Teatro, appello all'amministrazione |"Politica faccia un passo indietro" - Live Sicilia

Teatro, appello all’amministrazione |”Politica faccia un passo indietro”

Le vicende del teatro catanese, e della nomina del suo direttore, Giovanni Anfuso, al centro del dibattito di oggi pomeriggio ai Benedettini, senza esponenti di Palazzo degli Elefanti, dopo il rifiuto di partecipare da parte del primo cittadino e della sua squadra.

teatro stabile
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CATANIA – “La politica si astenga, faccia un passo indietro”. Con questa frase riferita al teatro Stabile, il professor Luciano Granozzi riassume lo spirito e la volontà che ha animato l’assemblea di oggi pomeriggio – gli stati generali del teatro – in un pienissimo Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, convocata insieme ai colleghi Fernando Gioviale e Antonio Di Grado, animati dallo scrittore Ottavio Cappellani e protagonisti di un dibattito social, nato all’indomani delle dimissioni di Nino Milazzo dalla presidenza del teatro. Da allora, dopo la proposizione di nomi più o meno disponibili – tra cui quello dell’attore Antonio Catania – fu lanciata l’idea di una selezione tra autorevoli uomini di cultura e teatri, per dare allo Stabile – sommerso da milioni di debiti – una possibilità in più per il futuro. “L’idea nasce dal web .- spiega il professor Di Grado. L’occasione è stata offerta dal valzer delle candidature per la presidenza. Quando ci siamo inseriti nella discussione, l’intenzione era quella dei ampliare il dibattito, il confronto”.

Insomma, se la politica si occupa di cultura, allora è lecito – come è lecito – che la cultura faccia politica, avviando e animando il dibattito, proponendo soluzioni, indicando problematiche, in un luogo, l’università, sede naturale del dibattito e di formazione del pubblico”. Un incontro realizzato monco, dato il rifiuto del sindaco e dell’amministrazione tutta a prendervi parte. Nonostante, in un primo tempo, proprio il sindaco avesse chiesto di cambiare la data – inizialmente si era pensato al 13 febbraio – proprio per poter partecipare. Ma, una nota stampa di domenica pomeriggio ha comunicato il rifiuto a essere presenti da parte del primo cittadino. “E questo – si legge nel comunicato – sia per la ristrettezza del tema e sia per le modalità che ne hanno visto sorgere la proposta e l’organizzazione”.

Un’occasione mancata, a detta di molti, “L’idea era quella di parlare, non di dichiarare guerra”, in cui il primo cittadino avrebbe potuto ascoltare le posizioni di chi per il teatro vive, di chi nel teatro crede, di chi di teatro campa. E di chi vorrebbe che si investisse, in denaro e passione, in un settore sempre troppo trascurato da chi la politica la fa per professione.E comunicare, al contrario, le motivazioni che, da tre anni a questa parte, ne hanno accompagnato le scelte relative alla governance, perché di questo si tratta, dello Stabile, un tempo fiore all’occhiello per la prosa.

E invece, l’incontro è stato piuttosto un momento, come ha evidenziato Cappellani “raro”, in cui gli esponenti della cultura cittadina, e in particolare del teatro, sono riusciti a stare da un’unica parte. Non senza qualche mea culpa, sul tempo perso nel decidere di affrontare la vicenda Stabile, sulla quale la polemica è accesa da anni. “Data la gente sono sempre più convinto che questa assemblea ci volesse – afferma il professor Gioviale. Forse avremmo potuto farlo prima – aggiunge – perché manca il confronto con la cittadinanza. Nessuna polemica – evidenzia- fatta salva la bontà della polemica, ma l’aver declinato l’invito, comunicato stampa, è un segnale”.

A entrare nel merito della questione, è però Cappellani. “Qui non stiamo parlando di politica, ma di potere – dice. Alcuni politici sono qui, per cui non è politica la questione. Volevo comunque ringraziare Enzo Bianco di cuore – ironizza: noi del mondo culturale, a Catania, normalmente ci massacriamo. Lui è riuscito a farci fare gruppo”. Secondo lo scrittore, che da tempo chiede che a guidare il teatro sia un uomo di cultura, con provata esperienza, che possa portarlo fuori dal baratro, l’assemblea sarebbe la dimostrazione del fatto che “il mondo della cultura non ama questa amministrazione – continua. Non è una questione contro Giovani Anfuso. La legge dice che il Cda e il presidente devono provenire dal mondo della cultura, non delle banche”.

E poi, in polemica con Orazio Torrisi, gestore del teatro Brancati, secondo cui occorre riformare la legge, per impedire l’ingerenza della politica: “La legge c’è e non deve essere cambiata – incalza Cappellani – quello che non va è la nomina di uno che per un grande attore (Leo Gullotta, in un articolo pubblicato su La Sicilia n.d.r.) non è in grado di sostenere il teatro e fare crescere la città “. 

 

 


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