La guerra di Riscossione Sicilia | I lavoratori contro Fiumefreddo - Live Sicilia

La guerra di Riscossione Sicilia | I lavoratori contro Fiumefreddo

I sindacati: “La società è allo sbando. Ci manca persino la carta”. Il presidente: “Mi attaccano perché ho tolto premi illegittimi”.

L'audizione all'Ars
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PALERMO – Da un lato c’è Equitalia, un approdo che appare assai più incerto, dopo le parole del premier Renzi: “Quell’agenzia non arriva al 2018”. Dall’altro, una società che rischia di affondare. Almeno stando alle parole dei lavoratori. Che oggi sono stati accolti in commissione bilancio all’Ars: “Siamo allo sbando”, la denuncia dei sindacati che rappresentano i 698 dipendenti di Riscossione Sicilia.

“Così non andiamo lontano”, questa la sintesi di quello che appare come un vero e proprio grido d’allarme. Secondo i lavoratori, dal salvataggio della società, giunto in maniera drammatica durante l’esame dell’ultima Finanziaria, è cambiato poco o nulla. Troppe le incertezze sul piano di rilancio di un’azienda che da anni continua a denunciare buchi milionari e a chiedere al socio (quasi) unico Regione di mettere nuovamente benzina in una macchina che – stando almeno ai dati sulla riscossione – certamente non ha mai corso.

“Ma in azienda – l’affondo dei sindacati – ormai manca persino la carta per fare il nostro lavoro, non ci sono i soldi per il materiale igienico-sanitario, non riusciamo a pagare i fornitori. E stiamo sentendo fin troppe bugie”. E le bugie sarebbero legate al fatto che “un piano di rilancio non esiste ancora. Così come il presunto accordo con Equitalia: i nostri rapporti con l’agenzia nazionale – proseguono i rappresentanti sindacali – non sono cambiati di una virgola. Sono certo che di qui a pochi mesi saremo costretti a chiedere alla Regione un altro aiuto, un altro salvataggio milionario. E non crediamo che la Regione abbia altri soldi da dare a Riscossione Sicilia”.

Attacchi respinti al mittente dal presidente della società Antonio Fiumefreddo, definito “inattendibile” dai lavoratori: “Ma i numeri parlano chiaro – risponde – visto che abbiamo ridotto del 37 per cento il deficit e abbiamo fatto crescere la riscossione, al punto da aver raggiunto già ad aprile gli obiettivi fissati per la fine dell’anno. Nel 2017 l’azienda tornerà in attivo di 500 mila euro. E sempre ad aprile, a differenza di quanto dicono i sindacati, abbiamo anche approvato il nuovo piano industriale”. Che però non è ancora giunto all’Ars: “La legge regionale – ricorda il presidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo – impone all’azienda di presentare un piano entro il 15 giugno. Fino ad ora, qui in commissione non è giunto nulla. E bisogna far presto, perché bisogna capire quale strada imboccare per garantire il futuro dei lavoratori dell’azienda”.

“Ma non capiamo davvero – insistono i rappresentanti sindacali – come questa azienda possa mai essere risanata. Tenere una società in queste condizioni è un danno per la Sicilia, persino un danno all’erario. E il governo sembra indifferente: non a caso Crocetta non si è nemmeno presentato in commissione, dopo che lo stesso governatore ci aveva dato appuntamento per oggi”. E tra i disagi descritti dai dipendenti, anche “carichi di lavoro sproporzionati. I quadri direttivi – aggiungono – devono gestire settori diversi e rischiano di commettere errori in materie assai delicate”.

“Chi parla male della propria azienda non fa il bene dei lavoratori”, replica però Fiumefreddo, che punta il dito contro i sindacati: “E’ strano vedere alzare la testa – dice – a chi negli anni passati ha taciuto di fronte a sperperi, a incarichi esterni e a una riscossione che non funziona. Ma sia chiara una cosa: io non intendo co-gestire la società insieme a politicanti travestiti da sindacalisti. E so perfettamente il motivo di questi attacchi”. Attacchi che sarebbero legati, secondo Fiumefreddo, alla scelta di non erogare i premi di produzione ai lavoratori: “Io non distribuirò quei premi, – prosegue il presidente di Riscossione – se questi non seguiranno i principi fissati dalla legge: prima bisogna che i sindacati insieme all’azienda fissino gli obiettivi. Solo il raggiungimento di quegli obiettivi dà diritto al bonus sullo stipendio. Negli anni passati, questo non è mai avvenuto. E questi premi sono stati dati a tutti e sono costati qualcosa come 3 milioni l’anno. Si tratta di un reato. Che io non ho alcuna intenzione di commettere. Strano poi – aggiunge – che si siano erogati premi di produzione in una azienda costantemente in deficit… Mi attacchino pure – conclude – io non mi piego”. Non c’è pace a Riscossione.


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