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“A quello hanno trovato delle lettere”

Lettera del 28 giugno 2006.

LA CORRISPONDENZA
di
6 min di lettura

Omissis 28-06-2006

Carissimo mio, spero di trovarla bene così come le dico di me.

So che questa mia lettera è inattesa da lei ma, purtroppo, la devo informare di alcune vicende accadute. Come lei sa a quello hanno trovato delle lettere, in particolare di quelle mie pare ne facesse collezione. Non so perché ha agito così e non trovo alcuna motivazione a ciò e, qualora motivazione ci fosse, non sarebbe giustificabile. Non sto a dirle cosa penso perché non c’è alcuno rimedio al danno che ha causato, ormai che posso fare? L’unica cosa di cui mi rammarico è di non aver intuito in tempo che lui facesse collezione delle mie lettere; d’altronde non avevo a che fare con persona inesperta quindi ero tranquillo, anche perché io non ho lettere conservate di alcuno. Quando mi arriva una lettera, anche di familiari, rispondo nel minor tempo possibile e subito brucio quella che mi è arrivata, tutto mi potevo immaginare ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta, comunque non vado oltre perché dovrei sbagliare a parlare e, per abitudine, non parlo mai alle spalle di alcuno. Solo a lui potrei dire cosa penso se lo avessi davanti e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe; oggi posso solo dire che se la vede con la sua coscienza se ne ha, per tutto il danno che ha provocato in modo gratuito e cinico ad amici che non lo meritavano: chiudo qua che è meglio!

La informo che nelle mie lettere che hanno trovato a lui si parla anche di lei e le spiego come sono andati i fatti. Io e lui siamo sempre stati in contatto, però non c’era mai stato da parte mia il motivo di parlare di lei con lui, non ce n’era proprio motivo. Ad un tratto, circa 2 anni fa, lei cominciò a parlare con suo cugino di alcune cose, poi il cugino trasmetteva a lui i discorsi che avevate e lui li comunicava a me, infatti ad un tratto lui cominciò a parlare di lei, dicendomi, tra l’altro, che lei mi cercava, infatti poi io mi feci vivo con lei. Inutile dirle i discorsi che lui mi fece su di lei tanto lei già li sa, visto che erano gli argomenti che lei trattava con suo cugino. Comunque, quando lui mi cominciò a parlare di lei di conseguenza io gli dovevo rispondere a ciò che mi diceva, mica potevo non dargli risposte. Così ora ci sono queste mie lettere che, in alcuni passi, parlano di lei. Forse ci sono pure le copie di quello che diceva lui a me, ma questa è solo una mia ipotesi, ormai c’è tutto da aspettarsi, siccome usava la carta carbone, può anche darsi che si faceva le copie di quello che scriveva a me e se le conservava, ma, ripeto, quest’ultima è solo una mia ipotesi dovuta al fatto che ormai mi aspetto di tutto. Inoltre ho la certezza che lui con suo cugino non si incontravano e comunicavano tramite lettere, è ovvio che suo cugino parlava a lui di lei, se no lui non ne poteva parlare a me; avranno trovato pure queste lettere dove suo cugino parla di lei a lui, ma non so in che termini e con quali modalità, ma di certo le hanno trovate, ne sono sicuro per una conseguenza logica.

Comunque, essendo che fu lui a scrivermi per primo di lei fu lui a darle una sigla, lui parlava di lei usando le prime 3 lettere del suo cognome; io, dal canto mio, non potevo cambiare questa sigla da lui scritta perché non mi avrebbe più compreso, visto anche le limitazioni che aveva nello scrivere; così io risposi a lui sulle argomentazioni da lui dettemi usando la stessa sigla che lui aveva inventato per lei. Risposi in tale modo per 2 o 3 volte, non di più, non riesco ad essere preciso, comunque sono 2 o 3 volte; dopo di ciò, non piacendomi questa sigla che lui usava per lei, io, di testa mia cambiai la sigla, rischiai di non essere capito da lui ma lo feci lo stesso; lui però mi capì anche perché i discorsi lo riportavano a lei e, quindi, da quel momento si usò la sigla da me modificata. La modifica che feci io sta nel fatto che dalle 3 lettere che usò lui tolsi la vocale, quindi restarono le prime due consonanti, dunque in 2/3 lettere (da me a lui) usai la sigla dettami da lui; poi nelle altre mie lettere a lui la sigla era: le prime 2 consonanti. Quindi nelle missive ci sono discorsi con le prime 3 lettere e discorsi con le prime 2 consonanti. Vero è che io potevo inventare un appellativo tutto nuovo per lei e comunicarlo a lui, ma non avrei concluso lo stesso niente perché lui avrebbe conservato pure il trafiletto dove gli spiegavo che lei era un tale appellativo. Sono sicuro di ciò perché delle persone di cui io, per primo, parlai a lui mettevo gli appellativi o numeri (perché lui usava i numeri) ma non ho concluso nulla, perché è certo che gli hanno trovato i trafiletti dove io gli spiegavo che a tale persona corrispondeva un dato numero. Capirà da sé che ci sono persone, a me vicine e care, che ora sono nei guai, compreso lei, e mi creda sono imbestialito anche se mantengo la calma, perché l’ira non porta a niente, e sono anche troppo addolorato e dispiaciuto, ma questo è un fatto che concerne solo il mio intimo. Ritornando alla sua posizione: io credo che, pur pensando che si tratti di lei, avranno poco da fare perché dovranno dimostrare e portare riscontri su un suo eventuale coinvolgimento; dato che le sigle sono 2 potrebbero pensare che trattasi di 2 persone diverse, anche perché io cambiai la sigla senza dare alcuna spiegazione, quindi, la sigla con 2 consonanti che feci io, oltre ad essere più ermetica è stata cambiata senza spiegarlo a lui. Potrebbero pensare che si tratti di un’altra persona (che mai troveranno) invece la sigla che fece lui, cioè quella con le prime (incomprensibile) lettere ed a cui io risposi per 2 o 3 volte è più individuabile, ma, come le ho già detto, lo dovranno dimostrare. E l’unico modo per poterlo dimostrare è (imcomprensibile) in ciò per loro sarà la prova del nove, e lei non avrà più difesa. Quindi, l’unica soluzione è rompere – da subito – i nostri contatti: non ci sentiremo più, almeno non per ora; lei già sarà attenzionato da loro con cimici, telecamere e pedinamenti quindi si faccia una vita alla luce del sole. Io sto azzardando a mandarle questa mia, ma non posso fare altrimenti, la devo informare di come sono messe le cose, ne va della mia onestà ed affettuosità nei suoi confronti, oltre che della mia lealtà. Da questo momento non ci sentiamo più, vediamo gli sviluppi e poi ci ricontattiamo, nel frattempo faccia una vita trasparente in tutto perché veda che è sotto la loro attenzione e la controlleranno continuamente per un bel po’. Allo stesso tempo non si faccia prendere dallo sconforto e dal panico, per esserle d’aiuto morale, pensi che per lei è tutto da dimostrare, laddove ci sono altri amici completamente inguaiati, non ci voleva tutto ciò, è una cosa assurda dovuta al menefreghismo di certe persone che tra l’altro non si potevano e dovevano permettere di comportarsi in siffatto modo.

Mi scuso se ho ritardato un po’ a darle queste notizie ma prima non ho potuto. Spero, nonostante tutto, che lei stia bene in salute così come spero di poterci sentire presto. La voglio bene.

 

Con immutata stima

e l’affetto di sempre

suo (incomprensibile)


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