Ancora proteste contro la discarica |A pochi metri da istituto scolastico - Live Sicilia

Ancora proteste contro la discarica |A pochi metri da istituto scolastico

Dopo le propteste della fine dell'anno scorso, il Comitato ha organizzato un sit in per denunciare la grave situazione relativa alla discarica a due passi dall'Oasi del Simeto e dalla scuola Fontanarossa.

CATANIA – “Oggi manifestiamo davanti a una scuola perché i nostri bambini sono costretti a studiare in un luogo inadeguato e dannoso”. Così esordisce Salvatore Perricone, responsabile del comitato che ha portato innanzi alle istituzioni catanesi il dramma della collina di Primosole, intossicata dalle emissioni del biovalorizzatore. “Alla fine di Ottobre 2015 avevamo emissioni notevoli in alcune ore del giorno, adesso ne abbiamo di meno intense ma per tutta la giornata. Sempre che il vento non soffi da questo lato: allora è peggio”, racconta Perricone a Live Sicilia.

Del resto basta appena mezz’ora per iniziare a respirare – letteralmente – il disagio di questa gente. Tra le ragioni del sit-in presso una scuola pubblica, allora, quella di ribadire la problematica dinanzi ad una struttura statale. Tuttavia il riscontro è minimo: oggi si sono raccolti qui appena una trentina di cittadini. “Eppure il problema delle emissioni coinvolge oltre duemila persone, la maggior parte delle quali manda i figli proprio in questa scuola”, spiega Stefano Materia, già segretario FIOM-CGIL ma presente in veste tutt’altro che politica: “Abito a 4 km dagli impianti e ne subisco le conseguenze come tutti noi. Bisogna considerare che la “Fontanarossa” dista invece appena un chilometro”.

Le conseguenze ce le riferisce una delle mamme: “La scuola non ha palestra, perciò le lezioni di educazione fisica si svolgono all’aperto, in queste condizioni. Del resto anche i locali non possono essere facilmente arieggiati; mio figlio soffre di asma e non è l’unico”. Invece i genitori presenti sono davvero pochi, anche considerando che nell’istituto si trovano bambini dai tre ai dodici anni.

E, mentre in sede legale viene valutata la possibilità di chiedere un risarcimento al Comune, le idee non si arrestano: “Pensiamo di replicare la protesta davanti agli impianti della Sicula Trasporti, stavolta in modo più sostenuto”, afferma Materia, “e se la situazione persiste siamo pronti a recarci in massa al Comune di Catania. Abbiamo chiesto verifiche più efficaci agli organi di controllo: quando il vento soffia da sud le esalazioni arrivano alla zona industriale, ad appena 2 km da qui, anche se la ditta sostiene che la distanza dagli impianti sia di 7 km”. Ma che risposta ha dato il Comune alla petizione lanciata alla fine di Ottobre 2015? Ne parla Giovanni Messina, vicepresidente del comitato: “La VI commissione consiliare ha ascoltato sia noi che la Sicula Trasporti. L’impresa si è impegnata a ridurre le emissioni, ma ha anche ammesso di lavorare oltre le proprie capacità, essendo al momento l’unico impianto a norma almeno in questa parte della Sicilia”.

Difficile, per la verità, pensare ad una “norma” quando un sito a 500 m dall’Oasi del Simeto è definito “zona industriale ad uso di discarica” ed anche le acque risentono di tale condizione: già a Ferragosto 2014 si sono trovati pesci morti alla foce del Gornalunga, mentre i residenti cominciano a subire gli effetti delle falde acquifere intossicate dal percolato (liquame generato dai resti delle immondizie trattate negli impianti e poi deposti in discarica, a contatto con l’acqua piovana).

Iniziano a diffondersi malattie della pelle e infezioni da parassiti: molti si difendono raccogliendo l’acqua dalle fontane catanesi. Resta fermo l’appello ai punti della petizione, già sottoscritti da circa 600 persone: primo, la chiusura dell’impianto attivo presso la collina di Primosole; poi il blocco del secondo impianto Biomed, che dovrebbe sorgere proprio su una falda acquifera. Infine una misura decisamente strategica: la riclassificazione della zona nella tabella dell’inquinamento acustico da 6 a 2: s’intende, da zona industriale a residenziale. Il che, è evidente, imporrebbe condizioni del tutto diverse dalle attuali.


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