Colpo alla famiglia Santapaola |Arresti e sequestri della polizia - Live Sicilia

Colpo alla famiglia Santapaola |Arresti e sequestri della polizia

I reati contestati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni e furti. Obbligo di firma per Irene Santapaola (figlia di Salvatore scomparso nel 2003): personaggio chiave è il marito Roberto Vacante (L'ARRESTO IN DIRETTA). Sequestrate diverse società: tra cui ristoranti e uno stabilimento balneare I NOMI DI TUTTE LE SOCIETA'. (Il video della polizia CLICCA QUI) I NOMI DEGLI ARRESTATI

CATANIA – La pressione delle mani dello Stato questa volta ha piegato il cuore finanziario e patrimoniale di Cosa nostra catanese. Il colpo è stato assestato direttamente ai vertici della “famiglia”: l’entourage criminale è quello legato a Irene Santapaola, figlia di Salvatore, fratello – quest’ultimo – del capomafia Nitto, deceduto nel 2003.  E’ il marito della rampolla di “sangue” dei Santapaola, Roberto Vacante, il personaggio chiave dell’inchiesta coordinata dal Procuratore Michelangelo Patanè e dal sostituto della Dda Rocco Liguori. Nome già conosciuto dagli investigatori per essere rimasto investito da diversi cicloni investigativi. Il suo volto è stato riconosciuto dai cronisti questa mattina che hanno assistito all’uscita degli arrestati dagli uffici della Questura di via Ventimiglia.

Sedici persone sono finite nell’elenco di un’ordinanza di custodia cautelare e molte società sono state strappate al controllo del Clan Santapoala Ercolano. La Squadra Mobile di Catania ha eseguito cinque arresti in carcere, tre ai domiciliari, mentre agli altri otto è stato disposto dal Gip l’obbligo di firma. Oltre questo i poliziotti hanno sequestrato diverse società affidate alla gestione di un amministratore giudiziario. Tra le aziende sequestrate la Sporting Italia intestata (fittiziamente secondo gli investigatori) a Irene Santapaola, già colpita da un provvedimento di misure di prevenzione della Dia, che opera nella gestione dei campetti di calcio. Ma nonostante questo Roberto Vacante, il reale manager della società, stava procedendo a un nuovo investimento nello stesso settore: a Nesima stava costruendo nuovi impianti sportivi sotto l’effige della The Bull Dog Camp Cooperativa. Da qui il nome del blitz, Bulldog.

Gli indagati, che sono molti di più di quelli che oggi sono destinatari della misura, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, furti e intestazione fittizia di beni. L’inchiesta coordinata dalla Dda di Catania ha radiografato gli affari della famiglia di “sangue” di Cosa nostra catanese: in particolare hanno fotografato l’interessamento (ormai diventato abitudine) dei rappresentanti del gotha dei Santapaola a investire nel settore economico, attraverso la “ripulitura” in attività finanziare e commerciali del denaro sporco.

In particolare Vacante e i suoi familiari – secondo le ricostruzioni delle indagini – sarebbero direttamente collegate a diverse attività commerciali formalmente riconducibili ad altri soggetti. A loro infatti è stato contestato il reato di intestazioni fittizie di beni con il contestuale sequestro preventivo. In totale sono stati posti sotto amministrazione giudiziaria due impianti sportivi di calcetto, di cui uno in fase di realizzazione, un parcheggio, un autolavaggio, un ristorante, una rosticceria, un’attività commerciale ed uno stabilimento balneare, del valore complessivo di svariati milioni di euro. La moglie di Vacante è accusata di intestazione fittizia di beni e per lei è stato disposto l’obbligo di dimora con obbligo di firma oggi giorno agli uffici della Pg.

Ancora una volta l’indagine ha portato alla luce tra le attività illecite poste in essere dalla famiglia mafiosa quello del “recupero crediti”, il creditore invece di rivolgersi ad avvocati che cercheranno di riottenere i debiti attraverso gli strumenti previsti dalla legge chiede “supporto” a boss o esponenti della criminalità organizzata che con i tradizionali mezzi di intimidazione e minaccia cercherà di “recuperare” le somme, di cui una fetta entrerà nelle casse del clan. Questa “attività” occupava un posto di rilievo nel gruppo che farebbe capo a Roberto Vacante. Su questo piano però non c’è stata la collaborazione degli imprenditori debitori con la magistratura

I furti contestati agli indagati sono tre: due dei quali ai danni di una sala bingo in territorio di Ferentino (FR), che sarebbero stati organizzati dal gruppo e commessi, con la complicità di  Danilo Di Maria, impiegato della sala bingo, da Giuseppe Celestino Vacante e Santo Patanè, rispettivamente fratello e factotum del capo Roberto Vacante.

La figura che fa scattare le indagini è un altro personaggio chiave: Francesco Russo, a cui è contestato il concorso esterno in associazione mafiosa e oggi finito ai domiciliari. Russo non è direttamente affiliato al clan ma le sue condotte illecite avrebbero favorito (anche economicamente) gli interessi della famiglia Santapaola. Nel corso degli accertamenti, partite nel novembre 2012 al termine di un’altra inchiesta che portò al sequestro di alcuni ristoranti e attività commerciali che sarebbero state gestite da Enzo Santapaola e i fratelli Ercolano (il processo è in corso), sono stati notati diversi episodi che servivano a depistare le forze dell’ordine. Uno degli indagati, ma non colpito dall’ordinanza di oggi, più volte si recava al cimitero con un omaggio floreale apparentemente destinato ai defunti. Un particolare non sfugge agli inquirenti: i fiori erano finti. L’escamotage – poco furbo per la verità – serviva al soggetto monitorato a incontrarsi al camposanto con altri esponenti del gruppo criminale.

A chiudere il cerchio sulle contestazioni le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia provenienti dalle file del clan Santapoala come Santo La Causa, Carmelo Di Stefano e Giuseppe Scollo. E non si possono dimenticare le rivelazioni di Eugenio Sturiale e della moglie Palma Biondi: i due affermano di aver fatto conoscere Roberto Vacante e Irene Santapaola. Un appuntamento che portò poi i due a convolare a nozze.

 


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