Cerda, i boss e il sindaco sgradito | "Se ne deve andare, è pazzo" - Live Sicilia

Cerda, i boss e il sindaco sgradito | “Se ne deve andare, è pazzo”

Un frame delle video intercettazioni del blitz Black Cat

Pressioni e auto a fuoco. I dialoghi dei mafiosi che riuscirono a far dimettere il primo cittadino.

OPERAZIONE BLACK CAT
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4 min di lettura

PALERMO – Volevano che il sindaco si dimettesse, lo consideravano “un animale”, “pazzo”, “scemo”. I boss non ci stavano più: dovevano mandare via il primo cittadino di Cerda che non scendeva a patti con loro. Eppure, tre anni prima, nel 2009, lo avrebbero appoggiato alle elezioni. Gandolfo Interbartolo, tra i 33 arrestati della maxi operazione dei carabinieri “Black Cat”, mostra la sua “delusione” a Stefano Contino, anche lui finito in manette. Le intercettazioni svelano l’insoddisfazione di Cosa nostra: i lavori a Cerda, piccolo centro in provincia di Palermo, non venivano più assegnati alla gente del luogo e i boss stavano progettando piani d’azione che si sarebbero poi concretizzati con le intimidazioni al sindaco di allora, Andrea Mendola. Per costringerlo a piegarsi gli bruciarono le auto posteggiate sotto casa.

Interbartolo: si deve dimettere… quello è pazzo e scemo!…Non ha capito un cavolo, non lo vedi che sta distruggendo il paese e ad altri nquattro giorni si sminchierà pure lui! Perché non ha fatto niente… non sa parlare, non sa discutere, non sa niente. E’ zero preciso… è zero preciso!… Quando dico zero è zero, perché è da una vita che faccio questo “mestiere”… ed ancora gli ho detto mille volte… gliel’ho detto quando ero là dentro… vedi che fai questo… fai questo … sì…… poi… non è che… ci va mai al Comune, tu che amministri, se non vai tutti i giorni al comune. Uno che fa il sindaco deve… quanto meno ci deve perdere 15 ore al giorno nel comune!… Non c’è niente da fare, non ti deve scappare niente di là dentro…no. Cioè in poche parole che cosa fanno… io lo so perché… è così… cioè quando arriva un’impresa… in tutti lo fanno questo discorso… una volta Cerda era… obbligata a farlo… quello va dall’impresa e gli dice senti, se tu devi far lavorare le persone, vedi che le persone devono essere di Cerda!… Dice ma non è che te le impongo io…sono solo io…o tu lo devi sapere per forza… Si devono sapere i nominativi qua…noialtri a Cerda questi discorsi di qua… questi discorsi non li abbiamo… cioè … perché non ci interessava… a noialtri ci interessava che lavorava il cerdese… cioè non era un discorso politico… anche se c’è quello che … che lo fa il discorso politico che se quello è vicino a me, lo faccio lavorare… quello è lontano e non lo faccio lavorare… però non è così… perché il disoccupato, tu devi stare pure attento di quello nemico… il nemico te le devi fare pure amico, perché uno che ha fame… uno che ha fame… vedi che possono succedere poi discorsi brutti…

Ma non solo pressioni e intimidazioni. Il piano dei boss prevedeva anche la monomissione delle nuove elezioni e quindi la collocazione di persone che avrebbero permesso la loro “intermediazione”. “Alle comunali dobbiamo prendere due persone – diceva Interbartolo – a uno gli dobbiamo far fare il consigliere comunale ed uno deve fare l’assessore…perché facendo in questa maniera… noialtri… amministriamo il Comune…”
E Contino dava inidicazioni su come “punire” il sindaco Mendola: Fai un segnale pulito (danneggiamento, ndr)
Interbartolo: O un segnale pulito… una volta la macchina… una volta il portone di casa…una volta questo… una volta quello… e vedi che…
Contino: Ti tratta bene…

L’obiettivo era quello di controllare gli appalti pubblici banditi dalla stessa amministrazione, Interbartolo e Muscarella parlavano di circa dieci milioni di lavori: “Al Comune di Cerda ci saranno… ci saranno fra non molto… devono partire per forza…ma senza questo sindaco ci saranno minimo…10 o 12 milioni di lavori, perché c’è il metano, c’è la corrente elettrica… c’è tutta una serie di… e ci prendiamo il Comune nelle mani…e se qualcuno rompe i coglioni…ci dobbiamo prendere di nuovo Cerda…quando tu hai portato due consiglieri comunali…buoni però…no consiglieri comunali che sono teste di minchia…e questo è tutto il discorso… e basta è finito…Ora ci facciamo calmare l’agghie, che noi altri abbiamo le medicine per farlo, no? (Ora li facciamo calmare, noi abbiamo i metodi per farlo, no?)

A quel punto l’intimidazione nei confronti del sindaco era ormai stata pianificata. Lo avrebbero intimorito con il fuoco per convincerlo a dimettersi. Contino ed Interbartolo avrebbero progettato l’attacco, Muscarella sarebbe invece entrato in azione. L’incendio deciso dai padrini distrusse tre macchine, due Mercedes ed una Y10 di proprietà del primo cittadino e parcheggiate vicino alla sua abitazione, in via Baracca. Dopo il rogo, avvenuto il 30 ottobre 2012, Mendola chiese aiuto, ma poi presentò le dimissioni denunciando di “essere stato lasciato solo”. Le indagini della Procura di Palermo e dei carabinieri hanno confermato che dietro a quella pesante intimidazione c’era proprio la mano di Cosa nostra: le pressioni della mafia erano riuscite a farlo dimettere.


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