Il patto d'acciaio tra quelli della casta - Live Sicilia

Il patto d’acciaio tra quelli della casta

E’ già trascorso il primo mese del nuovo anno e c’è ben poco da stare allegri sul fronte della politica regionale, anzi, abbiamo più di un motivo per credere che il 2016 andrà peggio del 2015. Andrà peggio perché all’incapacità e mediocrità della nostra classe politica, abbastanza conclamata, si aggiungerà la malsana frenesia elettorale di chi ha il carbone bagnato. Il progressivo avvicinarsi delle elezioni amministrative in parecchi comuni, tra cui Palermo, e regionali (entrambe nel 2017), fa legittimamente supporre che assisteremo a una folle corsa al consenso con ogni mezzo disponibile e a spregiudicate
manovre tattiche “di Palazzo” su alleanze e candidature. Insomma, forse c’è chi non se n’è accorto ma siamo già in piena campagna elettorale e gli attori in scena sono, manco a dirlo, i soliti noti.

Lo stesso Crocetta quater è stato un espediente elettorale, un governicchio messo su dopo aspre lacerazioni tra correnti e fazioni all’assalto dell’agognata poltrona, per tentare di consolidare il voto d’apparato, lo zoccolo duro dei partiti e dei baroni delle preferenze. In tale lacrimevole quadro non esistono centro, sinistra e destra; tutti sembrano accomunati dalla medesima febbre, salvare il salvabile dopo una disastrosa legislatura in cui non è stata approvata, né sarà approvata, alcuna riforma degna di tal nome e in cui si sono susseguiti quattro sedicenti governi rivoluzionari presieduti da un governatore rivelatosi di una inadeguatezza davvero imbarazzante.

Ecco la logica perversa che ha determinato in maniera assolutamente trasversale, e immaginiamo determinerà, operazioni di riciclaggio di personale politico protagonista di stagioni da dimenticare poste in essere, in Sicilia, dal PD di Matteo Renzi e da Forza Italia ritornata sotto la guida di Gianfranco Miccichè. Evidentemente gli scrupoli non vanno di moda da quelle parti. La parola d’ordine generale è conservare il potere e tutelare la casta,
la stessa che in questi anni – attraverso un indissolubile patto d’acciaio interno da fare impallidire il vecchio consociativismo siculo tra DC e PCI – ha mantenuto strette le leve del comando e non intende mollarle. Serve alimentare la macchina infernale del consenso, costi quel che costi.

E’ in gioco la rielezione, con le sue scandalose indennità e privilegi annessi, e la
sopravvivenza dell’ancien régime minacciato dalle truppe grilline (seppure i pentastellati devono cominciare a fare i conti con rilevanti contraddizioni emerse in alcune realtà dove amministrano) e dal profondo scontento dei cittadini. Ma nulla importa a dirigenti, capi corrente, onorevoli e portaborse dell’indignazione diffusa tra la gente per il deserto offerto dalle istituzioni regionali, governo e parlamento, in tre anni e tre mesi di non lavoro, di
strafalcioni, di finte mozioni di sfiducia, di impugnative e commissariamenti romani a raffica. A questi cittadini indignati si possono opporre strizzatine d’occhio agli amici in attesa di favori e le sale stracolme agli incontri di certi personaggi che in un paese normale avrebbero difficoltà a uscire per strada, mentre nella terra del Gattopardo sono acclamati e riveriti, fossero pure reduci dalle patrie galere o sotto giudizio per gravi reati.

Augurarsi un anno migliore è un sentimento spontaneo, sapendo che per certi versi occorre affidarsi a Dio, per chi crede, o al destino. In politica è diverso, non dipende da Dio, né dal destino, cambiare le cose e mandare a casa i responsabili delle drammatiche condizioni sociali, economiche e finanziarie in cui agonizza la Sicilia. Dipende da noi cominciare a costruire percorsi di buona politica e di buon governo, e non lo si fa certo decidendo di astenersi dalla partecipazione e dal voto, tanto meno affidandosi a improbabili profeti o ri-affidandosi a chi ha dato ampia prova di non meritare la fiducia
dell’elettore sano. Chi, invece, rimane ancora legato, per convenienze personali, a malate pratiche di scambio sappia che non fa il bene della comunità, ne fa scempio, e ne dovrà rispondere alle nuove generazioni.

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