Sviluppo Italia verso la liquidazione | Una storia di errori e contraddizioni - Live Sicilia

Sviluppo Italia verso la liquidazione | Una storia di errori e contraddizioni

Nella foto, una protesta dei lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia

Oggi Crocetta potrebbe sciogliere l'azienda definita “strategica” dallo stesso governo pochi mesi fa.

PALERMO – L’assemblea dei soci si riunirà alle 17.30. E il socio, a dire il vero, è solo uno: la Regione. Rosario Crocetta o, molto più probabilmente un suo delegato, questo pomeriggio emetterà la “sentenza” su Sviluppo Italia Sicilia: l’azienda quasi certamente sarà liquidata. Anche se ancora qualche speranza di tenerla su c’è.

La speranza, soprattutto, dei 75 dipendenti in bilico. Ma che sarebbero comunque in qualche modo “salvati” da una norma approvata nell’ultima finanziaria. Una “pezza” a dire il vero, che adesso rischia di trasformarsi però nell’ennesima contraddizione del governo: l’ultima legge di stabilità approvata da Sala d’Ercole, infatti, prevede la creazione di un fondo presso l’assessorato per l’Economia con una dotazione di un milione e 200 mila euro per il 2016. “Così abbiamo salvato quei lavoratori” commentatava appena un mese fa Crocetta. Ma quel Fondo rischia di rivelarsi del tutto inutile. Proprio perché nel frattempo (ovvero nei trenta giorni successivi) il presidente sembra aver cambiato idea, puntando alla liquidazione della società. E il fondo?

Ma c’è di più. Persino nella cosiddetta “legge stralcio” della Finanziaria, ecco spuntare un nuovo provvedimento apparentemente pro Sviluppo Italia, contenuto nella tanto strombazzata norma sulle le start-up e sviluppatori d’impresa che dovrebbero contare sul supporto di Sviluppo Italia Sicilia. Una legge, la stralcio, che nel frattempo sta portando avanti il suo iter in Commissione. Ma che – paradosso tra i paradossi – potrebbe giungere a Sala d’Ercole quando la società prevista dalla norma non ci sarà più.

E così, la storia di Sviluppo Italia Sicilia sembra un po’ il racconto della schizofrenia politica e amministrativa dell’esecutivo. Lo stesso governo che, però, in passato ha persino resuscitato società già in liquidazione come Sicilia e-servizi, guidata da Antonio Ingroia, fedelissimo del presidente. Governatore che ha persino messo in dubbio la prosecuzione della legislatura in caso di “no” alla ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia, guidata da un altro fedelissimo, recentemente rinominato, come Antonio Fiumefreddo.

E dire che è stato questo stesso governo a considerare “strategica” Sviluppo Italia Sicilia, nell’ultimo piano di riordino delle partecipate. E una stretegia sembra in effetti mancare nella gestione dell’azienda. Se è vero che già una delibera del 2014, ad esempio, quella che prevedeva la gestione del programma Garanzia giovani, destinava proprio a Sviluppo Italia la gestione dell’assistenza. Con relativa “commessa” regionale. “Basta con gli esterni – erano stati, anche in qui giorni, gli annunci del presidente – la Regione si avvarrà di una società regionale”. Cosa che invece non è mai avvenuta. E probabilmente mai avverrà. L’assessorato al Lavoro, infatti, ha scelto di rivolgersi altrove. “Ci siamo accorti che la nostra Regione, il nostro socio al cento per cento – scrivevano poco tempo fa i lavoratori dell’azienda – ha dato in gestione i nostri fondi di Garanzia Giovani ad Invitalia, società del Mise che con i nostri soldi, soldi della Sicilia, pagherà gli stipendi dei suoi dipendenti”. Un caso rimbalzato anche a Sala d’Ercole: “Il governo invece di dare tutte le commesse a Roma, faccia lavorare i nostri dipendenti” aveva protestato, tra gli altri, la deputata di Grande Sud Bernadette Grasso.

“Questa azienda – ha denunciato poche settimane fa Salvo La Marca, della First Cisl – da quanto è gestita dalla Regione – prosegue – ha prodotto soltanto debiti”. Nonostante, o proprio a causa di, annunci, piani di salvataggio e commesse mai arrivate.

“Si può far morire in Sicilia – si chiede oggi Fabrizio Ferrandelli, del movimento ‘I coraggiosi’ – un’azienda strategica della Regione che negli anni ha accompagnato la nascita di oltre 17 mila realtà imprenditoriali, erogato oltre 500 milioni di euro di incentivi e favorito la creazione oltre 70 mila nuovi posti di lavoro? Una società che potrebbe vivere di risorse extra regionali e quindi non a carico dei siciliani? Ebbene sì, – continua – per incapacità di questo presidente della Regione e del suo governo oggi Sviluppo Italia Sicilia verrà liquidata: 75 lavoratori qualificati saranno abbandonati per strada e l’incubatore di imprese di Catania, di proprietà della società e quindi della Regione e cioè di tutti noi siciliani (un immobile industriale da 7500 mq che ospita 15 aziende produttive e innovative) sarà svenduto in qualche asta giudiziaria per soddisfare i creditori, aggiungendo al danno della perdita dei posti di lavoro, la beffa della distruzione di un patrimonio economico e produttivo di questa regione”.

E la decisione di sciogliere l’azienda sembra non piacere nemmeno alla stessa maggioranza di Crocetta. “Trovo assurda una decisione che vada in questo senso – ha detto il capogruppo di Psi ed ex Megafono Giovanni Di Giacinto – oggi, anche in presenza di una norma, che obbliga i vari Dipartimenti regionali ad assegnare prioritariamente a Sviluppo Italia Sicilia le commesse che può svolgere la stessa società, i vari rami dell’Amministrazione si rivolgono all’esterno (Formez e Invitalia). Ed in più si mette in liquidazione una società strategica per la Regione Siciliana, buttando alle ortiche il know how della società e tutta la professionalità dei circa 70 dipendenti”. Dipendenti col fiato sospeso. Perché oggi, alle 17,30 potrebbe essere scritta la parola “fine” sulla storia di Sviluppo Italia Sicilia.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI