuto. Come un Crocetta qualunque.
La disputa, senza giri di parole, è chiaramente comprensibile. I buchi provocati in parte nei conti dell’Amat dal tram, ma anche – per essere chiari – da altre attività poco redditizie, devono essere coperti in qualche modo, e nessun politico vuole mettere la firma, e la faccia, su quella che i palermitani percepiranno come una nuova tassa, i 120 euro necessari per il pass d’accesso alla Ztl. Eppure, in tutto il mondo, i sistemi di trasporto pubblico locale funzionano così: in rosso, con altre entrate a compensare un servizio garantito a tutti. Se si dovesse o meno aggiungere perdita a perdita era chiaramente una scelta politica. Il tempo per farla, però, è scaduto: con la città sventrata dai binari, con le carrozze pronte a circolare per Palermo, con i soldi dell’Europa già spesi non c’è più spazio per i ripensamenti. Ai cinquanta ospiti di Sala delle Lapidi e al sindaco che “lo sa fare” non è consentito, oggi, il ravvedimento dell’ultimo minuto. Non è consentito essere un Crocetta qualunque.

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