Lo sgarro della fila alle Poste | E uccisero il cane del direttore - Live Sicilia

Lo sgarro della fila alle Poste | E uccisero il cane del direttore

Vincenzo Adelfio segue gli spostamenti del direttore delle poste

Il blitz dei carabinieri ha portato alla luce un atto intimidatorio contro il funzionario della filiale di Villagrazia che, secondo Vincenzo Adelfio (nella foto), da ieri ai domiciliari, non gli avrebbe risparmiato lunghe code agli sportelli.

palermo, operazione brasca
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PALERMO – Con il nuovo direttore delle poste era costretto a fare la fila per pagare le bollette come tutti gli altri. Nessun trattamento di favore. E come se non bastasse, un giorno era stato persino allontanato in malo modo dagli uffici da un addetto alle pulizie. Nel mirino di Vincenzo Adelfio (da ieri ai domiciliari dopo il blitz dei carabinieri contro il mandamento di Santa Maria di Gesù) era finito il direttore della posta di Villagrazia, Francesco Ventimiglia. Una mancanza di rispetto da “punire” con l’uccisione del cane del funzionario, il taglio degli pneumatici dell’auto e l’imbrattamento di una fiancata con della vernice spray.

Per l’intimidazione, Adelfio aveva chiesto il “nulla osta” al capo mandamento di Santa Maria di Gesù Mario Marchese. L’uomo invitava, però, alla prudenza. “Dovete stare attenti che vi vede…” dice a Marchese ad Adelfio in una intercettazione ambientale, durante un colloquio tra i due in casa dello stesso capo mandamento. Vincenzo Adelfio aveva fornito, però, ampie rassicurazioni. Il direttore posteggiava la sua auto sempre accanto alla chiesa Maria SS. delle Grazie e “all’una non c’è più nessuno là… ci si mette un camioncino affianco… affianco alla macchina… un altro con la motocicletta gira… l’altro scende gli taglia i copertoni e se ne vanno… già ho preparato…già tutte cose!…”, spiegava a Marchese.

Un clima intimidatorio che, secondo gli investigatori, il direttore delle poste aveva avvertito. A confermarlo la circostanza che, nel giorno dell’atto intimidatorio, lo stesso direttore fosse uscito dai locali della posta con un bastone tra le mani. Adelfio lo racconta a Marchese: “Sai come camminava? Con il manganello nelle mani… che si doveva difendere”. Al capo mandamento Adelfio riporta anche il successo dell’operazione. “La macchina del direttore gliela ho sistemata! Se ne è andato a denunciare… ma ne è andato a denunciarne un munzieddu…”.

A raccontare ad Adelfio la reazione del direttore delle poste è il genero Placido Faraci, dopo un faccia a faccia con il funzionario. “Gli ho detto: qua nella borgata queste cose non sono mai successe… gli ho detto… non lo so… direttore… si vede che lei qua… o qua o fuori da qua non è ben visto…”. Intercettazione nella quale Faraci avverte lo stesso Ventimiglia che se non avesse cambiato atteggiamento, avrebbe potuto subire qualche altra intimidazione.

Atteggiamento che, almeno secondo i vertici dell’organizzazione, però, non è cambiato nel corso del tempo. “L’altro ieri…sono andato per ritirare una cosa di…di raccomandata… un’ora e mezzo”, raccontava Carlo Sorci a Vincenzo Adelfio. Che era convinto della necessità di ripetere, stavolta personalmente, l’intimidazione. “Ora gli vado a tagliare tutti e quattro i copertoni… gli devo buttare una lanna… di…di acido cosi la carrozzeria gli finisce tutta…”, diceva a Mario Marchese.

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