"Lampedusa non adatta a un hotspot | L'isola dedita all'accoglienza" - Live Sicilia

“Lampedusa non adatta a un hotspot | L’isola dedita all’accoglienza”

Il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini

Il sindaco: "Il mix di etnie crea sovraffollamento e tensioni tra i profughi".

Dopo l'incendio al centro migranti
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AGRIGENTO – Non si stupisce il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini per quanto accaduto al centro di accoglienza dell’isola siciliana, dove un rogo doloso è stato appiccato dopo una rissa scoppiata tra tunisini e subsahariani distruggendo il padiglione ricostruito dopo un incendio avvenuto nel 2011. “La convivenza tra tunisini e subsahariani è sempre difficile – spiega -, c’è stata una lite tra i due gruppi e poi è stato appiccato il fuoco, forse per un dispetto o una ritorsione. Quando sono costretti a coabitare due gruppi così diversi, si creano tensioni, per questo io chiedo sempre che i tunisini vengano trattenuti il meno possibile. Non possiamo usare l’isola come prigione, questo è un principio cardine. I tunisini, persone che possiamo rimpatriare, noi speriamo sempre di trattenerli pochi giorni. Collocando nello stesso centro persone di etnie diverse, richiedenti asilo, rifugiati politici, migranti economici e persone con un altro status, si crea sofferenza che poi scaturisce in tensione e accadono questi episodi”.

Il sindaco Nicolini si scaglia anche e soprattutto contro l’hotspot che ha dilungato i tempi di permanenza dei migranti, tra cui gli stessi tunisini, per il procedimento di archiviazione delle impronte, cosa che molto spesso causa non pochi problemi a causa del diniego dei residenti del centro. “L’hotspot concepito così come lo vuole l’Europa, cioè come un sistema che serve a identificare i migranti economici e a respingerli, non può funzionare a Lampedusa. L’isola è un centro di primo soccorso e di prima accoglienza che riceve persone che hanno bisogno di immediato soccorso, ustionati, bambini, donne incinte, tutte persone che hanno bisogno di cure e che non possono ritrovare un centro stracolmo da persone che si rifiutano di rilasciare le impronte. Fino ad oggi avevamo ottenuto il rispetto del ruolo che la geografia dà a Lampedusa, cioè prima accoglienza, ma l’hotspot cambia tutto: è un meccanismo per il ricollocamento che ha fallito, da settembre ad oggi sono stati ricollocati solo 580 persone su 39mila sbarcati tra Lampedusa e Lesbo. Questa è una presa in giro”.

“Come si fa a distinguere i migranti economici?”, si chiede il sindaco di Lampedusa. “Non si capisce che le cose sono cambiate. I migranti economici poi ricevono il foglio di via, finendo in mezzo alle strade per alimentare il mercato del lavoro nero, la prostituzione, tutto per un meccanismo infernale che alimenta il razzismo e la xenofobia”. Nicolini lancia un appello affinché cambi il sistema degli hotspot: “Come sindaco di Lampedusa dico ‘no’ a tutta questa macchina, noi siamo un centro di primo soccorso, noi accogliamo quelli che non riescono ad arrivare in Sicilia. Questo ultimo episodio dimostra che ho ragione, la sofferenza del sovraffollamento crea tensione. Chiedo a chi prende le decisioni in Europa di venire qui e conoscere la vita in mare e la realtà di Lampedusa. Abbiamo fatto tante conquiste, non dobbiamo tornare indietro”. Intanto i tunisini responsabili dell’incendio sono stati portati nella questura di Agirgento nella serata di ieri, per essere condotti in seguito al carcere “Petrusa” di Favara.


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