L'aggressione durante il sequestro| "Paura? Certo, ma è il mio lavoro" - Live Sicilia

L’aggressione durante il sequestro| “Paura? Certo, ma è il mio lavoro”

Il palazzo di giustizia di Palermo

Parla l'amministratore giudiziario intervenuto coi finanzieri al pub "Lucignolo".

PALERMO – Il putiferio all’improvviso, due finanzieri aggrediti, la paura. Momenti concitati, durante i quali l’amministratore giudiziario poco prima intervenuto è riuscito immediatamente ad andare fuori dal locale, mettendosi al sicuro. Si era recato al pub “Lucignolo”, all’angolo tra corso Tukory e via Monfenera, insieme al Gico, per sequestrare l’attività di proprietà di Marcello Viviano, collegato al clan di Pagliarelli. Ma è scoppiato il caos.

“Uno dei due uomini era già dentro quando noi siamo arrivati, l’altro è giunto dopo”, racconta. L’amministratore giudiziario che ha eseguito il sequestro su ordine del Tribunale per le Misure di Prevenzione, vuole restare anonimo. E’ ancora provato da quanto accaduto durante quella che sembrava un’operazione di routine. E precisa: “E’ una questione delicata, una situazione che ha probabilmente provocato frustrazione e tensione a prescindere, tra i diretti interessati. Ed è stata una giornata molto dura.Quando mi sono reso conto che si stavano accendendo gli animi sono uscito dal locale. I due avevano già inveito verbalmente contro di me e i finanzieri. Dall’esterno ho sentito le urla e i rumori: non accettavano che l’attività potesse finire sotto sequestro, volevano ostacolare la procedura danneggiando anche la merce interessata dal provvedimento”.

Un caos che in pochi secondi ha preso vita anche fuori dal pub. Il marciapiede di via Monfenera si è riempito di curiosi. Un capannello di persone ha circondato il locale mentre sul posto sono arrivate anche le volanti della polizia. “La gente spalleggiava i due uomini. La situazione si è fatta complicata – spiega l’avvocato – a conferma che il nostro lavoro comporta dei rischi. Anche se a me non era mai successo, è già capitato che i miei colleghi siano rimasti coinvolti in casi simili. Ma noi siamo soltanto degli esecutori – conclude – è il nostro lavoro”.


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