Giustizia, i nodi del sistema Catania |Crimine minorile, "Celere risposta" - Live Sicilia

Giustizia, i nodi del sistema Catania |Crimine minorile, “Celere risposta”

La Presidente della Corte d'Appello Tafuri analizza "la situazione disastrosa degli uffici giudiziari". Ampio spazio anche alla giustizia minorile e ai crimini che coinvolgono i giovanissimi.

Inaugurazione anno giudiziario
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CATANIA – Un pensiero a Giuseppe Gennaro. Carolina Tafuri, presidente (facente funzioni) della Corte d’Appello di Catania, prima di iniziare a leggere la lunga relazione sullo stato dell’arte della giustizia del distretto e “aprire” ufficialmente l’anno giudiziario ha voluto dedicare un momento di cordoglio alla figura del magistrato catanese, scomparso prima delle festività natalizie. Le prime parole della Presidente sono state dedicate alla “disastrosa situazione degli uffici catanesi”. E non a caso Giuseppe Meliadò, appena nominato guida della Corte d’Appello di Catania, nell’intervista rilasciata a LiveSicilia ha evidenziato che “l’edilizia giudiziaria è il nodo prioritario” da affrontare. Un problema sollevato anche dal Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Maurizio Magnano di San Lio. “Le difficoltà sono nelle soluzioni logistiche – afferma pochi minuti prima dell’inizio della ceriminia ospitata nel Palazzo di Giustizia di piazza Verga. “Si lavora veramente in condizioni disastrose” – aggiunge l’avvocato. E questo significa soffocare le esigenze del cittadino. “Perchè vedere la propria causa prolungarsi per due o tre anni è una non-giustizia” – incalza il presidente dell’Ordine che però ha accolto con fiducia le parole di Meliadò e si dichiara “pronto alla collaborazione”.

Tra i presenti, il sindaco Enzo Bianco, l'assessore Barbagallo, il prefetto Federico e il Questore Cardona

“Uffici insufficienti nelle strutture e dispersi sul territorio cittadino con conseguenze pesantemente negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione locale”. Le parole pronunciate da Carolina Tafuri sono un grido d’allarme. Ad ascoltare i vertici istituzionali e militari di Catania e anche del Governo nazionale e regionale. In prima fila accanto al Sindaco Enzo Bianco, l’assessore regionale Anthony Barbagallo, dall’altro lato della platea (sempre in prima fila) il Presidente del Tribunale, Bruno Di Marco e il Procuratore Michelangelo Patanè. Tra i rappresentanti istituzionali anche il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. “La situazione è ancor più grave degli anni precedenti – incalza la Tafuri – a fronte di tale stato di cose il Presidente del Tribunale si è visto costretto a riprogrammare il calendario delle udienze dei giudici civili, con un inevitabile allungamento dei tempi processuali”.

Tra i presenti il vescovo di Catania, Mons. Gristina, il sottosegretario Castiglione, il presidente del Tribunale Di Marco e il procuratore Patanè

Ecco dunque che i deficit strutturali e logistici aggravano il problema della giustizia lumaca. Un problema atavico dell’Italia, che “è uno dei Paesi agli ultimi posti in Europa per i tempi di trattazione delle cause”. Edilizia giudiziaria disastrosa, dicevamo. Un dramma che accomuna tutti gli uffici: Procura della Repubblica, Tribunale dei Minorenni, Tribunale di Sorveglianza e Giudice di Pace. Il Ministro – questo è l’appello – deve trovare una soluzione tampone, in attesa di una riforma definitiva. E su questo fronte sono incoraggianti le parole di Orlando, ma tanti sono stati i proclami che si sono susseguiti in questi anni. Ora servono i fatti. E dunque “sempre la Speranza è l’ultima dea”.

Non è risolto il problema delle carenze di organico. Soprattutto sotto il profilo del personale amministrativo. Tutti gli uffici denunciano gravi deficit di organico. Per Di Marco, presidente del Tribunale, la situazione è “insostenibile”. Le scoperture si attestano su una percentuale media del 7%. Disastrosa la situazione per il Tribunale del Lavoro, in questo caso anche il numero dei giudici è insufficiente alle pendenze.

Positiva l’analisi sulla performance della Corte d’Appello di Catania. E’ buona – si legge nella relazione – per la parte del processo civile. In questo settore giudiziario si è notata una significativa diminuzione nelle controversie in materia urbanistico edilizia che vedono coinvolta la Pubblica Amministrazione. Un dato merita di essere evidenziato. Sono aumentati i divorzi a Catania. Si è registrato l’aumento del numero delle separazioni consensuali e giudiziali. Sotto il profilo economico finanziario e imprenditoriale, si rileva invece che il numero dei fallimenti è rimasto quasi immutato.

La giustizia penale merita un argomentazione più complessa. Il problema principale – tante e troppe volte ripetuto – che affligge il settore è la sproporzione tra carico di lavoro e risorse umane. E le pendenze sono sempre in aumento anche per il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Per la Presidente “la soluzione alle criticità del sistema presuppone o un aumento dei magistrati, del personale di cancelleria e delle relative strutture logistiche o una riduzione del numero dei processi da realizzare tramite opportune modifiche legislative”.

La Presidente Tafuri ricorda che la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania è la terza in Italia per numero di indagati e sottoposti a misure cautelari. Queste cifre comportano un aggravamento di carico di lavoro per i pm, per i Gip, per i Giudici del Tribunale della Liberta, per i Giudici del Tribunale e della Corte d’Appello. Senza dimenticare il grande numero di maxi- processi che causano il trasferimento nelle aule bunker di Bicocca. Una “migrazione” logistica che porta a dover concentrare la trattazione di un dibattimento in una sola giornata e quindi a far slittare gli altri procedimenti. E questo significa ancora una volta allungare i tempi del processo.

Dalle indagini e dai processi arrivano dei dati sui fenomeni criminali. Incremento dei reati per droga, con il preoccupante coinvolgimento di giovanissiimi. Si sono ridotti invece i reati sessuali, di pedopornografia e stalking. In diminuzione i reati tributari. Sono in aumento le prescrizioni. “In relazione a questo va ribadito – afferma la Tafuri – che le sostituzioni, le riconversioni professionali e le sovrapposizioni hanno senza dubbio determinato un rallentamento dell’attività processuale”.

L’ultimo capitolo (ma non meno importante) è dedicato alla giustizia minorile. Sul settore penale “deve segnalarsi – si legge nella relazione – la tenuta della criminalità minorile catanese su livelli di primato nazionale”. La Tafuri preme per una celere e puntuale risposta “tenuto conto anche della funzione educativa del processo penale”. Su questo punto deve sottolinearsi la forte incidenza che hanno sulla criminalità minorile i fattori socio-ambientali del territorio. “Permangono condizioni di povertà irrisolte, non è stata superata la difficoltà a raggiungere un accettabile livello di istruzione primaria e secondaria, e sebbene sia stata istituita una scuola di istruzione superiore a Librino, manca una programmazione scolastica generale tale da evitare che nel passaggio periferico al centro urbano si disperdano centinaia di potenziali alunni, anche per una difficoltà di integrazione sociale, sia di ordine culturale che economico”.

 

 


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