L'inchiesta sul Capodanno | In quattro sotto processo - Live Sicilia

L’inchiesta sul Capodanno | In quattro sotto processo

Si tratta di dirigenti e funzionari del servizio Attività culturale del Comune di Palermo e di un imprenditore. Secondo l'accusa, ci furono irregolarità nella gara.

PALERMO – Tutti rinviati a giudizio. Inizierà il 4 aprile prossimo il processo sull’organizzazione dei festeggiamenti per il Capodanno 2013. Gli imputati sono quattro: il dirigente del servizio Attività culturali del Comune di Palermo, Ferdinando Ania, Francesca Ciancimino, componente dello staff del dirigente e il funzionario Salvatore Tallarita. Facevano parte della commissione che assegnò l’organizzazione dell’evento alla società Levana di Manfredi Lombardo, pure lui sotto processo. I dipendenti comunali sono accusati di abuso d’ufficio in concorso, l’imprenditore risponde di falso perché avrebbe autocertificato di possedere il Durc, il documento unico di regolarità contributiva senza il quale la Levana non avrebbe potuto partecipare alla gara e che in realtà avrebbe ottenuto solo dopo l’assegnazione. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Daniele Paci.

Fu la sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica a lavorare sull’esposto presentato, tramite l’avvocato Gisberto Barbera, da Andrea Peria, titolare dalla Terzo Millennio, una delle società escluse dalla gara. Per salutare il 2013 Palazzo delle Aquile affidò all’ultimo minuto l’organizzazione all’associazione Levana che portò in piazza Politeama il cantante Max Gazzè con una spesa di 128 mila euro. Un lavoro, quello della commissione, assai contestato e accompagnato da polemiche.

Secondo la Commissione, fondamentale era stato il fatto che la società vantasse l’esclusiva dell’artista proposto. Un’esclusiva che, ha sempre contestato Peria, nell’avviso comunale non era espressamente richiesta. Sul palco salì Gazzè e non Vinicio Capossela come proposto dalla Terzo Millennio e da altre due società arrivate a pari merito nella graduatoria. Secondo gli investigatori, “il criterio del maggior vantaggio economico era l’unico parametro che avrebbe dovuto guidare la scelta della commissione fra le quattro società che avevano ottenuto tutte il massimo punteggio di merito”. Anche su questo fronte ci sarebbe stata poca trasparenza: l’esibizione di Capossela costava 137 mila euro contro i 128 mila di Gazzè a cui, però, secondo l’accusa, andavano aggiunti altri 15 mila euro di diritti Siae.

Gli investigatori hanno sollevato dubbi, seppure non fosse un requisito richiesto, sulla stessa esclusività visto che “l’esito della selezione favorevole alla Levana sarebbe stata comunicata ufficialmente prima che alla commissione di valutazione pervenisse l’attestazione dell’esclusività dell’artista Max Gazzè e con tre giorni di anticipo rispetto a quello di conclusione dei lavori chiuso con il verbale di acquisizione del progetto”. E poi c’è la questione Durc. La Levana, nei giorni della gara, non ne era in possesso per una precedente inadempienza contributiva di 280 euro, poi sanata del tutto. Ecco perché gli inquirenti parlavano di “incuranza manifesta da Ania rispetto all’evidenzia falsità delle autodichiarazioni rese da Lombardo”. Lombardo che, quando Livesicilia, pubblicò la notizia, replicò: “Ho sempre operato nel rispetto della legalità, nella mia attività professionale e nel mio impegno civile e sociale in questa città. L’evento è stato, a detta di tutti, uno strepitoso successo, organizzato in pochissimi giorni e dove le difficoltà – compresi gli esposti per cercare di sequestrare il palco e bucce di banana varie, probabilmente tutti frutto delle stesse mani – non sono riuscite a farlo andare male. Ricordo che, durante le 7 ore dello show, si sono collegate in streaming con Palermo 18 mila persone. Mi addolora molto essere coinvolto nelle indagini, come una persona che ha agito non rispettando le regole”.

“Sono un funzionario culturale –  disse Tallarita -. Il mio compito è progettare iniziative e valutare dal punto di vista artistico le proposte. Ho applicato la norma. La buona fede è dimostrata dal fatto che a tutti abbiamo dato pari punteggio. Le prestazioni artistiche non si possono affidare al maggiore offerente, ma secondo intuitu personae. Ho piena fiducia nei giudici”.

“Sarà una verifica dibattimentale molto breve. Dai documenti già in possesso della procura e dagli altri che integreremo, emerge in maniera palese che in simili fattispecie di servizi non è prevista alcuna figura di Durc al momento della presentazione di progetti artistici o comunque infungibili”. A dichiararlo sono gli avvocati Nino Caleca, Andrea Crescimanno e Roberto Mangano, intervenendo sul rinvio a giudizio del loro cliente Manfredi Lombardo in relazione all’assegnazione dell’appalto per i festeggiamenti del Capodanno 2014 del Comune. “È la stessa norma che non prevede l’obbligatorietà del Durc al momento della presentazione – continuano gli avvocati – oltre all’avviso pubblico. E questo esclude di per se qualunque responsabilità di Manfredi Lombardo”.

La nota del Comune di Palermo. In merito alle notizie di stampa relative alle indagini giudiziarie sul capodanno 2014, si precisa che il Comune si è già costituito Parte civile durante le precedenti fasi del procedimento e che già all’epoca dei fatti sia il sindaco Leoluca Orlando, sia l’assessore alla Cultura pro-tempore, avevano segnalato agli uffici la necessità di produrre una dettagliata relazione sullo svolgimento della vicenda che presentava possibili anomalie.


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