Geni della lampada e clientele | Ecco cos'è la politica - Live Sicilia

Geni della lampada e clientele | Ecco cos’è la politica

Indovina indovinello: cosa hanno in comune Alice Anselmo, Francantonio Genovese e Beatrice Lorenzin? Il corsivo.

Punti nascita, capigruppo e dintorni
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C’erano una volta gli esecrabili partiti con i loro numi tutelari, sfregiati dalla mitologia della sinistra radical-scalfariana. Bettino Craxi era il Cinghialone, Giulio Andreotti, il Mandarino, Giuliano Amato, il Dottor Sottile, etc…. C’erano le sezioni con la falce e il martello che raccoglievano schiere di appassionati trinariciuti: secondo Giovannino Guareschi la terza narice era collegata agli indottrinamenti di Mosca. C’erano le voci bianche che intonavano “O Biancofiore simbol d’amore”, punteggiando i raduni della Balena Bianca, cioè della Democrazia Cristiana. Un periodo orribile.

Poi, in tempi più recenti si manifestò ancora qualcuno che tentò l’approccio del marketing che pure si rifaceva all’ideologia: il maestro indiscusso fu Silvio Berlusconi, al netto perfino dei somari che trasformò in cavalli alati con un tocco di bacchetta magica; il Professore Prodi tentò di suonare la melodia per topolini adoranti, zufolando su accordi diversi: la moderazione, il volare bassi, zitti e pedalare… Erano ancora ornamenti che somigliavano, appunto, alla politica dei nostri nonni. E si presentavano, davvero, pacchiani.

Ora, finalmente, nell’evo scintillante che accompagna le magnifiche sorti progressive della Sicilia – sempre avanti a petto in fuori siamo in tutto – ogni equivoco è stato chiarito. Ma quale marketing! Ma quale ideologia! Ma quale zufoli e zampogne! I partiti sono macchine per esaudire i desideri e i sogni di tutti; lampade magiche col genio incorporato. Un colpo di strofinaccio e – oplà – spunta il bestione azzurrognolo di Aladdin, col suo sottomesso intercalare: “Zi badrone”.

Per esempio, ti chiami Alice Anselmo, giovane deputata palermitana, docente alla Kore di Enna. Sei approdata all’Ars dal listino bloccato del presidente Crocetta. Ti sei appiccicata alla manica della giacchetta un elenco di simboli lungo quanto la Quaresima: Megafono, Territorio, Drs, Udc, Articolo 4, fino al Pd. Perché non puntare alla carica di capogruppo di un partito di cui praticamente non hai mai fatto parte, dove non ti conosce nessuno, se lo desideri? Massì, dai… Detto e fatto con la benedizione di Davide Faraone, plenipotenziario renziano in Sicilia.: “Il Pd oggi è un partito al 40 per cento, non si può pensare che chi rappresenta quasi la metà del Paese possa stare a guardare il pedigree dei comunisti e dica che tutti gli altri devono restare fuori”. Sarà, ma c’è modo e modo; chiedi alla polvere di Enrico Berlinguer.

Per esempio, ti chiami Gianfranco Micciché e hai un grosso problema: rimettere insieme i cocci dell’un tempo gloriosa e sicula Forza Italia. Desiderio urgente e cocente. Che fai? Colpetto alla lampada, ed ecco che – sotto forma di genio – si lascia arruolare nientemeno che Francantonio Genovese, ex piddino, già centravanti della squadra avversaria; giuridicamente azzoppato, eppure ancora in grado di segnare qualche bel gol. E siccome sei appunto Micciché e non hai mai avuto il vizio di nasconderti dietro un lanterne o lampadine, rivendichi senza tentennamenti: “Questo non è certamente un passaggio in ci si stanno guadagnando posizioni, perché vengono da noi che siamo opposizione in Sicilia e a livello nazionale. Non mi pare che ci possano essere dubbi di questo tipo”. Dove gli innominati ‘loro’ comporrebbero il numero di candidati, candidabili e serventi al pezzo che Francantonio porterà con sé. Il leader si sposta? Il gruppo lo segue da una bandiera all’altra, senza battere ciglio.

Come erano complicati – che tedio – i partitonzoli di allora, con i congressi, le riunioni di corrente, i pissi pissi bau bau privati, le pubbliche concioni. Tanto, uguale era lo scopo: il potere per il potere. Sempre quello era il massimo dei desideri e dei sogni. Oggi, vuoi mettere, le cose sono molto più semplici, più dirette, assai meno mediate. E si arriva prima.

Ennesimo esempio. Ha raccontato il nostro Salvo Toscano sulla spinosa questione dei punti nascita: “Troppi pochi parti a Petralia Sottana, con un punto nascita ‘snobbato’ anche dai residenti. Questa la ragione che ha spinto il ministero della Salute a non concedere la deroga per la struttura madonita. Deroga che invece potrebbe ottenere Licata, che si avvicina molto alla soglia dei 500 parti all’anno. E anche Bronte, malgrado il punto nascite del centro del Catanese, tradizionale roccaforte del partito del ministro della salute Beatrice Lorenzin, si attesti molto al di sotto dei 500 parti. Ma in quest’ultimo caso, secondo la relazione del Comitato Percorso Nascita nazionale del ministero, il punto nascita è inserito in una ristrutturazione complessiva di quella parte di territorio”.

Insomma, cosa potrebbe salvare le cicogne tremebonde nella contea dell’Ncd: “la tradizionale roccaforte” del partito ministeriale che in quelle contrade annovera due calibri quali il duo Castiglione-Firrarello, o “il magno e plauditissimo percorso di ristrutturazione”? Un colpo di strofinaccio, prego.


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