L'ultimo dono del maresciallo Taibi | "Eri un albero che dava riparo" - Live Sicilia

L’ultimo dono del maresciallo Taibi | “Eri un albero che dava riparo”

Antonio Taibi

I buoni. La bontà è come un albero che cresce, senza fare rumore. Spesso viene fuori dopo. E prima non se ne sapeva nulla. Come dimostra, in fondo, questa storia: la storia di un ultimo, grande, regalo.

PALERMO- Com’è dolce la sera di Piazza Europa. Da qualche parte devono esserci le ombre di ciò che è stato, attaccate a un marciapiede, scivolate su un muro: l’eco delle voci delle madri che chiamavano dal balcone, il timbro più severo dei padri che si sovrapponeva, quando i figli si attardavano a giocare.

Vivere in una piazza è come abitare su un’isola. Come se un mare ti separasse dal resto della città. Antonio Taibi, maresciallo palermitano, assassinato un mese fa a Massa Carrara, era nato qui. E proprio qui si celebra una messa in suffragio di quest’anima bambina che aveva coronato il suo sogno: diventare un carabiniere. Era un buono, Antonio, dunque merita di stare nella galleria dei buoni che LiveSicilia, ogni domenica, va lucidando, per raccontare, oltre alla disperazione, la speranza. Era un buono, Antonio. Lo ripetono gli amici e i parenti convenuti nella chiesa di Sant’Eugenio. In prima fila, il padre, la madre e due fratelli.

La bontà è certificata dal dolore spontaneo, sbocciato dopo la scomparsa. Qualcuno racconta: “Ricordo il giorno del suo funerale in cui il vescovo descriveva Antonio come un albero nato da un piccolo seme all’apparenza insignificante e che col tempo, crescendo, mette i che rami offrono ombra e riparo per tutti. In ogni momento buio, ogni volta che avevo bisogno di riparo, lui c’era. Lui sapeva tifare per me come fa un tifoso per la sua squadra del cuore spingendomi con toni a volte duri e senza giri di parole verso le decisioni che mi hanno portato ad essere l’uomo che sono”.

Ed è un miracolo del lutto e dell’affetto se su Facebook, nella bacheca del maresciallo, continuano a fiorire messaggi: “Io non so che dire sono sconvolto aspettavo la tua chiamata prima di Pasqua per vederci a piazza Europa. Ricordo quando mi dicesti che saresti entrato nell’Arma ed eri contento perché ti eri sistemato”. “Siamo fortunati ad aver conosciuto Antonio un uomo onesto, leale, rispettoso della divisa che indossava e delle persone. Sono orgoglioso di essere stato suo amico e sarà sempre nel mio cuore”. Su Di Palermo, Gery Ferrara ha scritto: “Si dice di tanti, quasi di tutti, quando se ne vanno, ma questa volta era proprio così. Antonio Taibi era prima di ogni altra cosa un bravo ragazzo, una persona perbene”. Da ragazzino, difendeva i più piccoli a piazza Europa. Era un guardiano ai confini dell’isola: non permetteva che entrassero forestieri molesti. Un custode benigno. E aveva sempre un sorriso.

L’ultimo dono l’ha raccontato un lancio Ansa qualche giorno fa: “Destinare una stanza all’interno del comando provinciale dei carabinieri di Massa Carrara per accogliere le donne che denunciano abusi o violenze: è il progetto, partito da un’idea del club Apuania Soroptimist, che stava curando il maresciallo Antonio Taibi, ucciso lo scorso mese davanti la propria abitazione da Giuseppe Vignozzi con un colpo di pistola, per vendicare – così disse – i suoi due figli, spesso arrestati per reati legati alla droga. Il militare aveva avuto già diversi incontri con la presidente Soroptimist di Massa Carrara Antonella Piccini e, al progetto, mancavano soltanto alcune autorizzazioni. L’8 marzo Taibi avrebbe dovuto assistere, insieme alla sua famiglia, ad un concerto per raccogliere fondi da destinare alla ‘stanza delle donne’ che chiedono aiuto. Il concerto si terrà, come da programma, e verrà dedicato anche a lui. Il ricavato servirà alla nascita della stanza all’interno della caserma Plava di Massa per le donne che denunciano abusi”.

Com’è dolce la sera a piazza Europa, seppure velata da una foschia di tristezza. Guardi padre e madre, in prima fila, a Messa, e pensi che non se lo meritavano per la vita generosa che li ha resi amatissimi. Intorno, ci sono i ragazzi che sono diventati grandi, i grandi che sono un po’ invecchiati, figure dal profilo familiare, scaglie di polvere e luce, che arrivano da percorsi ormai diversi, che si riconoscono e si abbracciano. 

Era un buono, il maresciallo Antonio Taibi. Possedeva un bene silenzioso come un albero che non fa rumore, ma cresce e regala conforto ai più deboli. Alla fine della celebrazione, Maria, la mamma, distribuisce un bigliettino. C’è disegnato un cuore di rose intrecciato. Sopra c’è scritto: “Il nostro amore ci terrà sempre uniti”. Com’è dolce la sera delle ombre, tra marciapiede e muro.


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