Ormai il messaggio è chiaro. Sulla Regione siciliana incombe la scure del Governo centrale. Per qualsiasi comparto o legge o annuncio, il niet di Renzi è più eloquente di una, dieci, cento, docce fredde. Ma a noi dipendenti delle ex Province poco importa. Tocchiamo con mano tutti i giorni cosa significa andare a lavorare con l’ansia e la paura di una parola minacciosa: licenziamento, pardon , esubero (che poi è la stessa cosa). A Enna deteniamo un primato, quello di avere avuto un turn over di 5 commissari, con una media di 3,4 mesi cadauno. Della serie la realtà supera la fantasia. E se non fossimo così disperati, ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate. Tutti si smentiscono. Anzi smentiscono pure se stessi. Andiamo con ordine, ammesso che si possa trovare un fil rouge in questo caos incondizionato. L’assessore regionale all’Economia, Baccei, ha sempre detto: votate una legge credibile e Roma stanzierà le somme per le ex Province. Nel frattempo si avvicenda il terzo assessore alle Autonomie locali, Lantieri, ed il suo collega Baccei fa dietrofront. Roma non mette un cent. Dobbiamo rastrellare di qua e di là, dice, nei meandri del bilancio regionale. Nessuno obietta: ma come? Ci aveva promesso tutt’altro. Ritorniamo agli eventi. Lantieri va e viene da Roma.Si aprono le trattative e si chiudono dopo un mese. Il Governo è sordo alle sue proposte. Dice, l’assessore, di avere sottoposto il piano A, il piano B, e pure quello C. Ma nulla da fare. Fa capolino il sottosegretario Faraone che rassicura: i soldi per le ex Province ci sono. Nessun dipendente verrà licenziato. Smentisce anche lui, Baccei. E viene da chiedersi: ma i due si parlano? I conti, quelli reali non tornano. In questo frangente le ex Province sono cimiteri di elefanti. Nessun utente, nessuna richiesta. I servizi languono e i dipendenti sbadigliano. Non essendoci soldi nelle casse è evidente che il lavoro viene meno. Di tanto in tanto qualche preside o qualche sindaco reclamano su lavori di manutenzione nelle scuole e nelle strade. E viene da chiedersi: ma ci sono o ci fanno? Tutti sanno le condizioni economiche degli enti. Adesso, però, è scattata l’ora X. Tra un mese o giù di lì niente stipendi. Esuberi per mancanza di fondi. E l’Assemblea regionale anziché correre ai ripari litiga sulla governance, facendo intendere chiaramente che dipendenti ed utenti non sono per loro una priorità. In questo pasticcio alla siciliana noi non vogliamo entrare in alcuna bega politica. Siamo di destra, sinistra, centro e pure dritto o rovescio, ma poco importa. Invochiamo non più la politica, ma la Provvidenza. Che illumini Renzi & C e premi il nostro essere dipendenti pubblici. Abbiamo compreso che in Sicilia il nostro ingarbuglio non si risolverà. Da Roma dovrebbero comprendere che la colpa non è d 4mila e 500 padri e madri di famiglia. La colpa è dell’approssimazione e della leggerezza di chi ci rappresenta. E non ce ne facciamo nulla delle scuse dei politici. Che si muovano. Facciano in fretta e non ci lascino allo sbaraglio. Il tempo è scaduto. Hanno fallito. E’ questa la verità. Solo una domanda: come mai al Nord i dipendenti non hanno avvertito alcun disagio, in relazione alla soppressione degli Enti, mentre qui è scoppiato di tutto e di più?
* L’autrice è dipendente della Provincia di Enna
Se Crocetta fosse una persona con gli attributi, non volendo darla vinta a orlando sulle elezioni del sindaco metropolitano,ed anche al duo renzi faraone su tutte le impugnative dello stato,dovrebbe dimettersi ora stesso.
in questo modo è sicuro che farà perdere la sicilia al pd, anche se ne dubito che il pd alle prossime elezioni ottenga un risultato positivo in sicilia.
Semplice: nelle altre parti d’Italia non hanno 22 mila precari presso gli enti locali che pretendono di essere stabilizzati.
