La compagnia dei viziati - Live Sicilia

La compagnia dei viziati

L'inchiesta di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati ci consegna la storia di due giovani, Emanuele Caramma e Walter Virga.

PALERMO – Rampanti, spavaldi e soprattutto forti di un cognome pesante. Una forza che, a giudicare dalle conversazioni, gonfiava loro il petto. Le frasi sono rimaste impresse nei nastri magnetici dei finanzieri della Polizia tributaria. L’inchiesta di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati ci consegna la storia di due giovani, Emanuele Caramma e Walter Virga. Il primo è il figlio di Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, sotto inchiesta e sospesa dal Csm. Il secondo, condivide la scomoda veste di indagato assieme al padre Tommaso, ex presidente di una sezione del Tribunale di Palermo e trasferito a Roma.

“Forse a lui non diamo niente”, diceva Emanuele Caramma. Parlava al plurale. In quel “noi” includeva se stesso e la madre. Secondo gli investigatori, faceva riferimento ad un qualche incarico che la Saguto avrebbe dovuto assegnare nell’ambito di un’amministrazione giudiziaria. Forse a un docente universitario. E qui si innesta un’altra vicenda già nota. Il figlio del giudice sapeva bene cosa c’era dietro il titolo di studi ottenuto all’università Kore di Enna. Lo apprendiamo dalle stesse parole del magistrato: “Emanuele è disperato perché sa che questa laurea è una farsa e non è giusto perché gli altri sgobbano per prenderla e lui invece non ha faticato”.

Emanuele Caramma non era neppure riuscito a memorizzare bene il titolo della propria tesi di laurea. Ebbe persino difficoltà a riferirlo al professore che, secondo la Procura di Caltanissetta, gli aveva procurato un elaborato bello e pronto. “L’ho copiato dal foglio che tu hai consegnato – disse il laureando al docente –. ‘I beni sottoposti ad amministrazione giudiziaria: bilanciamento fra tutela del mercato e garanzia della legalità'”. Il prof era Carmelo Provenzano, nominato amministratore giudiziario “di fatto” proprio dalla Saguto. Caramma fu premiato con otto voti, il massimo, dalla Commissione di laurea. Il lavoro dei membri di quella commissione della facoltà di Scienze economiche e giuridiche è finito sotto osservazione dei pm nisseni.

C’è di più perché all’indomani della proclamazione, uno dei membri della commissione, che lavorava pure lui a un’amministrazione giudiziaria, ricevette un bonifico duemila euro. Una parcella lecita, fino a prova contraria. Un altro docente che forse aveva fatto allusioni ai pagamenti era l’obiettivo dello studente e di quella sua frase: “Forse a lui non diamo niente”.

Di figlio in figlio. Lo stesso linguaggio spavaldo e sicuro di sé connotava le parole di Walter Virga. “… domani facciamo i bonifici. Io morirò, ma morirò ricco”, diceva il giovane avvocato nel pieno delle polemiche sui compensi assegnati agli amministratori giudiziari. Non solo era anche convinto di potere godere di un’impunità. Anche questa di riflesso, che si tramanda per eredità familiare. Cane non morde cane: “I magistrati si difendono tra di loro… io ti dico che pure se non fossero falsità, e lo sono, fino al terzo grado di giudizio 8.000 magistrati ne difendono uno”. L’ex presidente Saguto, prima di finire nell’occhio del ciclone aveva affidato a Virga jr la gestione dei beni Rappa e Bagagli. Per ingraziarsi il padre, dicono i pm di Caltanissetta, e stoppare sul nascere un possibile procedimento disciplinare.


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