La mafia dei polli allo spiedo | Se il girarrosto è Cosa nostra - Live Sicilia

La mafia dei polli allo spiedo | Se il girarrosto è Cosa nostra

Silvio Guerrera

Storie di Cosa nostra a Tommaso Natale. Un rosticciere screditava la mercanzia di un vicino. Che, però, era il figlio del boss e il commerciante fu costretto a chiedere scusa.

PALERMO – Anche un pollo arrosto può avere il sapore di Cosa nostra. Serafino Piazzese era uno che si annacava, come si dice nelle borgate palermitane. Si vantava cioè per la sua vicinanza ai pezzi grossi della mafia. Su tutti i boss Lo Piccolo, il padre Salvatore e il figlio Sandro.

Forse è per questo che nessuno osava rimproverarlo per quella che il pentito Silvio Guerrera definisce la “spavalderia” di Piazzese. “Piazzese ha la rosticceria a piazza Rossi, a Tommaso Natale – racconta il collaboratore di giustizia -… anche con me si vantava di conoscere vari soggetti, tra cui il Palazzotto (oggi al 41 bis con l’accusa di essere stato il capomafia dell’Arenella, ndr), i Lo Piccolo, padre e figli, Caporrimo (Giulio Capirrimo, boss di San Lorenzo, ndr) e tale atteggiamento era considerato spavaldo. Non so dire se facesse parte dell’organizzazione mafiosa, ricordo che gliel’ho pure chiesto e lui rispondeva semplicemente che lavorava, ma che era comunque a disposizione degli ‘amici’ intendendo che poteva fare cortesie per Cosa Nostra”.

Guerrera e Piazzese sono finiti in carcere assieme nel blitz Apocalisse del giugno 2014. Quando il primo ha deciso di saltare il fosso nei suoi verbali ha parlato anche del secondo: “Ho avuto problemi con questa persona perché parlava male della rosticceria di mio figlio. Avevamo saputo infatti che lo stesso, se qualcuno voleva acquistare pollo arrosto, lui rispondeva che quelli di mio figlio non erano buoni e mandava i clienti altrove. Mio figlio si era molto alterato e voleva andarci a parlare ma io glielo ho sconsigliato e ci ho mandato a parlare Mimmo Barone (pure lui in cella, ndr) che lo conosceva”.

A quel punto Piazzese avrebbe capito che era opportuno fare un passo indietro: “Piazzese, saputo da Barone che io ero il responsabile di Cardillo, si preoccupò della questione e venne a scusarsi al negozio di mio figlio per il malinteso. La vicenda in questione risale al 2013”.

 


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