"Le scuole erano un disastro| Ora lottiamo contro la dispersione" - Live Sicilia

“Le scuole erano un disastro| Ora lottiamo contro la dispersione”

L'assessore Barbara Evola

L'assessore Barbara Evola fa il punto dopo quattro anni nella giunta Orlando: "La Regione ci ascolti di più".

PALERMO – “Quattro anni fa abbiamo trovato una situazione disastrosa e un mondo della scuola arrabbiato con il Comune. Oggi abbiamo ricostruito un rapporto di fiducia e ci concentriamo sulla lotta alla dispersione scolastica”. Barbara Evola è un insegnante di italiano e latino alle scuole superiori, ma dal 2012 siede nella giunta Orlando dedicandosi alla Scuola: un mondo in cui è da quasi vent’anni, prima come precaria e oggi come docente di ruolo.

“Ci siamo sforzati di ricostruire un rapporto di fiducia tra l’amministrazione comunale e le scuole che si era totalmente perso e abbiamo provato a lavorare insieme su un progetto educativo di città che partisse dai bisogni del territorio – spiega l’assessore a Livesicilia – abbiamo iniziato a condividere una progettualità che ha consentito di ravvivare alcuni percorsi. Tra i più importanti, quello che ci ha permesso di portare il teatro nelle scuole e le scuole a teatro per avvicinare gli studenti alla cultura, partendo dal mondo dell’Infanzia. I bambini hanno esplorato le proprie emozioni avvicinandosi alla bellezza e imparato a esprimerle con i loro lavori”.

Le scuole, a Palermo, non godono di ottima salute. Considerandolo solo quelle comunali (dagli asili alle medie) si contano 77 direzione didattiche, ma le sedi fisiche sono 274 con almeno 600 alunni a testa: un mondo che spesso ha a che fare con budget limitati e problemi strutturali. “Il primo sforzo è stato orientato al ripristino delle condizioni di sicurezza e di normalità, è un cammino che stiamo percorrendo e la quantità di interventi realizzati è considerevole – spiega Barbara Evola – la cartina tornasole di quanto fatto è la riduzione sensibile di telefonate e note di protesta. Abbiamo dato anche delle somme alle scuole per la piccola manutenzione, la carta o i detersivi, fra i 7 e i 10 mila euro a seconda dei casi stanziando in totale un milione di euro, usato anche dalle scuole negli ospedali, come quelle al Di Cristina e a Villa Sofia, e negli istituti penali che per troppo tempo sono rimaste escluse”. C’è poi il mondo delle scuole superiori, di competenza delle ex province, “anche se siamo diventati referenti politici anche per quelle. C’è una collaborazione stretta per la progettazione e siamo individuati come interlocutori, tanto che il Prefetto in settimana ci ha convocati per un incontro congiunto per trovare una risposta alla richiesta di aule del Danilo Dolci”.

Il problema più significativo, però, resta quello della dispersione scolastica che a Palermo fra evasori, abbandoni, ritirati, non ammessi e non validati arriva all’1% nella scuola Primaria, al 7,4% nelle medie e ben al 17% nelle superiori (anche se si tratta in gran parte di non ammessi). “Su questo fronte sono stati fatti tanti sforzi, non ultimo il rinnovo del protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, anche se le percentuali restano elevate. Il protocollo individua le procedure già collaudate ma ci sono anche delle novità, a dimostrazione della volontà di lavorare insieme sulla prevenzione che parte dai servizi per l’Infanzia. Da un lato c’è l’impegno dell’amministrazione ad aumentare i servizi, dall’altro un monitoraggio del disagio che parte proprio da questo settore mettendo in comune dati e informazioni che consentono di intervenire per tempo. Abbiamo avviato un progetto sperimentale con sei scuole, partendo dall’Infanzia, che prevede il Pedibus, occasioni di aggregazione e condivisione, grazie anche ai fondi Pac. La fascia più critica è quella delle medie, specie le terze classi e il problema più grande è il passaggio alle superiori. L’assessore regionale Marziano ha accolto il nostro grido d’allarme, dal momento la maggiore dispersione si ha nei ragazzi che fanno formazione professionale ma che non vedono partire i corsi per tempo”.

