Santapaola, "pizzo" al Bingo |Chiesta condanna di "Turi Palocco" - Live Sicilia

Santapaola, “pizzo” al Bingo |Chiesta condanna di “Turi Palocco”

Salvatore Mirabella sarebbe uno dei personaggi coinvolti nella presunta estorsione ai danni dei precedenti titolari dell'attività commerciale di Misterbianco. Una parte dei soldi sarebbe servita ad assicurare il mantenimento in carcere di Antonino Santapaola, fratello del capomafia Nitto.

il processo abbreviato
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CATANIA – Dieci anni di pagamenti per garantirsi la “protezione” della famiglia “Santapaola”. Dal 2002 al 2012 i vecchi gestori del Bingo di Misterbianco avrebbero versato regolarmente il pizzo a cosa nostra catanese. Somme che si sarebbero aggirate dai 2500 fino ai 5000 euro al mese. L’inchiesta che coinvolge u Ziu Ninu Santapaola, fratello del capomafia Nitto, lo scorso ottobre ha portato all’arresto da parte dei carabinieri delle menti criminali e dei presunti esattori. Il gruppo santapaoliano è quello del Villaggio Sant’Agata.

Salvatore Mirabella (detto Turi Palocco)

Il processo nel troncone con il rito abbreviato è arrivato al giro di boa: il pm Rocco Liguori ha discusso la requisitoria davanti al Gup e ha formulato le richieste di pena per i quattro imputati che hanno scelto il rito alternativo. Condanna a 8 anni di reclusione e 8 mila euro di multa è la richiesta del sostituto della Dda per Salvatore Mirabella (detto Turi Palocco). Per i fratelli Giuseppe e Paolo Mirabile, collaboratori di giustizia entrambi, la richiesta è di un anno e sei mesi di carcere. Chiesta, infine, l’assoluzione per Salvatore Fiore.

L’inchiesta trae origine dalle rivelazioni dei due imputati Giuseppe e Paolo Mirabile e anche del collaboratore di giustizia Carmelo Di Stefano. I carabinieri, coordinati dalla Dda, cercano riscontri alle dichiarazini dei tre pentiti e scoprono che per 10 anni i titolari dell’importante attività commerciale di Misterbianco avrebbero subito le angherie dell’organizzazione mafiosa dei Santapaola: oltre alla “pretesa” del pizzo, la cosca avrebbe “spinto” affinche gestione del parcheggio e servizio delle pulizie fosse affidato a “personaggi” amici dei vertici del Villaggio Sant’Agata. Giuseppe Mirabile racconta che sarebbe stato propiro lui ad avviare “l’estorsione” per conto dello zio Antonino Santapaola. La somma da versare dal 2002 fino al 2010 sarebbe stata di 2500 euro, dopo il 2010 sarebbe raddoppiata. La metà sarebbe servita a garantire lo stipendio e il mantenimento dei familiari dello Zio Nino Santapaola. Il fratello del capomafia ha optato per il rito ordinario: il difensore, l’avvocato Giuseppe Lipera, chiederà al Tribunale di nominare un consulente per una perizia utile a valutare la capacità di sostenere il giudizio da parte del suo assistito. Il legale inoltre produrrà – come ha già fatto nel corso di un altro procedimento – la sentenza di assoluzione del Tribunale di Caltanissetta scaturità proprio dalla condizione di salute di Antonino Santapaola.

La cassa in cui sarebbe confluito il “pizzo” pagato dai precedenti gestori dell’attività (ora in mano ad altri titolari totalmente estranei alla vicenda giudiziaria) sarebbe stata quella del gruppo del “Villaggio”. Una “frangia” che nel corso dell’ultimo decennio sarebbe stata al centro di faide sanguinarie e casi di lupara bianca. Tra i capi che sono subentrati ad Antonino Santapaola vi sono Raimondo Maugeri, ammazzato secondo la procura per ordine di Sebastiano Lo Giudice, capomafia dei Cappello Carateddi. A tenere le redini per un certo periodo ci sarebbe stato Giuseppe Rizzotto, ucciso secondo i racconti del collaboratore Fabrizio Nizza da uomini del suo stesso clan.


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