Gli immigrati vittime del clan| Ballarò, caccia alle armi - Live Sicilia

Gli immigrati vittime del clan| Ballarò, caccia alle armi

Un'immagine di Ballarò

Dalla pistola che ferì lo studente gambiano a quelle usate per minacciare i commercianti.

PALERMO – Dove sono le armi del clan Rubino di Ballarò? Perché nel popolare rione palermitano di pistole ne giravano parecchie. Arrestati i fratelli Emanuele, Giacomo e Giuseppe Rubino, assieme ad altre sei persone, i poliziotti della Squadra mobile sono a caccia della ‘santabarbara’.

A cominciare da quella da cui partì il colpo che ferì alla testa lo studente gambiano che aveva cercato di difendere alcuni immigrati stanchi di subire soprusi. Tutto è iniziato quando “un uomo a bordo di un ciclomotore ha urtato il mio amico – raccontarono alcuni testimoni -. Abbiamo chiesto spiegazioni. Per risposta l’uomo ha detto voi siete tre e io uno, ora vado a chiamare gli amici miei. Siamo stati accerchiati da un gruppo di uomini italiani. Uno di questi colpiva con un pugno il mio amico, un altro mi dava uno schiaffo. Uno si allontanava in una via vicina e dopo stava correndo verso di noi impugnando una pistola. Stavamo scappando. Esplodeva un colpo in direzione dei mie amici”.

Che fine ha fatto quella pistola che Rubino aveva recuperato chissà dove prima di farsi vivo, arma in pugno, nell’affollata via Maqueda. E sono sempre le testimonianze dei piccoli commercianti del Bangladesh, che sarebbe stati taglieggiati, a svelare l’esistenza di altre armi: “Emanuele aveva la disponibilità di diverse pistole, infatti quando entrava in negozio e me le mostrava minacciandomi sottolineava che erano pistole vere; “Giuseppe Giacomino ed Emanuele, più volte li ho visti armati, avevano delle pistole che tenevano sempre alla cinta, e tutti quanti nel quartiere lo sapevano ed anche per questo avevano paura di loro”.

Il giorno del blitz i poliziotti della Mobile hanno fatto diverse perquisizioni in abitazioni e magazzini del rione. Niente, delle armi nessuna traccia.


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