Ex Province, il disastro senza fine |Un incidente rinvia la resa dei conti - Live Sicilia

Ex Province, il disastro senza fine |Un incidente rinvia la resa dei conti

Dietro il flop di questa mattina in Aula le fibrillazioni della maggioranza. E la paura di una rovinosa caduta.

Il retroscena
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PALERMO – Non ha pace questa maledetta riforma delle ex Province. La seduta di stamattina dell’Ars che avrebbe dovuto mettere la pezza definitiva al pasticcio è saltata, dopo il rinvio di un’ora. Tutto rinviato alla settimana prossima. Mancava il governo. Anche se Rosario Crocetta a Palazzo dei Normanni c’era, ma nei corridoi, non in Aula. Stava cercando Vinciullo, presidente della commissione Bilancio, ha spiegato il governatore. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone non l’ha presa troppo bene, rilasciando dichiarazioni severe. Ma “l’incidente”, si racconta a Palazzo, è stato di quelli provvidenziali. Perché l’aria che tirava questa mattina era tutt’altro che rassicurante per la maggioranza. Serpeggiava, tangibile, una certa preoccupazione, soprattutto dalle parti del Pd, per un possibile capitombolo della norma. In Aula puntuali e prontissimi si erano visti tra gli altri Valeria Sudano e Luca Sammartino, i big catanesi renziani che negli ultimi giorni sono dati alle strette con il sindaco Enzo Bianco. Un attrito che avrebbe portato alle dimissioni dell’assessore della giunta Bianco Angela Mazzola, vicina a Sammartno. Sul tavolo c’è proprio quella norma che fin qui non avrebbe visto la luce, secondo varie letture, proprio per un “dispetto” a Bianco e Orlando. Ossia quell’automatismo, previsto dalla legge nazionale, per cui il sindaco della città metropolitana è il primo cittadino del comune capoluogo. La legge votata dall’Ars prevede invece un meccanismo diverso ed è per questo che il governo nazionale è pronto a una nuova impugnativa. L’inconfessabile timore che, raccontano, attraversa il partito di maggioranza relativa è che la nuova norma che si adegua alla legge nazionale e che porta la firma dei capigruppo possa finire impallinata dal voto segreto. Giovanni Panepinto, deputato Pd che stamattina era in Aula, la mette così: “La norma passerà. Non credo che ci sarà voto segreto”.

Una bocciatura della nuova norma per mano dei franchi tiratori avrebbe un effetto devastante da un punto di vista politico, e certificherebbe un fallimento della maggioranza. E aprirebbe la guerra con Renzi. E così l’incidente di questa mattina – che a sentire deputati navigati era nell’aria – è servito quanto meno a rimandare l’ora della verità. Che il Pd sia attraversato da tensioni interne non è un segreto né tanto meno una novità. Che l’ultima visita di Matteo Renzi che ha offerto un palcoscenico privilegiato a Orlando e Bianco abbia alimentato la fiammella dei malumori interni è una voce che circola nella maggioranza. “Ci troviamo purtroppo di fronte a un comportamento ben poco istituzionale, contraddistinto da una litigiosità tutta interna alla maggioranza e al Pd, che ha creato una paralisi, lasciando ancora nel limbo gli enti, i lavoratori e le aspettative dei territori”, attaccano Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia e Toto Cordaro, capogruppo del Pid Cantiere Popolare. Nel frattempo, il destino delle ex Province, dei loro seimila dipendenti e dei servizi ai cittadini che gli enti d’area vasta devono garantire resta appeso alle bizze della politica.


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