"Sborsare... mi dai 250 euro"| Così Maniaci 'spremeva' i sindaci - Live Sicilia

“Sborsare… mi dai 250 euro”| Così Maniaci ‘spremeva’ i sindaci

Un frame delle video intercettazioni

Le intercettazioni. Gli arrestati nel blitz FOTO

PALERMO – Poche centinaia di euro per fermare i servizi di Telejato. Pino Maniaci avrebbe minacciato di attaccare i sindaci di Partinico e Borgetto. Era pronto a denunciare collusioni con la mafia. Diceva di avere ricevuto lettere anonime che adombravano sospetti su di loro. Altre volte di essere in possesso di compromettenti video. E i sindaci pagavano per il quieto vivere, dicono i carabinieri. Poche centinaia di euro, ossigeno per l’emittente televisiva che non riusciva neppure a pagare le bollette. Le “vittime” di Maniaci sarebbero state il sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo, quello di Borgetto, Gioacchino De Luca, e l’assessore, sempre di Borgetto, Gioacchino Polizzi. Quest’ultimo, però, ha negato il contenuto di alcune sue intercettazioni e l’accusa per Maniaci è caduta.

L’estorsione a Polizzi
L’8 maggio 2013 Polizzi telefonava all’allora sindaco Giuseppe Davì. Era su tute le furie: in un servizio Maniaci lo aveva accusato di essere mafioso, ricordando le sue parentele con alcuni boss locali. Poi, ammetteva che, per tenere a bada il giornalista, era stato costretto dal sindaco a fare dei favori al direttore: “… tu con Telejato mi ci hai fatto convivere, mi ci hai fatto fare le magliettine, mi hai fatto dare la casa gratis, appena lui si permette a fare, tu glielo puoi dire, io vi distruggo a te e a lui pure e pio glielo dico io chi è che ha i parenti mafiosi… io non voglio essere disturbato da nessuno, ti chiami Telejato che è amico tuo… la mafia quando andava a lui non è mafia? Ma lui vuole consumare a me? Io non ne ho rapporti con queste persone, lui faceva le estorsioni… ha voluto duemila euro di magliettine gratis e ha voluto tre mesi di casa in affitto che l’ho pagata di tasca mia… vacci da Pino Maniaci… succede la terza guerra mondiale… lui è mafioso, lui ha fatto estorsioni nei mie confronti… io lo denuncio prendo cento avvocati… questo imbroglione che mi discute di legalità… perché non le pagava le cose?”. La denuncia si è fermata alle intenzioni, perché quando Polizzi è stato convocato dai carabinieri ha negato di avere subito minacce e pressioni da Maniaci. E l’accusa non ha retto al vaglio del giudice.

L’estorsione a De Luca
Chi, invece, non ha avuto esitazione ad ammettere le pressioni subite è stato Gioacchino De Luca, successore di Davì, sulla poltrona di sindaco di Borgetto. Temeva i servizi di Maniaci, aveva paura che infangasse la sua amministrazione. Il direttore avrebbe vantato conoscenze con i magistrati e il prefetto di Palermo che, a suo dire, era pronto a sciogliere il consiglio comunale. Un’altra volta avrebbe minacciato di mandare in onda un servizio su dei presunti incontri fra il sindaco e alcuni mafiosi a New York. E così De Luca versò a Maniaci poche centinaia di euro per gli spot della campagna elettorale, chiusa nel giugno 2013, ma anche per la pubblicità del negozio della moglie. Il 10 giugno 2014 Maniaci entrò nella stanza del sindaco dove era stata piazzata una microspia che registrò la sua esclamazione: “Benedetta liquidità… sborsare”. E mentre lo diceva apriva e chiudeva la mano, invitando il sindaco a consegnargli le banconote. E il sindaco: “Guarda che bellezza… mi vieni a sfilare”. E Maniaci: “Mi dai 250 euro”. Sarebbe stato un modo per evitare che proseguisse la messa in onda di alcuni servizi sulla scia di quello in cui Maniaci, ricordando Giorgio Bocca, sosteneva che in ogni paese “c’è un campanile, una cosca mafiosa, una caserma dei carabinieri e tutti insieme convivono insieme a qualche politicamente locale”. A quel punto De Luca attivò il suo portavoce, Giuseppe Panepinto, per contattare Maniaci. Fu lo stesso Penepinto a raccontare agli inquirenti di essere stato avvicinato dal giornalista che si era detto pronto a pubblicare la notizia dei sospetti incontri americani fra il sindaco e alcuni mafiosi. Solo la consegna di un assegno avrebbe bloccato lo scoop saputo grazie ad una lettera anonima di cui Maniaci diceva di essere in possesso: “Carabinieri, polizia, tutti ce l’hanno”. Il sindaco non si dava pace: “La gente troppe fantasie… troppe fantasie… sono delle vigliaccate”. Alla fine, però avrebbe pagato. “Gli dico che passa dalla Carcara e se li viene a prendere più tardi?… Faccelo ora perché questo è un pazzo di catena”, diceva il portavoce. La Carcara è il ristorante gestito dalla famiglia del sindaco.

L’estorsione a Lo Biundo
Pino Maniaci è accusato di aver estorto al sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo, l’assunzione per una donna. Un contratto “di solidarietà” che non poteva essere rinnovato, come ha ammesso ai carabinieri lo stesso sindaco. Maniaci si vantava del risultato ottenuto: “Per quella cosa ho parlato, già a posto, stai tranquilla, si fa come dico io e basta. Qua si fa come dico io se ancora tu non l’avevi capito… decido io, non loro… loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa”. Quando ottenne ciò che chiedeva spiega alla donna: “Allora mi ha ascoltato il signor sindaco… va bene…si vede che Salvo.. ha fatto il suo dovere…”. Maniaci, però, non era contento: “Io ho già telefonato al sindaco e gli ho detto ‘ti sei fatto i conti sbagliati.. sto venendo che mi devi dare 50 euro… ci sono andato e mi ha dato 50 euro… poi appena sono arrivato l’ha davanti mi ha detto ‘allora che dobbiamo fare? doppio stipendio?’. ho detto quale cazzo di doppio? Triplo.. lo capisci? mettiti il curuzzu in partenza che i soldi li devi uscire lo stesso”.  Ed ancora, Maniaci parlava di una doppia indennità da riconoscere alla donna: “… dentro il comune rimani tu… sempre al comune… Dal comune non ti muovi… e ti prendi due stipendi …non te lo voglio dire più… questi stronzi devono fare quello che dico io, hai capito..”.


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