Riina jr boss in piena regola | Ha parlato al popolo di Cosa nostra - Live Sicilia

Riina jr boss in piena regola | Ha parlato al popolo di Cosa nostra

Beppe Lumia

L'intervista in Rai non è riuscita a smascherare il suo vero volto.

Sul figlio di Riina quante parole spese, le analisi si sprecano, alcune utili altre strampalate. C’era da aspettarselo. Salvuccio Riina non si è smentito, al momento giusto si è presentato al grande pubblico e ha parlato agli italiani onesti con il linguaggio mieloso e accattivante del boss e, soprattutto, ha parlato al popolo di Cosa nostra con un linguaggio, invece, diretto e spietato. Non bisogna, quindi, lasciarsi ingannare.

Chiediamoci innanzitutto: chi è il figlio di Totò Riina? Salvuccio Riina è già stato condannato per mafia. È quindi un boss. Ha scontato la pena senza dare alcun segnale di ravvedimento. Oggi vive a Padova da sorvegliato speciale e non ha mai dato segnali di presa di distanza da Cosa nostra. Non lo ha fatto neanche attraverso il suo recente libro, figurarsi con l’intervista a Vespa. Non ci troviamo, pertanto, di fronte ad un figlio costretto a pagare le colpe del padre, una persona da guardare senza pregiudizi e senza una severità a volta condita di retorica dalla stessa antimafia. No, e ancora no, Salvuccio Riina è un vero e proprio boss e continua ad esserlo anche in questa nuova veste.

Ma la novità non sta neanche in questo profilo di boss che dovremmo considerate alquanto scontato. La novità sta in un altro più preoccupante aspetto. In questi giorni, toccando l’apice della popolarità grazie all’intervista concessa dalla TV di Stato, il boss Salvuccio Riina si propone come un capo. Sì, è così. Riflettiamo.  Da inchieste di anni ed anni di attività rigorosissima contro Cosa nostra ed in particolare sul clan dei corleonesi, con in testa i Lo Bue, i Grizzaffi, in particolare Giovanni, i Gariffo, gli Spatafora, i Di Miceli … emerge chiaramente che nel popolo di Cosa nostra sia i figli di Provenzano che i figli di Riina rappresentano un punto di riferimento certo. Salvuccio Riina spicca su tutti, tant’è vero che buona parte del popolo di Cosa nostra “lo ama o lo teme” e da tempo attende che acquisti il ruolo di vero e proprio leader.

Già nel passato il giovane Riina ha dato prova di un’attitudine al comando. In tal senso ho raccontato alcuni fatti significativi nell’importante audizione della Commissione antimafia dedicata al presidente e al direttore della Rai. Ho ricordato che in una intercettazione Salvuccio Riina spiega bene l’idea che ha delle stragi, ne era informato e ne ha condiviso la portata devastante. Davanti a Vespa, invece, sembrava caduto dalle nuvole. Ha recitato lo stesso copione recitato dal papà in diversi processi. In sostanza, la sua idea sulle stragi è la seguente: dovevano andare avanti e se non fossero state bloccate Cosa nostra avrebbe vinto.

Ho ripreso un altro particolare poco conosciuto. Anni fa a Corleone durante uno sciopero che bloccava anche i rifornimenti di benzina Salvuccio Riina chiese ad un distributore di fare il pieno, nonostante ormai il carburante fosse tutto esaurito. Quando gli si fece notare che era rimasto solo il carburante necessario alle attività urgenti delle forze dell’ordine, diede uno schiaffone al gestore e disse chiaramente che a Corleone lo Stato era lui.

A questi due aneddoti ne aggiungo un altro che ho vissuto personalmente. Anni fa, appena eletto presidente della Commissione parlamentare antimafia mi recai a Corleone presso il Centro di documentazione antimafia, dove erano esposte con coraggio le immagini gigantografiche di Riina, Bagarella, Provenzano ritratti nella loro veste di mafiosi e assassini. Il giovane Salvuccio si fece trovare in piazza vestito di tutto punto, pensando di sfidare me e la carica che ricoprivo. Non ci riuscì, il gioco di sguardi fu chiaro ad entrambi. Resta il fatto che ebbe l’ardire di provarci di fronte ad un apparato di sicurezza non da poco.

Tanti altri fatti potrei raccontare, ma mi fermo qui, perché già questi bastano e avanzano per far capire che il boss Salvuccio Riina conosce bene Cosa nostra, ne esprime i più perversi disvalori, comportamenti e linguaggi.

Andiamo all’intervista. Due espressioni, tra le tante, mi hanno colpito. La prima quando afferma che Cosa nostra può essere “il tutto o il niente”. Nel linguaggio mafioso, in quel momento, viene fuori l’arroganza del capo, che spiega chiaramente al suo popolo e agli attuali vertici che la famiglia Riina è ancora il tutto, mentre gli altri sono il niente. Ecco come ci si propone alla leadership di Cosa nostra. Vedremo l’evolversi della situazione, ma guai a sottovalutare il profilo di boss che emerge.

L’altra affermazione è più classica e riguarda i collaboratori di giustizia considerati “traditori”. Nel crudele linguaggio mafioso i “traditori” vanno sempre eliminati. Ma c’è qualcosa in più. In questo caso si esalta il loro modo di affrontare la giustizia e di stare in carcere. Silenzio, omertà, capacità di sopportazione, come ha dimostrato lui stesso, ma ancor di più il padre ed il fratello, entrambi ergastolani. A tal proposito sarebbe interessante svelare e far vedere il dialogo tra Giovanni Riina e il padre. Dialogo avvenuto sempre in carcere, dove i comportamenti e il linguaggio mafioso sono evidenti e terrificanti.

In questi giorni si sta giocando una partita rilevante all’interno della leadership di Cosa nostra, sulla quale va ancora decifrato a pieno il ruolo di un altro boss conosciutissimo e ai vertici massimi come Matteo Messina Denaro. È facile notare che Salvuccio Riina si è presentato “preparato e pronto” per giocarla.

Lasciamo perdere l’opportunità o meno di fare l’intervista. Ognuno ha le sue idee e tutte sono legittime. Il fatto certo è, purtroppo, che il servizio pubblico radiotelevisivo, dello Stato italiano, non ha saputo cogliere il rilievo della sfida lanciata da Riina Junior, né ha saputo metterlo alle strette al fine di smascherarlo e mostrare il suo vero volto.

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