"Io e la baby squillo": capitolo primo | "All'inizio era un gioco erotico" - Live Sicilia

“Io e la baby squillo”: capitolo primo | “All’inizio era un gioco erotico”

L'uomo arrestato, Dario Nicolicchia

Ecco il verbale dell'uomo accusato di avere fatto prostituire la sedicenne. "Non dice la verità".

PALERMO – Le domande dicono più delle risposte. Perché Dario Nicolicchia, davanti al giudice e al pubblico ministero che lo interrogano, si trincera dietro i non ricordo quando le domande si fanno scomode. E poi, scarica tutta le colpe sulla sedicenne che, secondo l’accusa, avrebbe invece costretto a prostituirsi. Istigata dalla madre per motivi che appaiono oscuri la minorenne avrebbe deciso di rovinarlo. “Per non farmi uscire più da qui”, dice Nicolicchia riferendosi alla sua condizione di carcerato.

Ed invece, secondo gli investigatori, è l’indagato che non dice la verità, mentre il racconto della ragazza è pienamente attendibile. La descrive come una ragazzina disinvolta e a caccia di chissà quali esperienze forti. Una descrizione che si scontra con la realtà: quali perversioni può volere soddisfare una sedicenne con uomini che hanno superato i settanta? Ecco perché, dicono gli investigatori, la ragazzina era finita in un vicolo cieco, vittima di pressioni psicologiche e ricatti. Fino a quando non ha deciso di raccontare tutto alla madre ed è scattata la denuncia.

Il verbale del trentaduenne offre uno spaccato desolante di professionisti, molti di più di quelli finora identificati, che hanno avuto rapporti sessuali con la baby squillo. Mai incassato denaro, si difende l’indagato. Tutti, lui compreso, erano convinti che Naomi, così si faceva chiamare la minorenne, in realtà avesse già compiuto diciotto anni. Ed ancora: niente sesso a pagamento, ma giochi erotici, dice l’uomo davanti al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa, al pubblico ministero Claudio Camilleri e all’avvocato Laura Catania, in sostituzione del collega Gaetano Beninati (Nicolicchia nel frattempo ha deciso di farsi assistere da un legale di fiducia, Cinzia Pecoraro). Di avviso opposto gli investigatori che hanno condotto le indagini e che hanno consegnato un’informativa firmata dal capo della Mobile, Rodolfo Ruperti e da Rosaria Maida, dirigente della sezione reati contro i minorenni.

“Così ci siamo conosciuti”
“Nel 2013 circa settembre abbiamo preso un pullman insieme per andare a una fiera del fumetto a Catania – Nicolicchia racconta come ha conosciuto la minorenne -… poi abbiamo iniziato a sentirci, perché comunque mi doveva inviare delle foto fatte a me, io qualche foto fatta a lei in questa fiera chiaramente, foto in Cosplay… sono costumi riguardanti personaggi dei fumetti… giapponesi… l’età l’ho chiesta – aggiunge – quando poi ci siamo appunto frequentati e la ragazza mi aveva detto diciannove. Siccome non so voi avrete visto chiaramente foto e cose varie, non ne dimostrava… ed allora io comunque non mi metto a chiedere fammi vedere la carta di identità insomma eravamo tutti grandetti fondamentalmente”. Peccato, però che nel corso dell’interrogatorio l’età della ragazza nei suo ricordi è piuttosto variabile.

“Quando ho scoperto che era minorenne”
Ad un certo punto, però, la vera età della ragazzina sarebbe venuta a galla in maniera del tutto casuale perché “una persona con cui ci siamo incontrati mi aveva chiesto effettivamente i documenti ed io ero venuto a conoscenza del fatto che lei aveva modificato il suo documento con una matita… questo personaggio ci ha fatto pressione perché aveva dei dubbi sull’età, io li ho fatti anche a lei… insomma morale della favola siamo scesi a una età”. Nicolicchia dà nome e cognome all’uomo che ha avuto uno scrupolo di coscienza. Nessuno, neppure lui, si era accorto della reale età, addirittura “durante il suo diciassettesimo compleanno io avevo preparato due torte enormi, il regalo in un gattino, festa in ristorante, perché pensavo fossero i suoi diciotto, poi mi ha detto che in realtà ne faceva diciassette”.

All’inizio era un gioco erotico
È la minorenne a raccontare che all’inizio era un gioco erotico. Poi, sarebbe diventato un incubo per lei e un affare per lui. “Io stavo iniziando a dimagrire, insomma ritrovare una personalità”, racconta Nicolicchia, ammettendo di essere stato travolto dalla minorenne e dal suo desiderio “di volere provare delle situazioni più… di osare di più. Io ricordo le sue parole che erano non mi basta non mi basta… io non nego che questa cosa mi ha preso tanto… mi ha espresso la sua volontà, il suo desiderio di volere provare appunto determinate diciamo esperienze con qualcun altro anche a tre… questa cosa mi allettava parecchio, devo dire che nel… nel senso sessuale cioè mi dava stimoli maggiori, io ho accettato cosciente del fatto che fosse maggiorenne”.

