Eni, il prete antimafia di Gela: | "La città muore, dov'è Crocetta?" - Live Sicilia

Eni, il prete antimafia di Gela: | “La città muore, dov’è Crocetta?”

Don Luigi Petralia, sacerdote della Parrocchia Santa Lucia, è stato anche il confessore del governatore. Al quale lancia qualche frecciata: "Qui non viene nemmeno il figlio più illustre. Così si fa il gioco della mafia. I deputati nazionali e regionali donino un mese di stipendio ai lavoratori". (Nella foto tratta da Facebook, Crocetta e don Luigi)

Il sacerdote al fianco dei lavoratori
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GELA – “Non si cada nell’indigenza. Il lavoro è terminato e le promesse sono sempre a tempo indeterminato”. Tuona contro i politici “incapaci e immobili, soprattutto a livello regionale e nazionale”, don Luigi Petralia, direttore diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro. Il sacerdote della Parrocchia Santa Lucia ha scritto una lettera aperta ai lavoratori, non risparmiando aspre e dure critiche ai rappresentanti politici della città degli ultimi anni. “Si tocca con mano l’abbandono dello Stato. Così non si fa altro che spalancare le porte per il lauto banchetto alle mafie – scrive – . Questi politici prendano in mano la problematica Eni di Gela e portino la vertenza in campo nazionale, affinché si apra una via di speranza e di serio interessamento verso i lavoratori. Sono loro – prosegue – i veri e forti ‘ultimi samurai’ di questa lotta per la sopravvivenza, altro che i politici!”.

Poi l’affondo al Governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che però non cita mai. “Tutti dormono sogni tranquilli – ancora don Petralia – mentre la città muore, e nessuno corre al capezzale di una città morente… neppure il ‘figlio più illustre!’. Dov’è il governo, con in testa il suo Presidente? La sfiducia verso le Istituzioni rischia di crescere senza limiti con il contraccolpo di gravi disordini sociali a causa della mancanza persino del pane”.

Poi la provocazione. “I deputati nazionali e i consiglieri regionali tutti, destinino fino a che non risolvono la situazione, 1/12 del loro stipendio ai lavoratori dell’indotto del petrolchimico di Gela, che non vedono un solo centesimo da diversi mesi. Una sorta di risarcimento – si legge nella lettera – per… incapacità di ufficio, e non certo come elemosina! Non è, e non vogliamo fare vittimismo, ma solo constatare i fatti e spronare verso una unità nazionale che non è stata mai completata nella coscienza e nella realtà dei fatti”.

Don Luigi accenna pure al progetto di conversazione della Raffineria che definisce “senza dubbio una forma di inganno” perché “di fatto tutto è bloccato. Il diretto è fermo e l’indotto non esiste più”. Il direttore della pastorale del Lavoro ha espresso la vicinanza della Chiesa perche questa situazione “non ci deve lasciare muti e indifferenti. Condividiamo le sofferenze e le speranze dei nostri concittadini e fedeli. Ma la Chiesa diocesana non ha la possibilità di offrire soluzioni su questo piano lavorativo industriale”. Quindi il parroco si dice “fiducioso nel sussulto di dignità umana e cristiana di quanti svolgono il proprio compito nella classe politica”.

Intanto, i blocchi proseguono. Una manifestazione ad oltranza che isola Gela e che coinvolge tutto il tessuto commerciale. Nel primo pomeriggio di ieri anche il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, insieme con i deputati Giancarlo Cancelleri ed Alessandro Di Battista, hanno fatto visita ai lavoratori “per portare loro la nostra concreta solidarietà”. “Il ministero è socio di maggioranza dell’Eni – dicono -. Se vuole può intervenire. Noi ci siamo. Ma Renzi? Unitamente al governo di questa regione, non ha interesse a risolvere questa vicenda. La nostra linea – aggiungono – è chiara. Da sempre proponiamo il risanamento ambientale. Chiediamo una soluzione ponte attraverso la concessione dei fondi Feg per poi passare alle bonifiche. Per noi – ancora i portavoce del Movimento Cinque Stelle – l’unica forma di sviluppo per questo territorio passa dai settori del turismo e dell’agroalimentare. I governi che si sono succeduti ne tempo hanno sacrificato la salute dei cittadini sull’altare dello sviluppo industriale”.  “Vogliamo tenere alta l’attenzione su questa manifestazione – concludono -. Chi vuole portare avanti il piano dell’Eni non è del Movimento Cinque Stelle”.

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