"Ecco perchè il giudice |Impallomeni è innocente" - Live Sicilia

“Ecco perchè il giudice |Impallomeni è innocente”

I difensori replicano alle nuove accuse della magistratura.

Diritto di replica
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CATANIA – “Nessuna velocizzazione o accelerazione” per i ricorsi del gruppo Virlinzi. I difensori del giudice Filippo Impallomeni, coinvolto nell’inchiesta Tax Free e indagato per corruzione dalla magistratura, ribadiscono “la sua innocenza”. Gli avvocati Andrea Gianninò e Giuseppe Napoli replicano punto per punto alle nuove accuse emerse dal secondo capitolo delle indagini e contenute nelle motivazioni del Tribunale del Riesame che ha disposto gli arresti domiciliari per il giudice.

Sulla tempistica dei ricorsi, i due avvocati precisano che  “I tempi di discussione dei ricorsi della Commissione Tributaria sono scanditi dalla regolamentazione prevista dal Decr.Legislativo 31.12.1992 , n° 546 ed,in particolare, dall’art. 30 che fissa l’obbligo per il Presidente della sezione di trattare, se presenti, almeno in una udienza per ogni mese le controversie di valore superiore ad € 51.645,69 e/o nei confronti di società con personalità giuridica e/o inerenti l’applicazione dell’art. 37 bis del D.P.R. 29.9.73,600.”. Gianninò e Napoli, inoltre, aggiungono che  “l’obbligo di adempimento di tale previsione di legge è espressamente richiamato in tutte le risoluzioni che annualmente vengono emanate dal Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria ( vedesi per tutte la risoluzione n° 3708 del 19.12.2013,la numero 1320 del 18.3.2015, e la n° 6178 del 27.11.2015)”.

I due difensori, dunque, asseriscono che “Pertanto nessuna” velocizzazione” od “accelerazione” è stata posta in essere nella formazione dei ruoli di udienza in cui sono stati discussi i ricorsi del gruppo Virlinzi, atteso che automaticamente ed autonomamente il segretario della sezione, al quale è demandata la formazione del ruolo di udienza, ha incluso nella trattazione, con quanto più urgenza possibile, i ricorsi della suddetta specie sia in relazione all’importo che alla natura della società ricorrente”.

I due avvocati precisano anche l’aspetto relativo alle due auto che Virlinzi avrebbe “concesso” a Impallomeni quando operava all’Agenzia del Tesoro. “Le due auto date in comodato d’uso (prima la Mondeo e poi la Volvo) nel periodo – spiegano i legali . in cui il dott. Impallomeni ricopriva l’incarico di Capo del Dipartimento e Direttore Provinciale del Tesoro di Catania furono concesse dalla Virauto sino al 30.6.2010 (come si rileva agevolmente dalla documentazione in possesso e che verrà prodotta in giudizio) ad uso esclusivo dei fini istituzionali dell’Amministrazione statale,consentendo di abbinare il logo “Virauto” S.P.A. al contrassegno di prestigio “Servizio di Stato” ,con un positivo riscontro dell’immagine della società concedente”. E su questo punto i due legali aggiungono che “Il comune di Catania ebbe a volturare su detti mezzi l’autorizzazione prot. 26620 già concessa in data29.12.2003, per percorrere per motivi di servizio le corsie preferenziali della città, accogliendo la richiesta avanzata dall’Ufficio in data 12.3.2009 prot.11194. La concessione in uso di tali mezzi risulta preceduta – spiegano ancora Gianninò e Napoli –  da un infruttuoso tentativo rivolto in tal senso alla Merid S.P.A. (come facilmente documentabile) risulta conclusa con la documentata restituzione alla Virauto in data 8.7.2010 della Volvo 560 DS MOMENTUM, appena una settimana dopo il collocamento a riposo del dott. Impallomeni avvenuto il 1° Luglio 2010”.

Ma non è finita perchè i legali entrano nei dettagli di ogni contestazione. “Si precisa, altresì, che la concessione in prestito negli anni successivi alternativamente di due auto usate (e non la disponibilità di più auto,come più volte asserito) è avvenuta solo per periodi discontinui, frammentari ed occasionali e si è conclusa con il prestito della B Max, oggetto dell’indagine, poi acquistata dal dott.Impallomeni in data 24.12.2015. A tal uopo si sottolinea che trattavasi di mezzi usati che la società era obbligata a detenere per non più di un anno per conto della società madre, munendoli obbligatoriamente di bollo ed assicurazione e, pertanto, nessun maggiore onere veniva assunto per effetto del breve prestito gratuito al dott. Impallomeni”.

Impallomeni, inoltre, ha svolto altri acquisti di auto da concessionarie Virlinzi. “Lo stesso Impallomeni – aggiungono i legali . comprò nel Novembre 2013 presso la Toyota S.P.A.,società dello stesso gruppo la RAV 4,tutt’ora in corso di pagamento per € 30.000,00,con un anticipo di € 10.000,00 ed un finanziamento della parte residua da parte di una finanziaria,con addebito diretto sul proprio conto corrente bancario,come già documentato agli organi inquirenti. Parimenti i due figli hanno comprato ratealmente altre due auto in periodi successivi non presso società del gruppo Virlinzi,come erroneamente riportato nell’articolo in questione,ma presso il concessionario auto Cicero di Rosolini,avendo riscontrato particolari favorevoli condizioni”.

Gli avvocati Gianninò e Napoli, infine, affermano che “nessun aggiustamento di sentenze è stato posto in essere dal dott.Impallomeni, atteso che le decisioni sono state assunte sempre in forma collegiale mediante ampia discussione in Camera di Consiglio e motivate alla luce di conforme ed unanime giurisprudenza e, sicuramente, come verrà appurato in sede di pubblico dibattito, hanno trovato – concludono – piena conferma nel giudizio di appello presso la Commissione Tributaria Regionale di Palermo, Sezione staccata di Catania”.

 

 


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