I guardoni del Foro Italico
Nicolicchia non parla di Naomi come di una vittima, piuttosto era lei a condurre il gioco. A cominciare dal suo modo di vestire. Era “molto provocante… un’ostentazione eccessiva, donne molto corte, scollature molto ampie, ampi spacchi con spesso camice completamente aperte”. Il primo incontro avviene alle “sette di sera già faceva buio… noi eravamo sul prato praticamente e ci siamo spostati in delle banchine per stare più in intimità… c’era un tizio che comunque passava… e lei mi ha detto ah vediamo che fa e ha incominciato a tenersi più aperta la camicetta… questa persona si è avvicinata, le ha fatto dei complimenti… lei era sorridente mi ha detto no tranquillo non sta facendo niente di male, sta solo toccando… io mi sono rilassato, ho preso la cosa con eccitazione… non c’è stato alcun soldo, alcun euro, lei mi ha detto ti è piaciuto? Sì mi è piaciuto ok”. E sarebbe stata lei, due giorni dopo a proporle di tornare al Foro Italico: “… magari rincontriamo Francesco… siamo andati un po’ più avanti… e in quel caso lei ha praticato un rapporto orale a lui…. non ha ricevuto soldi, ma ha ricevuto bensì una collanina… probabilmente oro bianco”.

La passione per le foto
Al secondo appuntamento, Nicolicchia inizia a fare delle foto mentre Naomi è in intimità con Francesco. Anche lui sa che si tratta di “prove che ha preso la squadra mobile. Erano nel computer… con il telefonino sì. Ritraggono lei che… in ginocchio. Io vedendola sorridere vedendola felice sinceramente non riuscivo a distinguere bene o male perché per me era una cosa nuova e sinceramente mi fomentava”.

“Una coppia giovane e aperta”
Francesco fu il primo a contattarlo, quando ancora non era stato neppure pubblicato l’annuncio on line. “Cercava una coppia giovane ed aperta ed io l’ho proposto a lei… l’ho voluto incontrare, l’ho visto e mi è sembrata una persona a posto, abbiamo parlato del fatto che lui spesso lui ama frequentare coppie o donne da sole, insomma queste cose così e ho detto va be eventualmente ne riparliamo… da lì ci siamo spostati effettivamente in questa abitazione… lui non faceva nulla, stava lì ad osservare ed io e Francesca eravamo sul letto che amoreggiavamo… ha atteso che a quanto pare finissimo… si è spogliato e hanno avuto un rapporto”. Ed arrivarono i soldi, “queste duecento euro” che Francesco avrebbe dato alla ragazza: “Non ho alcun motivo di prendere soldi da una persona, perché avevo il mio lavoro”.

Il giro di soldi
Nicolicchia descrive l’abitazione di via Ugo La Malfa: “Vicino l’Euronix… villette… ci siamo fermati con la macchina, è arrivato lui… ricevendo quei soldi si è invogliata… ha incominciato a farmi altri discorsi, tipo… ma io con dieci minuti che ho fatto una cosa dice posso avere tutto questo”. A quel punto i due decidono di attivare una linea telefonica dedicata: “… visto che comunque ci volevamo mettere a fare questi giochi di scambi etc. etc., ripeto sempre senza alcun fine poi economico, avevamo creato un numero telefonico per non essere disturbati chiaramente al numero principale al numero personale, ed allora tramite questo Francesco ci ha contattati…”.

Sesso al parcheggio
Il telefono, grazie alla pubblicazione nelle bacheche virtuali, diventa bollente. Fra i primi contatti c’è quello con il poliziotto finito sotto inchiesta: “Ho detto ti piace questo uomo? Sì, sì vorrei provare di qua di là etc. etc., mi ha chiesto di stare fuori dall’auto… e poi niente dopo una ventina di minuti probabilmente lei è scesa, si sono salutati, sorridenti, di qua di là, e basta”. Un rapporto pagato con cinquanta euro? “Non ho avuto nulla, io lo capisco che tutto è incentrato sul fattore economico, ma se io non ho avuto nulla…”.

L’avvocato e i 25 rapporti
“Dapprima questo avvocato si è soltanto mostrato interessato alla fotografia”, Nicolicchia racconta di un legale che aveva allestito un set fotografico. Naomi posava per lui “con intimo o costumi da mare, le regalava degli abitini, le regalava delle scarpe, le regalava degli costumi e alcune cose prese evidentemente anche oggetti da sexy shop con cui riceveva le foto… insomma morale della favola ha avuto dei rapporti con questo avvocato”.

I clienti immortalati col telefonino
Perché scattava delle foto?, gli chiede il giudice concentrandosi su uno dei temi più delicati dell’inchiesta: “Perché lei le voleva. L’avvocato probabilmente no. Non c’è stata comunicazione”. Nicolicchia ricorda bene l’avvocato sessantenne e il suo studio in una bella strada non lontano da via Notarbartolo : “Siamo saliti a piedi… non abbiamo mai suonato solitamente, era… la porta era sempre semi aperta”. Lì sarebbero stati consumati ”un due o tre rapporti, non ricordo di preciso”. Ed invece la ragazza di rapporti ne ricorda almeno venticinque. E parla pure dei soldi incassati da Nicolicchia che smentisce: “A meno che non ci siano visti in separata sede per i fatti loro, ma io per quello che riguarda me non ho visto nulla di tutto ciò, e non dico non ho visto per togliermi una responsabilità, non c’è stato nulla. Io potrei tranquillamente dire che l’avvocato ha dato somme allucinanti come tante altre persone, così li faccio marcire in galera in quanto sfruttatori e cose varie, ma io non ho nessun motivo di proteggere queste persone, a me non frega nulla di queste persone, io posso dire soltanto quello che ho visto. E le dirò che un’altra persona appunto poi le ha dato effettivamente una somma…”. Da qui in poi il verbale si popola di nomi di insospettabili professionisti. 

 


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