Sì alla riforma delle ex Province |Slittano ancora le elezioni - Live Sicilia

Sì alla riforma delle ex Province |Slittano ancora le elezioni

Sala d'Ercole ha votato il disegno di legge. La guida delle città metropolitane non andrà in automatico al sindaco del comune capoluogo.

PALERMO – L’Ars ci riprova. Per la seconda volta Sala d’Ercole dà il via libera alla riforma delle ex Province. E prova a correggere i punti critici che avevano portato il Consiglio dei ministri a impugnare la legge approvata lo scorso agosto. Ma resta ferma una delle norme più controverse. Il sindaco della Città metropolitana e il presidente dei Liberi consorzi non coincideranno con il sindaco del comune capoluogo. Un automatismo che il Partito democratico ha provato a introdurre, ma l’emendamento è stato respinto dall’Aula con il voto segreto. “Un passo falso che farà perdere ingenti risorse alle città metropolitane”, è stato il commento del vice capogruppo del Pd Giovanni Panepinto.

Diversamente da quanto previsto dalla legge Delrio, infatti, i nomi di chi sarà chiamato a guidare i nuovi enti di area vasta saranno scelti tramite elezioni di secondo livello. “Una scelta fondata sulla volontà di affermare la competenza esclusiva regionale”, spiega la commissione parlamentare. A eleggere presidenti, sindaci e i consiglieri dei nuovi enti intermedi non sarà più l’Adunanza elettorale, ma direttamente i sindaci e i consiglieri comunali di ciascun comune. Ma la vera novità è rappresentata dall’introduzione del voto ponderato. Così come previsto dalla legge Delrio, il peso di ciascun elettore cambierà in relazione alla popolazione complessiva del comune di cui è sindaco o consigliere.

Le elezioni si terranno una domenica tra 15 aprile e 30 giugno, di norma dopo la tornate delle elezioni amministrative. Il termine però è stato prorogato al 15 settembre in prima applicazione. Così come è stato prorogato il commissariamento delle ex Province al 30 settembre. Rimosso, poi, il limite di incandidabilità a presidenti di Liberi consorzi e sindaci metropolitani per i primi cittadini dei comuni il cui mandato scada nei 18 mesi antecedenti la data delle elezioni. Novità anche per ciò che riguarda gli organi dei nuovi enti. Eliminate le Adunanze elettorali, restano in piedi il Consiglio del Libero consorzio e il Consiglio metropolitano con funzioni di indirizzo e controllo. Il numero dei consigli varia in base alla popolazione degli enti. In particolare, saranno 18 nelle Città metropolitane con più di 800 mila abitanti e 14 fino negli enti fino a 800mila abitanti. Sedici, invece, 16 nei Liberi consorzi con più di 700mila abitanti, 12 componenti negli enti con popolazione superiore a 300mila abitanti e inferiore a 700 mila, 10 fino a 300 mila abitanti.

Restano in piedi l’Assemblea dei Liberi consorzi e la Conferenza metropolitana, composti da tutti i sindaci e i consiglieri comunali, ma solo con poteri consultivi e propositivi. Gli organi resteranno in carica per cinque anni. Gli incarichi di presidenti, sindaco e componenti degli organi saranno svolti esclusivamente a titolo gratuito, ferma restando la disciplina in materia di rimborsi, permessi per gli amministratori.

La nuova legge, infine, elimina la funzione di organizzazione e gestione dei servizi in materia di smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque che inizialmente l’Ars attribuiva a liberi Consorzi e Città metropolitane, quando i comuni non fossero in grado di provvedervi.

Parte della minoranza non ha partecipato al voto finale. Hanno lasciato Sala d’Ercole Forza Italia e Cantiere popolare. “Questa legge è una follia e sarà nuovamente impugnata”, ha affermato Toto Cordaro prima di abbandonare l’aula. “Da oggi nessuno potrà ancora continuare a riempirsi la bocca con l’autonomismo, che stato umiliato e mortificato” è l’opinione espressa da Nello Musumeci. Esulta, invece, la maggioranza. “Forse non è la miglior legge possibile, ma è comunque una buona legge – è il commento del vice capogruppo Pd Giovanni Panepinto -. Stiamo rimettendo in moto un ente che dovrà rafforzarsi. Ed è una legge che rassicura i 6000 dipendenti delle ex Province, perché mantiene inalterate le funzioni assegnate agli enti da questo parlamento”.

 


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