Per questo il Comune mette in campo anche alcuni operatori che parlano con le famiglie e bussano a ogni porta, pur di recuperare i ragazzi. “Il problema è che abbiamo appena 7 unità dedicate a questo, non viene loro riconosciuta una qualifica specifica e si muovono con i loro mezzi. Le segnalazioni dalle scuole spesso arrivano in ritardo, cosa che rischia di far perdere l’anno agli alunni, e dovremmo accorciare i tempi. L’Usr mette in campo i suoi psicologi, ci sono anche gli assistenti sociali comunali ma non basta: nella pianta organica comunale bisogna prevedere il dirigente educativo pedagogico e più unità, ricorrendo anche alla mobilità, altrimenti è come voler combattere una guerra senza armi”.

La scuola, però, non può essere considerata la panacea di tutta i mali. “Facciamo un enorme errore se pensiamo che la dispersione dipenda solo dalla scuola – argomenta l’assessore – contrastare la dispersione scolastica significa lottare contro la povertà, fare interventi sulle famiglie, all’interno dei quartieri per migliorare le condizioni di vivibilità. La scuola e le politiche scolastiche devono inserirsi in un quadro più ampio e vanno concordati percorsi e obiettivi con famiglie, associazioni, parrocchie. Non si può demandare tutto alla scuola, la grande sfida per la politica è proprio questa: bisogna avviare percorsi che possano valorizzare e rendere efficace quello che si fa a scuola. L’anno scorso ci sono giunte 1.355 segnalazioni per alunni che non si presentano o hanno una frequenza irregolare: a rientrare sono stati ben 1.145 alunni, segno che il metodo funziona. Inoltre abbiamo promosso il cinque per mille per il Comune: in dichiarazione dei redditi si potrà decidere di destinarlo all’amministrazione che lo reinvestirà per le attività sociali e la scuola, acquistando anche kit e libri per chi ne ha bisogno”.

Un’altra sfida è quella della “città educativa”. “Abbiamo fatto dialogare oltre 100 istituzioni pubbliche e private che, dopo un percorso di confronto sulla città, hanno individuato punti di debolezza e forza ed elaborato un progetto che poi e’ stato assunto dalla giunta. Abbiamo avviato tavoli tematici sul benessere e la dispersione, tanto per fare qualche esempio, e programmiamo e condividiamo azioni anche in prospettiva dei finanziamenti. Ma il risultato finale non deve essere un cartello di soggetti che elaborano un progettino cercando un finanziamento, bensì la condivisione di obiettivi di ampio respiro e di un metodo per cui cambia il punto di vista. Ogni istituzione deve pensare in modo diverso, in collegamento con gli altri e ancora c’è molta strada da fare”.

Non sempre efficienti i rapporti con la Regione o con il governo nazionale. “Alla Regione è difficile parlare con qualcuno, assessori e dirigenti cambiano troppo in fretta – dice la Evola – due settimane fa ho scritto alla Regione chiedendo come intende investire gli 8 milioni arrivati da Roma per i servizi all’Infanzia e non ho nemmeno ricevuto risposta. Ci vorrebbe un rapporto più stretto con i territori, basti pensare che insieme a Catania o Messina non siamo mai stati convocati per discutere della legge sul diritto allo studio. Le riforme e le politiche fatte negli ultimi anni a livello nazionale invece non sono intervenute nell’anima della scuola, sono cose che rimangono piuttosto in superficie. Vogliamo avvicinare gli studenti al bello, alla cultura, parliamo di formazione lavoro? Bene, ma allora perché annullare i laboratori, penalizzare la storia dell’arte o affidare tutto al dirigente scolastico, senza fornirgli risorse e professori? Come fa un dirigente scolastico a dirigere 5 plessi, magari in paesi diversi?”.

“In questi quattro anni abbiamo strutturato il servizio di assistenza specialistica per disabili, ripristinato i contributi, programmato gli investimenti in progetti condivisi, adesso l’obiettivo è costituire a Palermo i servizi per l’infanzia 0-6, come esistono nelle altre regioni, e inserire in pianta organica profili specifici che rimangano nel territorio gestendo il servizio integrato. Il rapporto con il privato, che stiamo intensificando, ci consente di avere quel ruolo di cabina di regia che finora non abbiamo avuto. Inoltre con Amat abbiamo garantito il servizio di scuolabus per le zone più disagiate o periferiche: 13 pulmini e 6 pullman Gran Turismo che mettiamo a servizio per gite in città o iniziative particolari, come quella con la fondazione Falcone che per la prima volta ha collaborato con il Comune”.

 


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