Dalle borse Louis Vuitton ai fumetti | Ecco chi rischia il processo penale - Live Sicilia

Dalle borse Louis Vuitton ai fumetti | Ecco chi rischia il processo penale

Secondo i pubblici ministeri ordinari, ci sarebbero gli elementi per processare dodici capigruppo con l'accusa di peculato. Gli anni di legislatura finiti sotto inchiesta vanno dal 2008 a 2012.

L'INCHIESTA sulle spese all'Ars
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PALERMO – Dai soldi trasferiti nei conti correnti personali alle ceste natalizie, dalle cene al ristorante alla spesa al supermercato, dalle borse Louis Vuitton alle cravatte Hermes. C’è tutto questo nelle contestazioni che la Procura della Repubblica ha rivolto agli ex capigruppo dell’Assemblea regionale siciliana. Gli anni di legislatura finiti sotto inchiesta vanno dal 2008 a 2012. A spulciare le carte sono stati i finanzieri del Nucleo tutela spesa pubblica della Polizia tributaria che hanno stilato due informative. Una consegnata alla Procura regionale della Corte dei Conti e l’altra alla Procura ordinaria.

Secondo i pm del Palazzo di giustizia, ci sarebbero gli elementi per processare dodici capigruppo con l’accusa di peculato. Si tratta di Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola D’Agostino, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini, Cataldo Fiorenza, Salvatore Pogliese e Cateno De Luca. I pubblici ministeri nel luglio scorso hanno deciso di contestare solo le spese totalmente estranee ai fini politici. Escluso, dunque, anche il capitolo più oneroso, quello che riguardava le spese per i dipendenti dei gruppi.

Adesso sarà il giudice per l’udienza preliminare Riccardo Ricciardi a stabilire se davvero di spese pazze si trattò e a decidere se celebrare il processo ai componenti dell’ex parlamento siciliano. Resta stralciata la posizione di altri 86 parlamentari indagati, per la metà di essi la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione.

L’ex capogruppo di Fli e poi dell’Udc, Giulia Adamo, risultò avere pagato liquori e vini con un assegno da 1.600 euro. L’onorevole marsalese avrebbe anche disposto il pagamento o il rimborso di 440 euro per una borsa Louis Vuitton, cravatte e carrè di seta “Hermes” per 1.320 euro, una borsa Bagagli da 145 euro. Per i pm non sono “meglio giustificate” spese per oltre 48 mila euro dell’ex capogruppo del Pid Marianna Caronia.

Quando tra i capigruppo (di Forza del Sud) figurava anche Cateno De Luca, con i soldi del gruppo parlamentare (6.698 euro per l’esattezza), il politico di Fiumedinisi avrebbe continuato a pagare le rate leasing dell’Audi A6 nonostante fosse uscito dal partito. Inoltre lo stesso De Luca avrebbe utilizzato i soldi del gruppo (1.810 euro) per comprare 133 agende Nazareno Gabrielli consegnate alla sua segreterie politica di Messina. Con 39 mila euro del gruppo, invece, Cataldo Fiorenza avrebbe fatto acquisti in negozi di abbigliamento, gioiellerie, supermercati, farmacie, negozi di giocattoli, arredamento, elettronica, centri estetici, ristoranti, pasticcerie, pizzerie, enoteche.

Secondo la Procura, Innocenzo Leontini, ex capogruppo di Forza Italia, si sarebbe appropriato di 7.100 euro del gruppo per un acquisto in una gioielleria di Modica, 210 euro per due piatti di cristallo, 486 euro per un servizio di sei tazze, 236 euro per tre piatti da portata in acciaio, 15 euro per un cesto floreale , 237 euro spesi al supermercato per comprare panettoni, pandori e bottiglie di spumante.

Un capitolo a parte merita quello riguardante le “automobili”. Leontini infatti avrebbe speso 830 euro per riparare una “non meglio identificata autovettura”, 51 per pagare una multa per una sua infrazione al codice della strada. E sempre a proposito di auto, l’ex capogruppo del Pid, Rudy Maira, si sarebbe fatto rimborsare le spese (48 mila euro e 29 mila) per il leasing della sua auto personale: una Audi A6 V6 3.0 Fap quattro Tiptronic. Un po’ come Francesco Musotto, che avrebbe utilizzato 22 mila euro per le spese della Audio A6 a disposizione del senatore e allora commissario regionale del Mpa, Vincenzo Oliva. Ad Oliva sarebbero state rimborsate ulteriori spese per 17 mila e 500 euro.

L’ex capogruppo di Fli Livio Marrocco, invece, avrebbe speso mille euro per un soggiorno in albergo, 1.782 euro alla voce regalie, 1651 euro giustificati come “pranzi di Pasqua, acquisto di pasta fresca, abbigliamento, articoli da profumeria, ottica, lavanderia, erogazioni liberali, revisione motociclo personale”. Ma i soldi, secondo i pm, sarebbero stati usati dallo stesso Marrocco anche per altre spese del gruppo, fra cui panettoni e spumanti (40 euro), acquisti in un bar di Palermo (16 euro anticipati da un dipendente del gruppo) e 179 euro per l’acquisto di fumetti Diabolik. Così come mancherebbero le pezze d’appoggio per giustificare alla voce “attività politica” i nove mila euro ricevuti quando era semplice deputato del gruppo.

A Francesco Musotto, oltre al leasing dell’auto del commissario Mpa, sono state contestate spese per 24.100 euro, soldi prelevati in undici assegni. E persino 160 mila euro movimentati in contanti (tra 45 mila che a suo dire sarebbero stati consegnati a Raffaele Lombardo che lo ha smentito) o in assegni, alcuni dei quali utilizzati per pagare persone “non appartenenti al gruppo”. Ingiustificate sarebbero anche alcune spese di Salvo Pogliese: 1.200 euro per la “sostituzione di varie serrature e varie maniglie per porte” nello studio catanese del padre, la permanenza in un albergo anche dei familiari e 280 euro per la retta scolastica del figlio.

Paolo Ruggirello del Gruppo misto si sarebbe appropriato di 3500 euro di cui non avrebbe fornito alcuna pezza d’appoggio. Giambattista Bufardeci di Grande Sud avrebbe prelevato 4278 euro, utilizzati per “spese varie inerenti ad alberghi, ristoranti e di altre spese non documentate”. A Nunzio Cappadona, capogruppo di Mps, viene contestato di essersi appropriato di 15 mila euro “sul cui impiego non veniva fornito alcun documento fiscale, contabile ed extracontabile” ed inoltre avrebbe disposto il pagamento di poco più di 14 mila euro in favore della cognata, sua collaboratrice personale. Infine ci sono i 26 mila ero contestati a Nicola D’Agostino giustificati alla voce “contributo di funzionamento”. 


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