Tolte le province, i dipendenti passano o alla regione o agli enti locali.
Alla regione: difficile, è già zavorrata di dipendenti inutili sparsi per tutto il territorio regionale e, ultimamente, hanno pure parcheggiato nei loro uffici gli inutili sportelli multifunzionali. Salvo qualche dipendente del palermitano che vada negli assessorati palermitani della regione, escludo una vostra ricollocazione alla regione.
Enti locali: zavorrati al massimo di personale. Hanno 20 mila persone in più di quelli che dovrebbero avere (non lo dico io, ma l’ufficio statistico della regione siciliana in un report chiamato Il settore pubblico in Sicilia: Dati censuari e finanziari e se non vi piace quello che dice la regione c’è sempre la corte dei conti con suo report che ce lo conferma; cambiano le procedure di calcolo – di stima nel primo caso, di controllo a tappeto delle dotazioni organiche degli enti locali nel secondo – ma la sostanza non cambia).
il problema è che voi dovreste essere mandati negli enti locali, ma gli enti locali sono già pieni di personale che vorrebbe essere stabilizzato e voi, dipendenti delle privince, venite prima di loro in quanto non precari – o non tutti -, ammazzando definitivamente il loro sogno della stabilizzazione.
Quello che dico, tra l’altro, non lo dico io, ma l’ho sentito dire in audizione alla commissione bilancio da un vostro dipendente, uno della provincia di enna.
E’ strano che proprio Daniela si ponga questa triste domanda alla quale ho cercato di rispondere decine di volte. La differenza tra la riforma statale (Delrio) e quella regionale (Crocetta) sta nel futuro degli enti intermedi. Nel resto d’Italia si va verso la soppressione definitiva, in Sicilia verso il potenziamento. E’ evidente che lo Stato, in coerenza col proprio disegno, ha progressivamente ridotto i finanziamenti e non può chiudere un occhio per la sola regione (anche tra quelle a statuto differenziato) che, al contrario, pretende di avere assicurati i medesimi trasferimenti statali per un capriccio istituzionale dell’ARS.
L’esiguità dei commenti al toccante ed attualissimo articolo ed il loro tenore, rispetto all’entità del problema posto sono la conferma dell’ignoranza indotta da quei manovratori – eventualmente da non disturbare – che con opportuni depistaggi hanno fatto credere che la soppressione delle Province per l’Italia sarebbe stato il toccasana del bilancio nazionale e purificatore di una classe politica corrotta e spendacciona. Ebbene? i buchi di bilancio restano, le spese inutili non diminuiscono, i servizi resi dalle Province sono stati praticamente annullati, mentre i fondi regionali si spargono in mille unitili rivoli e la classe politica attuale è la più inquisita di sempre. Per carità risparmiateci i tecnicismi improvvisati dei vostri banali commenti, ma ricordatevi di questa classe politica quando verrà a chiedervi il voto. Io me ne ricorderò di quanto pessima gente affolla i partiti e le istituzioni elettive.
…io avevo messo lo stesso tipo di commento piu’ sintetico ma la redazione lo ha tagliato…condivido in pieno Manolo…sperando che questo mio …questa volta venga pubblicato
Progressivamente no, di colpo! Nell’ultimo anno i finanziamenti del governo italiano alle province sono calati del 96%!
Cara concittadina ennese e siciliana, mi meraviglio di te!
Lavori all’interno di un’istituzione pubblica siciliana e ti chiedi perché al Nord tutto è filato liscio?
Tutto è nelle mani di Roma, hai detto bene…nel senso che i nostri soldi ce li hanno loro e se li tengono.
Anziché mettervi in ginocchio ed aspettare il solito piatto di lenticchie da Roma dovreste farvi sentire, scendere in piazza contro il governo romano.
Al di là delle inefficienze, eccesso di dipendenti, ecc…la Regione viene defraudata da Roma…con 10 miliardi di gettito non riscosso annualmente come si fa a mantenere le varie barracche (enti locali, formazione, forestali, beni culturali, agricoltura, sanità, ecc…ecc…)?
Cominciate a darvi una mossa, in gioco non vi sono solo i vostri posti di lavoro.